In anni particolarmente bui per la questione ambientale, la Cracking Art continua a porre l’attenzione su questa delicatissima tematica.
Nato a Biella nel 1993, il gruppo si è fatto promotore di un’arte con un “forte impegno ecologista senza toni catastrofici utilizzando la pratica del riciclaggio”, prendendo le distanze dall’arte del passato.
LA FILOSOFIA
La nascita ufficiale del movimento risale al 2001 con la pubblicazione del “Manifesto del terzo millennio” in cui vengono esposti i 10 punti chiave di questo progetto filosofico e artistico. Tra di essi viene esplicata la scelta di utilizzare la parola “Cracking” (dall’inglese “to crack”- rompersi, spaccarsi) per definire tale arte. Infatti il termine viene scelto a causa di una stretta relazione con “un procedimento industriale termo-chimico di scissione delle molecole”.
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In particolare, il gruppo biellese fa riferimento alla separazione delle catene molecolari del petrolio, soffermandosi sulla trasformazione che avviene dal prodotto naturale e organico a quello artificiale e quindi inorganico, sintetico. Ed è proprio il passaggio tra natura e artificio che gli artisti della Cracking Art vogliono rappresentare attraverso la loro arte.
Proponendo oltretutto opere d’arte realizzate esclusivamente in plastica, uno dei materiali che nasce proprio da tale procedimento di sintesi del petrolio (chiamato appunto Cracking catalitico), si sottolinea la volontà di allontanamento dal passato (per andare verso l’innovazione), oltre al desiderio paradossale di salvaguardia dell’ambiente (Punto n° 9 del Manifesto del terzo millennio: “Lotteremo per la difesa della natura e dell’uomo con tutte le nostre forze”). Infatti, la plastica utilizzata per la realizzazione delle opere è riciclata e inoltre, all’interno della produzione Cracking Art, è adoperata esclusivamente in maniera rigenerativa. Le opere, dopo essere state esposte per una durata variabile, in spazi urbani o musei, vengono distrutte, riutilizzando così la stessa plastica per la creazione di nuove installazioni. Si genera di conseguenza un circolo chiuso di produzione del materiale. In questa maniera i componenti del gruppo mirano a dimostrare come la plastica non sia un materiale “cattivo”, ma piuttosto che l’utilizzo che se ne fa che può risultare nocivo.
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Tuttavia, i membri del movimento hanno, tra le loro intenzioni, quella di sconvolgere la storia dell’arte proponendo la Cracking Art come una rottura, e di conseguenza un’innovazione, di essa. Una rottura con il passato, con tutto ciò che è stato Arte fino a quel momento, per incamminarsi verso il futuro. Infatti, come prima cosa, i componenti di questo movimento artistico reclamano la collaborazione di gruppo, allo scopo di abbandonare l’ego del singolo artista (caratteristica intrinseca della storia dell’arte). Proponendo un’arte contemporanea, diversa dal solito che unisca la natura umana, artificiale e ambientale attraverso processi di scissione e rigenerazione. La Cracking Art prende inoltre totalmente le distanze da una visione che vede l’arte contemporanea esclusivamente come merce da mercato.
IL MONDO ANIMALE
Ma che opere realizza la Cracking Art? Enormi, sproporzionate, variopinte, sculture in plastica (dall’interno concavo) che raffigurano animali. In poche parole, uno zoo colorato al servizio dell’arte contemporanea.
La scelta del soggetto animale è ovviamente collegata ancora una volta alla natura e al rispetto per essa. Oltretutto l’animale è un essere animato (a differenza dei vegetali), quindi risulta più facile per l’uomo immedesimarsi in esso. In terzo luogo, da sempre, agli animali è stato attribuito un potere o un significato grazie al quale l’uomo prova a risponde alle innumerevoli domande che l’Universo gli pone. Proprio basandosi su questo pensiero, che le tipologie di animali selezioni dalla Cracking Art sono cariche di messaggi nascosti. Effettivamente, la maggior parte delle specie animali scelte dalla Cracking Art hanno la particolarità di celare, per un motivo o per l’altro, un significato di rigenerazione. Altri animali selezionati, invece, incarnano un’idea inerente al posto dove le installazioni verranno posizionate, o al momento sociale che si sta vivendo a livello nazionale, mondiale o addirittura all’interno del gruppo stesso. Ecco alcuni significati:
Il Delfino: 1996, Palazzo Reale a Milano.
La prima installazione del gruppo vede i delfini come suoi protagonisti. Mille delfini d’oro sono stati appesi per aria. La scelta di questo mammifero è dovuta al forte significato ecologico. Infatti il delfino è una delle vittime per antonomasia del problema della dispersione della plastica in mare.
La Tartaruga: 2001, Biennale di Venezia.
