Michael Nevin , proprietario della galleria d’arte TheJournal a Brooklyn, ha deciso di chiudere con il vecchio modo di fare il gallerista e ha lanciato un nuovo progetto “The Tennis Elbow”. New York sembra avere apprezzato.
Michael Nevin, proprietario della galleria d’arte TheJournal a Brooklyn, non ha paura di svelare il suo intento: smantellare l’impianto delle vecchie regole e del vecchio modo di fare il gallerista.
Dopo molti anni passati a correre avanti e indietro da un lato all’altro del mondo, centinaia di quadri e sculture a traino, corteggiando artisti e collezionisti, Nevin ha deciso che era ora di fare una virata nel suo modello di business e di trovare qualcosa di nuovo. Due anni fa quindi ha dato il via ad un nuovo progetto “The Tennis Elbow”, che in poco tempo gli ha permesso di smettere con fiere d’arte e self-promotion e di concentrare la sua energia solo sulla sua galleria.
“The Tennis Elbow è un progetto dal metabolismo rapido”, afferma Nevin “Ho ritagliato uno spazio (un basement) all’interno della mia galleria, che mettiamo a disposizione di artisti e curatori indipendenti per esposizioni di una settimana. Noi ci occupiamo della gestione dello spazio e delle vendite e della promozione dell’evento”.
Per una cifra che si aggira intorno ai 3000 $ a settimana TheJournalGallery mette a disposizione il suo spazio, il suo team e la sua creatività. Per ogni evento viene aperto un nuovo profilo instagram finalizzato alla promozione e alla divulgazione dei contenuti della mostra. Una settimana prima del vernissage viene inviata ai collezionisti una newsletter con il catalogo e i prezzi delle opere. ” A The Tennis Elbow non puoi prenotare un’opera d’arte. C’è la regola del chi prima arriva meglio alloggia, se vuoi quel pezzo sai che puoi comprarlo solo durante la settimana dell’esibizione”.
Il progetto è stato formulato dopo un lungo lavoro di business planning, dove l’osservazione dei problemi e delle opportunità è fondamentale. “Ho sempre pensato che la partecipazione alle fiere d’arte, o la promozione su carta stampata, abbia un senso per gallerie di grosse dimensioni, che ormai sono brandizzate. Per una piccola galleria è più importante portare gente nei propri spazi per farli conoscere, piuttosto che portare la galleria fuori.Inoltre il digitale ti permettere di raggiungere via mail, tutti quei contatti che tendi a inseguire partecipando alle fiere d’arte.”
The Tennis Elbow ospita 4 solo-exhibition al mese. Tra i nomi in agenda Nikki Maloof, Jennie Jieun Lee, Odessa Straub e Zach Bruder. Il team dichiara che i giorni di vernissage la galleria si riempie anche negli spazi non dedicati al progetto, e il pubblico ha la possibilità di entrare in contatto con opere di artisti promossi direttamente dalla galleria, alimentando così due modelli di business alla volta .
“Con Tennis Elbow concentriamo tutte le nostre energie sulla nostra galleria, ampliamo il nostro programma e otteniamo la stessa visibilità che otterremmo dalle fiere d’arte”.
Questa intuizione non sembra essere venuta solo a Nevin. Mai come adesso a New York si sperimentano nuove forme di collaborazione tra dealer e artisti per far fronte ai problemi comuni. One – night- exhibition , scambio degli spazi espositivi, vendite online-only. Iniziative simili sono state promosse da Allen & Eldridge, Viewing Room e Leo Fitzpatrick.”
“Il nome (tennis elbow=gomito del tennista) l’abbiamo scelto perchè fa riferimento al rischio che assumi quando ti metti in gioco. Se vuoi essere un campione devi rischiare a costo di cambiare”.
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Bravo Micheal, ti sei messo in gioco, hai rischiato e ce l’hai fatta.
Photo chredits thejournalinc.com