La diciottesima edizione di Art Dubai, tenutasi dal 18 al 20 aprile 2025 al Madinat Jumeirah, si è chiusa confermando l’evoluzione della manifestazione da semplice piattaforma commerciale a catalizzatore culturale di respiro internazionale. Con la partecipazione di oltre 120 gallerie provenienti da 65 città, la fiera ha mostrato una maturazione sostanziale nella curatela, nella selezione artistica e nella capacità di leggere criticamente il mondo contemporaneo.
Un bilancio che trova conferma grazie alle riflessioni raccolte nel dialogo con Benedetta Ghione, Executive Director, e Pablo del Val, Artistic Director di Art Dubai a chiusura della manifestazione.
Il ruolo di Art Dubai come crocevia culturale
Uno dei tratti più distintivi dell’edizione 2025 è stato il consolidamento della vocazione di Art Dubai quale piattaforma interculturale, capace di connettere storie, estetiche e comunità provenienti da geografie spesso sottorappresentate. Come ci ha spiegato Benedetta Ghione:
“Art Dubai ha sempre occupato una posizione unica, geograficamente, culturalmente e creativamente. Essere basati a Dubai, una città che di per sé è un punto d’incontro tra così tante regioni del mondo, ci permette di convocare voci incredibilmente diverse. Nell’attuale panorama geopolitico mutevole, in cui questioni come l’identità, la migrazione, l’ecologia e l’accesso diventano sempre più urgenti, il nostro ruolo di ponte diventa ancora più vitale. Non ci limitiamo a connettere mercati, ma narrazioni, storie e comunità spesso sottorappresentate nella conversazione artistica globale.”
Questa funzione di “ponte” si è manifestata concretamente in tutte le sezioni della fiera, in particolare attraverso Bawwaba, curata da Mirjam Varadinis, e attraverso l’ampliamento di Art Dubai Modern verso il continente latino-americano, sottolineando una prospettiva storica di scambi e contaminazioni che va oltre le narrazioni canoniche dell’arte contemporanea.
Innovare il modello della fiera: una visione istituzionale
Nel contesto di un’evoluzione continua, Art Dubai ha mostrato di voler superare il tradizionale formato fieristico per assumere un ruolo più istituzionale e progettuale.
Come ha precisato Benedetta Ghione parlando degli obiettivi futuri:
“Svolgiamo un ruolo più istituzionale di quanto ci si aspetti, operando diversamente rispetto ad altre fiere d’arte focalizzate puramente sulla dimensione commerciale. L’infrastruttura culturale di Dubai è ancora in fase di sviluppo, e il nostro impegno consiste nel rafforzare il senso di continuità e comunità, creando piattaforme di dialogo e scambio culturale che contribuiscano a un ecosistema ampio e attivo tutto l’anno. Intendiamo espandere la nostra programmazione digitale e tecnologica, non solo per esporre arte digitale, ma per costruire modelli sostenibili per il futuro.”
La scelta di affiancare all’esposizione delle gallerie una serie articolata di programmi educativi, conferenze, commissioni artistiche e partnership istituzionali, testimonia una volontà di radicamento e di impegno di lungo periodo nello sviluppo del tessuto culturale locale e internazionale.
Una curatela in ascolto delle urgenze contemporanee
Dal punto di vista curatoriale, l’edizione 2025 ha rappresentato un notevole salto qualitativo, non tanto per l’imposizione di un tema-guida, quanto per la capacità di articolare le proposte intorno a conversazioni globali attuali e urgenti. Pablo del Val ha sintetizzato così il metodo curatoriale adottato:
“Il nostro approccio curatoriale non è vincolato a temi rigidi, ma si modella su conversazioni fluide, urgenti e globali, che spaziano dalla migrazione all’identità postcoloniale, fino all’estetica di un mondo digitale. Quest’anno, la sezione Modern ha incluso per la prima volta una presentazione latino-americana, portando alla luce storie di scambio culturale storicamente trascurate.”
Non si è trattato quindi di proporre una semplice rappresentazione geografica della diversità, bensì di promuovere una riflessione critica sui rapporti culturali storici e sulle nuove configurazioni identitarie generate da fenomeni migratori e transnazionali.
L’arte digitale come linguaggio critico
Accanto alle sezioni più storiche e consolidate, l’attenzione riservata all’arte digitale ha avuto un ruolo centrale nella fiera del 2025. Attraverso Art Dubai Digital, curata da Gonzalo Herrero Delicado, la manifestazione ha esplorato come le tecnologie emergenti — intelligenza artificiale, realtà virtuale e aumentata — siano strumenti non solo di sperimentazione formale, ma di critica sociale, politica ed ecologica.
Gli artisti presenti hanno mostrato come il digitale possa essere uno spazio di interrogazione delle grandi sfide contemporanee, piuttosto che un semplice terreno di innovazione tecnica.
Scoperta, evoluzione e sperimentazione
Tra gli elementi più riusciti dell’edizione 2025 va segnalato l’equilibrio sapientemente costruito tra la valorizzazione di grandi maestri e l’apertura a nuove voci emergenti. Su questo punto, Pablo del Val ha osservato:
“Art Dubai è sempre stata una piattaforma per la scoperta, ma la scoperta non significa solo nuovi nomi. Può anche derivare dal vedere un artista affermato espandere la propria pratica o esplorare nuovi territori concettuali. Quest’anno, ad esempio, abbiamo visto artisti come Mohammed Kazem sperimentare con i media digitali per la prima volta, ed è stato incredibilmente stimolante.”
In tal senso, l’ampiezza della proposta, unita alla volontà di offrire percorsi di lettura molteplici e stratificati, ha reso questa edizione una delle più articolate e stimolanti degli ultimi anni.
Uno sguardo verso il futuro
Mentre Art Dubai si prepara a celebrare il suo ventesimo anniversario nel 2027, appare evidente come la fiera si stia consolidando non solo come mercato dell’arte globale, ma come istituzione culturale capace di interrogare criticamente il presente e di prefigurare le traiettorie future dell’arte contemporanea.
La diciottesima edizione non ha semplicemente confermato il successo del format espositivo, ma ha dimostrato la volontà di costruire un ecosistema culturale dinamico, capace di integrare la riflessione teorica, l’innovazione tecnologica e la sperimentazione artistica, in un dialogo sempre più aperto con il mondo.


