Artissima, 12 nuove gallerie nella sezione NEW ENTRIES, tra prospettive sul presente e nuovi sguardi sul futuro

“Manuale operativo per Nave Spaziale Terra”, scritto nel 1969 da Richard Buckminster Fuller (Milton, Massachusetts, 1895), conduce il lettore in un’immaginaria quanto mai utopica riflessione sull’umanità, con un approccio olistico, in cui tutti sono parte di un ingranaggio in grado di sostenere il mondo-navicella. Una serie di istruzioni pratiche che l’inventore, architetto e designer ipotizza, richiamando l’umanità, l’equipaggio della Spaceship Earth, a un senso di responsabilità globale per evitare l’estinzione. 

Una prospettiva quanto mai coerente con la storia contemporanea che sfida l’uomo e il suo tempo a trovare, non tanto risposte semplici a questioni complicate, ma a sollecitare un senso di responsabilità individuale da cui ripartire per immaginare il futuro. Un futuro in cui poter lasciare andare ciò che non funziona (idee, visioni, diktat), che sia mosso dal coraggio (quello che manca) di essere critici (in un contesto attuale che ha paura della critica e del dubbio, motori della conoscenza in tutti i campi del sapere) e unici (in un mondo sempre più globalizzato), senza timore del giudizio. L’incipit del manuale di Richard Buckminster Fuller invita proprio a immaginare fuori dagli schemi e scrive: “Se vi capita di naufragare e non ci sono scialuppe, il coperchio di un pianoforte che galleggia vicino può diventare un buon salvagente di fortuna. Questo non vuol dire che il miglior modo per progettare un salvagente sia quello di idearlo a forma di coperchio di pianoforte”. 

Con questa premessa, Luigi Fassi invita le gallerie e gli artisti a disegnare la trentaduesima edizione di Artissima, e la sezione New Entries, dedicata alle identità con meno di cinque anni di attività, si conferma uno spazio di ricerca interessante, con 12 gallerie che si confrontano su un palco internazionale, presentando mostre monografiche, bipersonali o collettive. 

JERMAY MICHAEL GABRIEL Via Ambara, 2023 Engraving on Carrara marble 20x45x2 cm Courtesy Courtesy ArtNoble gallery

ArtNoble (Milano) debutta in fiera con una mostra potente che rilegge la storia coloniale italiana nel tentativo di ristabilire un ordine e di prendere coscienza della storia, con le forme scultoree di Jermay Michael Gabriel (Addis Abeba, 1997), che immagina un viaggio attraverso tappe d’archivio e mappe topografiche.

Intorno a questioni culturali, tradizionali e sociali ruotano gli artisti di A Sud (Pescara), con le opere di Gaëlle Choisne (Cherbourg, Francia, 1985), vincitrice del Prix Marcel Duchamp 2024, che si muovono tra mito e cultura popolare. Se Adriano Costa (San Paolo, Brasile, 1975) riattiva la vita delle cose e degli oggetti, Berenice Olmedo (Oaxaca, Messico, 1987) si concentra sulle ibridazioni dei corpi e sulla ricerca di una normalità libera da schemi e categorizzazioni. 

La visione si fa più spirituale attraverso l’uso dei mandala con l’artista scomparsa qualche anno fa, Urszula Broll (Katowice, Polonia 1930, Przesieka, Polonia 2020), alla galleria Bliss (Varsavia), che dipinge atmosfere surreali. Se Broll fa riferimento alla cultura zen, la brasiliana Carolina Cordeiro (Belo Horizonte,1983) realizza un’installazione sensoriale costituita da fili che tessono una rete, ispirata alle tradizioni delle comunità tradizionali del gruppo dei Guarani, diffuso tra Brasile, Paraguay e Argentina. Con questo lavoro Cordeiro si aggiudica il premio  “Ad occhi chiusi…” by Fondazione Merz, arrivato alla sua 5ª edizione, che include anche una residenza in Sicilia, un riconoscimento sia al lavoro di Cordeiro sia a quello di Galatea (San Paolo, Salvador) per la prima volta in fiera. 

Sguardo a Oriente per Vohm (Seul), con le opere pittoriche di Hana Kim (Seul, Corea, 1986) e le ceramiche di Eun Yeoung Lee (Busan, Corea, 1982), galleria che insieme a Trotoar (Zagabria) e zazà (Milano-Napoli) si aggiudica il premio Artissima New Entries Fund. Shaan Bevan (California, USA, 1990) da zazà porta un’installazione suggestiva che richiama mandala contemporanei in cui i disegni dell’artista si concentrano sulla definizione della superficie dell’acqua, mentre Marko Tadić (Sisak, Croazia, 1979) della galleria di Zagabria recupera object trouvés per creare opere e installazioni che ruotano intorno alla memoria individuale e collettiva, con uno stand curato da Marco Scotini

THERESE BüLOW Skins 1, 2025 linen fabric, molded birch veneer, silver leaf, nylon strap Variablex 226.0×29.0 cm Courtesy Courtesy the artist and Matteo Cantarella, Copenhagen Photo: GMC

Dialogo a due voci per Bremond Capela (Parigi) e Matteo Cantarella (Copenhagen). Nella galleria parigina, l’astrazione dei paesaggi di Madeline Peckenpaugh (Milwaukee, Wisconsin, 1991) trova una sintonia con le opere scultoree di Corinna Gosmaro (Savigliano, Italia 1987), che includono l’esperienza pittorica in uno scambio tra linguaggi, nel tentativo di recuperare la storia culturale e riflettere sull’uomo e le sue dinamiche. Nella galleria danese, la materialità dei corpi scultorei di Therese Bülow (Danimarca, 1996) si accorda alle opere di Vibe Overgaard (Danimarca, 1987), che sondano il rapporto tra materiali naturali e industriali, in particolare richiamando l’eredità dell’industria tessile danese, in cui il filo si fa metafora di un sistema di relazioni. 

GAëLLE CHOISNE Stèles, Port-au Prince, stadium2, 2023 UV printing on concrete 44x33x5 cm Courtesy A Sud Photo: Massimo Camplone

Nina Silverberg (Roma, 1994) propone nuove pitture di piccole dimensioni nello stand di Soup (Londra) con un intervento sulla parete dipinta a mano. Le sue sono immagini malinconiche che indagano una dimensione intima e personale intorno a tematiche di cura, come conseguenza di una sua recente malattia. ASNI (Riga) promuove artisti baltici emergenti con Agate Tūna (Riga, Lettonia, 1996) che utilizza la fotografia per concentrarsi su questioni familiari, sperimentando le potenzialità tra tecnica e contemporaneità, creando un diario tra visibile e invisibile. Manipolazioni multimediali da Pipeline (Londra) con Giorgio van Meerwijk (Tolosa, Francia, 1998) che esplora, attraverso la scultura e la fotografia, aspetti legati al folklore e alle potenzialità medicali delle piante. 

Fuller ambiva ad avviare una rivoluzione progettuale in un contesto storico che, ieri come oggi, deve affrontare le sfide del suo tempo. Il ruolo dell’arte tra sperimentazioni, pratiche e linguaggi, tecniche e materiali, forme e corpi, se da un lato risponde a questioni estetiche che afferiscono a sensibilità differenti, dall’altro diventa un potente strumento critico e dialogico nella determinazione di nuove prospettive, che siano in grado di guardare al presente sotto una nuova luce e di immaginare un nuovo futuro, senza paura.

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