Sabato 1 novembre 2025, dalle 16.00 alle 20.00, la Casa degli Artisti di Milano ospita Il Tavolo delle Trattative, installazione agita di Alessandro Bergonzoni in collaborazione con Emergency e Teatro Carcano. Dopo Bologna e Roma, il progetto arriva nel capoluogo lombardo come un rito collettivo di pensiero e partecipazione, capace di unire linguaggio artistico e urgenza civile.
L’opera si presenta come un tavolo “anatomico”, sorretto da otto arti artificiali provenienti dal Centro di riabilitazione di Emergency in Iraq. Quelle protesi, nate per ridare movimento a corpi mutilati dalle guerre, diventano la struttura stessa del tavolo, fondamento fisico e simbolico di un gesto che trasforma la perdita in sostegno, la ferita in possibilità di incontro. Sopra questo piano di legno, ferro e cemento — concreto e concettuale insieme — Bergonzoni costruisce un dispositivo di consapevolezza, un luogo dove la parola pubblica ritrova la sua funzione originaria: ricostruire legami, non dividerli.
Dalle 16.00 alle 18.00 l’installazione sarà visibile come opera; poi, dalle 18.30, si trasformerà in una azione performativa condotta dallo stesso Bergonzoni. Attorno al tavolo siederanno artisti, attivisti, intellettuali e rappresentanti della cultura e delle istituzioni, chiamati a un confronto aperto, non mediato, che ribalta la logica del dibattito: non si discute per vincere, ma per comprendere. L’artista non modera ma officia, trasformando la conversazione in una forma di ascolto rituale.
In questa installazione, l’arte diventa un atto di restituzione. Bergonzoni non crea un oggetto estetico ma un gesto politico: un tavolo che si regge sui resti della guerra per interrogarci su cosa sostenga davvero la nostra convivenza. Ogni compromesso, suggerisce l’opera, poggia sempre su corpi, vite e sacrifici concreti. L’artista mette in scena un teatro della responsabilità, dove il pensiero è chiamato a farsi corpo, a toccare la materia viva del dolore.
La forza del progetto risiede nel suo equilibrio tra forma e contenuto. L’oggetto è scultura, ma anche strumento di coscienza collettiva; è installazione ma anche performance; è arte visiva, ma soprattutto linguaggio etico. Bergonzoni porta la sua consueta ironia visionaria in una dimensione più cruda e diretta, in cui la parola non è gioco ma tentativo di ricucitura.
Il Tavolo delle Trattative funziona come una metafora del mondo contemporaneo: un tavolo mancante di gambe proprie che trova sostegno solo in ciò che resta della distruzione. È un monito sulla fragilità dei nostri equilibri, ma anche una proposta concreta di riattivazione della coscienza. Ogni “trattativa” — politica, sociale o personale — deve ripartire dal riconoscimento della vulnerabilità come fondamento comune.
La Casa degli Artisti conferma, con questa tappa, la propria identità come spazio di ricerca e responsabilità pubblica. Qui l’arte non si limita a rappresentare, ma agisce: diventa dispositivo relazionale e strumento di dialogo. In collaborazione con Emergency, l’opera mette al centro il valore della cura, declinandolo come gesto culturale e umano.
Bergonzoni stesso definisce il progetto “unire arti ad arte”, fondendo le arti meccaniche alla Arte con la “A” maiuscola. Il tavolo diventa così una macchina poetica di restituzione, un organismo che respira insieme ai corpi che lo circondano, dove le protesi — oggetti di sofferenza — si trasformano in gambe che reggono il pensiero.
Attorno al tavolo si alterneranno, tra gli altri, FAM (Francesca Alfano Miglietti), Christian Gangitano, Andrea Amadei, Graziano Folata, William Aparicio, Francesco De Molfetta, Mariangela Bombardieri, Sei Iturriaga Sauco e altri artisti della Casa, chiamati a prendere parte, non solo parola.


