C’è un gesto semplice, quotidiano, che a volte si trasforma in qualcosa di più. Un caffè preso al volo, una scusa per parlare, conoscersi, stare insieme. Da lì nasce Ci vediamo per un caffè, mostra personale dedicata a Francesco Maria Caberlon, ospitata alla Libreria Bocca di Milano dal 4 giugno al 4 luglio 2025, con la cura di Vera Agosti.
Non è una mostra celebrativa nel senso tradizionale. È piuttosto un racconto fatto di oggetti, immagini e colori che restituiscono frammenti di un vissuto condiviso. Il punto di partenza è una storia privata: quella di Francesco e Francesca, che nei primi anni della loro relazione usavano questo pretesto per allontanarsi dal gruppo di amici e ritagliarsi momenti di complicità. Oggi, dopo la scomparsa dell’artista nel 2022, Francesca Cabalisti continua a tenere viva la memoria del compagno attraverso le sue opere e le sue idee.

In mostra una ventina di lavori, tra collage, dipinti e piccole sculture realizzate anche con materiali di recupero. Il caffè, ovviamente, ritorna spesso: nella scritta che dà il titolo alla rassegna, in una moka nascosta tra immagini e lettere sparse, in piccoli dettagli che parlano di casa e quotidianità. Le opere, dominate da rossi e gialli accesi, raccontano di un’estetica pop, leggera e diretta, che mescola ricordi personali e icone collettive.
Caberlon amava lavorare con il linguaggio della cultura di massa: pubblicità, musica, fumetti, cartoni animati. Si definiva “medialista” proprio per questa capacità di raccogliere immagini dal flusso quotidiano dei media e trasformarle in altro. Un approccio che trova radici nella ricerca degli anni ’80, ispirata al Gruppo Memphis e ai suoi oggetti dai colori sgargianti e dalle forme fuori misura. Artisti come Ettore Sottsass, Alessandro Mendini e Gaetano Pesce erano tra i suoi riferimenti dichiarati.
Nella pittura di Caberlon, gli oggetti perdono tridimensionalità per diventare icone piatte, a volte sbilenche, quasi a suggerire un movimento o uno scarto dalla norma. I cassettoni dipinti parlano di spazi domestici e segreti nascosti, mentre le ambientazioni, sempre prive di figure umane, conservano però le tracce della loro presenza.
La Libreria Bocca, storico spazio milanese nella Galleria Vittorio Emanuele II, accoglie questa mostra come si accoglie un racconto personale condiviso, in cui il pubblico può ritrovare qualcosa di sé. Perché, in fondo, un caffè lo prendiamo tutti. E a volte basta poco per trasformarlo in memoria.