Art for Tomorrow 2025: “una piattaforma per esplorare l’impatto sociale dell’arte”

Cosa può fare l’arte in tempi di disuguaglianze, guerre e crisi ambientali? La risposta ce la dà Art for Tomorrow, il summit internazionale che dal 12 al 14 maggio 2025, alla Triennale Milano, unisce voci da tutto il mondo per immaginare soluzioni attraverso la creatività. Abbiamo intervistato Achille Tsaltas, presidente della Democracy & Culture Foundation, per capire come l’arte possa diventare uno strumento concreto di cambiamento.

Spoiler: non si tratta solo di parole, ma di azioni, nuove collaborazioni e premi per chi vuole trasformare il pensiero creativo in impatto reale.

Art for Tomorrow 2025 ruota attorno al concetto di “Overcoming, Together – Superare, insieme”. Qual è, secondo lei, il ruolo dell’arte nel sanare le fratture globali e costruire solidarietà?

In qualità di organizzazione no-profit, di organizzatori della conferenza e di team, crediamo che unendo le forze si abbiano molte più possibilità di sfruttare la nostra saggezza collettiva e di raggiungere cambiamenti e progressi significativi. Quando si pensa alle pratiche basate sulla comunità, al processo di guarigione dell’arte e all’arte come catalizzatore per lo sviluppo sociale e le economie creative, c’è molto su cui contare per aiutare le nostre società a superare i problemi sociali. È anche profondamente radicato nel DNA della Democracy & Culture Foundation esplorare l’intersezione tra arti e democrazia.

Questa edizione coincide con la Mostra Internazionale della Triennale di Milano dedicata alle “Disuguaglianze”. Come vi siete collegati a un tema così urgente?

Inizialmente, siamo stati invitati dal Comune di Milano e dal Vicesindaco alla Cultura Tommaso Sacchi a creare un ponte tra la Milano Art Week e la Triennale. I rispettivi temi erano, come sapete, “among friends” e “Inequalities”, e abbiamo visto un collegamento molto naturale tra i due. Alcuni panel a cui tengo particolarmente esploreranno come i designer siano tra i migliori soggetti capaci di mostrare le disuguaglianze al mondo. E, con i conflitti che infuriano in tutto il globo, stiamo anche creando uno spazio di discussione su come l’arte possa aiutare ad affrontare tempi oscuri, e su come, in alcuni casi, l’arte possa persino fiorire nelle zone di guerra. Nei suoi dieci anni di esistenza, Art for Tomorrow è sempre stato uno spazio coraggioso dove relatori e moderatori non si tirano indietro di fronte ai temi più complessi – e le disuguaglianze sono esattamente uno di questi, nonché il più urgente per noi.

Il programma tocca migrazione, guerra, biodiversità, comunità. Come avete scelto questi temi?

Pensiamo semplicemente che tutti questi temi debbano essere affrontati. Per noi come organizzazione non avrebbe senso curare una conferenza sull’arte se non facessimo del nostro meglio per affrontare le questioni più radicate che l’umanità si trova ad affrontare. E questo include la crisi climatica e della biodiversità, i numerosi problemi legati alle migrazioni e, naturalmente, i tanti conflitti in corso nel mondo.
Art for Tomorrow è cresciuto diventando una piattaforma aperta a tutti per esplorare quelli che chiamiamo gli impatti sociali dell’arte, immergendosi nei temi della sostenibilità, della politica e delle forze trainanti dell’arte e della cultura in diverse parti del mondo.

Dal cuore di Milano verso il mondo: come immaginate il futuro di Art for Tomorrow?

In realtà non stiamo davvero lasciando Milano! Art for Tomorrow ha cambiato location ogni anno per esplorare e connettersi con persone e organizzazioni. Non posso ancora dire dove si terrà l’edizione 2026, ma siamo molto orgogliosi di aver firmato un accordo con il Comune di Milano per una partnership triennale intorno alla Milano Art Week. In sostanza, penso che abbiamo davvero costruito una collaborazione duraturo con le tante istituzioni e organizzazioni che rendono la scena culturale milanese così incredibilmente vivace.
Quanto alla nostra eredità – almeno con umiltà – quest’anno celebriamo il decimo anniversario della conferenza e abbiamo creato un premio con la Moleskine Foundation per artisti emergenti impegnati nel cambiamento sociale. La cerimonia di premiazione si terrà il 13 maggio a Palazzo Reale, e ci sentiamo molto fortunati.

Come vede evolvere il rapporto tra cultura e democrazia nei prossimi anni?

In questo momento storico, in cui sempre più persone perdono fiducia nelle istituzioni e nei governi, crediamo che attraverso la cultura si possa galvanizzare le persone a ri-impegnarsi nella governance, grazie alla creatività e alla libertà di pensiero che le arti e la cultura offrono.

Abbiamo un pubblico molto eterogeneo, ma speriamo davvero che esca dalle nostre conferenze sentendosi rafforzato sui tanti temi che introduciamo. Cerchiamo anche di curare con attenzione spazi per favorire l’interazione tra ospiti, relatori e partner. Quello che spesso accade è che si inneschi un impulso all’azione, in forme e modalità molto diverse. E naturalmente il potere di connettere le persone tra loro porta alla nascita di partnership e collaborazioni straordinarie, che sfociano in progetti concreti e ad alto impatto.

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