Dopo 10 anni Arturo Busi torna a Bologna con una personale alla Sgallari Arte

Sgallari Arte nasce nel cuore di Bologna come punto di riferimento per artisti e collezionisti di arte moderna e contemporanea, nazionale ed internazionale. In mostra fino al 30 ottobre il pittore Arturo Busi. 

Nato a Rodi (Grecia) nel ‘40 Arturo Busi, pittore affermato ed apprezzato a livello internazionale, torna sulla scena dopo quasi 10 anni dalla sua ultima esperienza espositiva, proprio nella città che lo ha cresciuto e dove ha vissuto per gran parte della propria vita: Bologna. A presentare la sua produzione pittorica più recente, protagonista di questa mostra, è la galleria Sgallari Arte.  La galleria nasce nel cuore di Bologna, in Galleria Falcone Borsellino, come punto di riferimento per artisti e collezionisti di arte moderna e contemporanea, nazionale ed internazionale, con la volontà di aprirsi ad un pubblico eterogeneo perché assai diversificata è la proposta artistica che questo spazio intende offrire. Da sempre appassionati e studiosi Francesca Gualandi e Giampiero Sgallari, dopo anni di esperienza nel mercato dell’arte, hanno deciso di intraprendere in prima persona questo nuovo percorso, facendo della passione per la qualità e l’innovazione, la continua ricerca e la sperimentazione il loro punto di forza, in un concetto di arte che non è mai lo stesso, ma cambia con il cambiare dei tempi. Tante le novità anche per la ripresa autunnale del 2019, che spazieranno dai dipinti, alla fotografia, sino alla scultura. Novità, energia, creatività e dinamicità, ecco le parole chiave che contraddistinguono questo piccolo salotto bolognese, dove la spinta al futuro si unisce alla consapevolezza del presente ed alla conoscenza del passato.

Elementi contaminanti 2016 Tecnica mista 90×90

Le opere di Arturo Busi in mostra, realizzate per meticolose sovrapposizioni di sfumature tonali, alcune più aderenti al segno grafico, altre invece quasi sfocate nella loro morbidezza, ci riportano subito al mondo interiore di un artista tanto profondo quanto complesso. È una pittura fatta di inconscio, una ricerca tecnica ed estetica che porta alla luce un’esperienza, una storia; è un paesaggio, o meglio, una suggestione di esso, mediato dal filtro dell’interiorità. In questo luogo nuovo in cui l’accostarsi e il succedersi dei frammenti è continuo ed incessante, la pittura diventa evocazione. Sulla tela, che sembra un tessuto cangiante fatto di mille fili di seta intrecciati tra loro, lo spazio è gestito in una sequenza cromatica equilibratissima, in cui la rappresentazione del sé prende vita, un’esperienza esistenziale fatta della ricchezza di tutte le esperienze precedenti. Lo spazio si allarga e si infrange, riempito di colori ed emozioni in un caleidoscopio di sollecitazioni cromatiche di grande intensità; le tinte non sono violente, ma non per questo meno intense e una luce diffusa valorizza ogni luogo del quadro, con riflessi che sembrano uscire dalla tela stessa. È una forma di astrattismo non convenzionale, una pittura intima, in cui il colore non aggredisce, ma abbraccia l’opera dandole omogeneità. La razionalità del progetto è comunque sempre presente, nulla è casuale: da un fondo, una superficie colorata, ogni più piccola sfumatura viene scelta, filtrata dall’aria e sprigionata sulla tela con effetti luministici dalla strepitosa, dolce, pastosa armonia. È un mandala, un gioco raffinato di contrasti, che attraverso infinite sfumature intermedie esalta la materia della pittura stessa, il colore, che si fa storia vivente e presente: l’opera travalica i propri confini fisici per diventare dunque metafisico luogo di vita in cui lo spettatore non può che riconoscersi. Francesca Gualandi

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