Oltre al delfino, anche la tartaruga è uno degli animali che più si collega al tema dell’inquinamento. La scelta di posizionare 500 tartarughe di plastica dorata durante la Biennale aveva lo scopo di lanciare un messaggio all’interno dell’esibizione intitolata, SOS WORLD. Questa installazione viene ricordata dal gruppo come uno dei momenti cardini del movimento.
Il Pinguino: 2005, in occasione della mostra “Sul filo della Lana” presso il Museo del Territorio Biellese e la Fabbrica Pria di Biella.
Per promuovere una mostra dedicata al tema della lana, serviva un animale legato al gelo. La scelta del pinguino divenne scontata, in quanto in quegli anni stava spopolando il documentario “la marcia dei pinguini” diretto da Luc Jacquet ed era vivo il dibattito sul riscaldamento e sullo scioglimento dei ghiacciai.
L’Orso: 2006, Treviso.
Proprio in quell’anno un giovane esemplare di plantigrado (orso bruno) fugge dal parco dell’Adamelio in Trentino, per finire in Germania. Questa vicenda colpisce il gruppo Cracking Art dalla quale prendono spunto per un nuovo progetto. L’orso è una creatura alla quale viene associata una doppia valenza: animale feroce da cui fuggire e animale tenero con cui giocare. La dualità di significato di questo animale corrisponde secondo la filosofia del gruppo alla diversificazione che esiste tra Natura e Artificio.
Il Coniglio: 2008, in occasione del XXXVII Convegno Giovani imprenditori di Confindustria a Portofino.
Il 2008 fu un anno caratterizzato da una grossa crisi economica e sociale a livello nazionale e mondiale. Con l’auspicio di un miglioramento, i protagonisti della Cracking art danno vita ad un’installazione che vede come emblema il coniglio, al quale viene spesso associata una connotazione di fertilità e produttività.
La Chiocciola: 2008, in occasione dell’assegnazione di Expo 2015 a Milano.
Animale lento che cammina verso un futuro ricco di nuove prospettive. La chiocciola rappresenta nella filosofia del movimento la rigenerazione (come anche la rondine), in quanto grazie al contatto con la bava che rilascia rende vitale tutto ciò che incontra.
Il Suricato: 2009, Festival di Sanremo, durante l’evento intitolato “Che Sa(N)remo”.
Il suricato nella Cracking Art nasce nel 2008 quando uno dei fondatori decide di abbandonare il gruppo per intraprendere un percorso artistico personale. In quest’anno si crea quindi un momento di rottura all’interno del movimento. Per tradurre questa vicenda attraverso un’installazione decidono si appellarsi al suricato. Infatti il piccolo animale è conosciuto per la sua grande capacità di collaborazione e di concetto di gruppo. Il suricato ha una forte capacità di adattamento alle circostanze esterne meno propizie proprio perché grazie alla cooperazione del gruppo in cui vive riesce comunque a sopravvivere.
LE INVASIONI
Abbiamo così orsi, rane, rondini, conigli, chiocciole, e altri animali colorati e di varie dimensioni che invadono spazi urbani di tutto il mondo dando vita a vere e proprie invasioni. Ed è proprio con il termine “INVASIONI” che i membri della Cracking Art nominano le loro installazioni. Si tratta però di invasioni pacifiche che hanno il principale scopo di creare gioia in chi le osserva o vi si avvicina. Non si tratta quindi di invasioni guerrigliere, piuttosto vogliono trasmettere felicità e rappresentare la molteplicità di immagini, prodotti, connessioni, nonché elementi caratterizzanti del mondo odierno.
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L’ARTE RIGENERA L’ARTE
Agli esordi del gruppo le installazioni avevano prettamente un movente ambientale e sociale, dal 2012 a questa parte invece è nato un nuovo progetto che prende il nome di “L’Arte rigenera l’Arte”. Nonostante inizialmente il gruppo sosteneva una rottura con l’arte del passato, ora investe tutte le sue forze per aiutarla e sostenerla. Infatti il gruppo ha iniziato a promuovere iniziative culturali. La Cracking Art si fa così fautore di interventi concreti per sostenere il patrimonio artistico e monumentale, con la convinzione di base che l’arte contemporanea ha il potenziale per salvare l’arte antica, soggetta a continui pericoli. Ma in che modo attuano questo sostegno? Durante le loro invasioni in luoghi artistici e non (come ad esempio il Duomo di Milano, o l’Hotel della Palma di Stresa) donano all’ente coinvolto delle mini sculture. Le piccole opere di plastica riciclata vengono messe in vendita e il ricavato viene utilizzato per restaurare opere d’arte (nel caso del Duomo di Milano fu restaurata la guglia maggiore, ovvero quella che sostiene la statua della Madonnina) o promuovere istituzioni culturali (nel caso dell’Hotel della Palma il guadagno fu utilizzato a favore dell’Istituto Alberghiero di Stresa).
Immagine Facebook Cracking Seasons | installazione presso Four Seasons Hotel Firenze, Firenze (Italia) via crackingart.com