La nostra recensione di “#Divulgo – Le storie della storia dell’arte”

Perché Caravaggio ha dipinto un’ombra a forma di pesce nel suo “Cena in Emmaus” e perché William Turner nel suo capolavoro “Pioggia, vapore e velocità” ha inserito tanti elementi, lasciando vuoto il centro del dipinto?

Sono in molti a pensare che mentre le opere d’arte contemporanea nascondano significati profondi, inesplicabili e quasi impossibili da decifrare ai più, i capolavori del passato, ormai a pieno titolo nella storia dell’arte,  siano più semplici da osservare  e comprendere. Cosa potrebbe mai celarsi di così arcano e poco intuitivo nelle opere realizzate dagli inizi del XX secolo fino al medioevo passando per il modernismo e senza dimenticare il rinascimento?

Jacopo Veneziani con il suo libro, edito da Rizzoli #Divulgo – Le storie della storia dell’arte, appena arrivato nelle librerie, si unisce alla schiera di coloro che sostengono che un dipinto, anche se con un soggetto apparentemente semplice, nasconde segreti e indizi, riflessioni politiche e rebus che aspettano di essere risolti da noi. 

#Divulgo – Le storie della storia dell’arte

Perché Caravaggio ha dipinto un’ombra a forma di pesce nel suo “Cena in Emmaus” e perché William Turner nel suo capolavoro “Pioggia, vapore e velocità” ha inserito tanti elementi, lasciando vuoto il centro del dipinto? Perché il seno nudo della Madonna di Melun non è mai stato censurato? Cosa si nasconde dietro le macabre e surreali creature che vivono nei dipinti di Hieronymus Bosch? Quale incubo sta mettendo in scena Géricault ne “La zattera della Medusa” che l’autore del libro definisce “la zattera della storia dell’arte”?  Nella pittura è possibile immobilizzare e fissare in uno spazio circoscritto una quantità inimmaginabile di dettagli che rimandano ad un vissuto in cui non è così difficile immedesimarsi. L’essenziale, nei dipinti, non è invisibile agli occhi. Tutt’altro, per cogliere certi dettagli però bisogna allenarsi.  E la prima regola è che non bisogna sottovalutare nessun elemento di un dipinto.

Jacopo Veneziani svela con paragoni accattivanti, alcuni degli elementi che 35 artisti, da Giotto fino ad arrivare a Van Gogh, da Arcimboldo a Manet senza dimenticare Tiziano e Velazquez, hanno racchiuso nei loro lavori. E’ un compito che l’autore ha iniziato a svolgere su Twitter, dove racconta l’arte in 280 caratteri, e che ora continua con un libro, mai noioso, e che oltre ai dettagli presentati con degli “zoom” non dimentica di inquadrare ogni opera nel periodo in cui è stata realizzata. E davvero non importa quanti anni siano passati dalla loro realizzazione, quando guardiamo un dipinto o una scultura “improvvisamente gli artisti si fanno presenti, sembrano stare al nostro fianco e ci parlano” . Buon ascolto e buona chiacchierata!

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