Cosa vuol dire essere artisti. Parola ai partecipanti del workshop Extra Ordinario a Marghera

“Extra Ordinario é una scheggia pazza, chi passa dalla strada adiacente al capannone solitamente si meraviglia, difficile non lanciare un’occhiata. Questo workshop si inserisce nel modo dell’arte come un’officina; una fabbrica di lavori e idee”– Pierluigi Scandiuzzi 

Da cinque ani gli spazi ex industriale del Padiglione Antares a Marghera ospitano Extra Ordinario, il progetto dell’Atelier F dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, realizzato in collaborazione con Vulcano Agency, che si concretizza in uno stimolante laboratorio di creatività. Durante i mesi del workshop, gli studenti dell’Accademia e gli ex allievi dell’Atelier F collaborano strettamente, condividendo consigli e ispirazioni in un’atmosfera stimolante di reciproco scambio, sotto la guida  dei curatori del progetto Daniele Capra, Nico Covre e dei docenti Carlo Di Raco e Martino Scavezzon. L’iniziativa invita i partecipanti a fare arte, legando intrinsecamente il processo creativo alla didattica. L’obiettivo è supportare gli artisti  nel tracciare un percorso personale che li porti alla realizzazione di opere significative. Questo viaggio va oltre l’acquisizione di tecniche e conoscenze: promuove una contaminazione creativa in cui gli artisti possono confrontarsi con diverse influenze e idee. Inoltre, richiede una costante ricerca dei propri limiti, spingendo ciascun partecipante a esplorare nuove frontiere della propria espressione artistica e a mettere alla prova le proprie capacità. 

Extra Ordinario Workshop Venezia Marghera 2024 foto Nico Covre

Quest’anno, il workshop Extra Ordinario ha coinvolto oltre 120 giovani artisti. Tra loro, abbiamo avuto l’opportunità di parlare con Alessandro Artini, Anna Furlan, Bogdan Koshevoy, Chiara Peruch e Pierluigi Scandiuzzi. Nonostante l’età anagrafica, questi artisti vantano un grande livello di professionalità, con un palcoscenico personale animato da una continua ricerca di opportunità, bandi, concorsi, mostre. E se alcuni hanno rifiutato l’etichetta di “artista emergente” preferendo il termine più nostalgico di “artista underground”, insieme ci hanno raccontato delle loro esperienze e del loro percorso nel mondo dell’arte. 

“La mia carriera, se così possiamo chiamarla, é appena iniziata sento di dover crescere ancora molto ed Extra Ordinario ogni anno si riconferma il posto adatto per questo”. Rompe il ghiaccio Chiara Peruch, artista contemporanea attiva a Venezia conosciuta per le sue opere pittoriche immaginifiche in cui colori vivaci e forme organiche creano un dialogo tra il naturale e l’artificiale. 

Extra Ordinario Workshop installation view Venezia Marghera 2024 foto Nico Covre

L’artista prosegue regalandoci una bellissima visione su cosa significhi per lei  essere un’artista oggi: “mi viene subito in mente l’immagine di Philippe Petit nella famosa fotografia in cui cammina sospeso tra le Twin Towers. Essere un artista emergente è come camminare sospesi su un filo e dover costantemente negoziare un equilibrio tra il tuo lavoro part time e le giornate in studio a dipingere, tra la vendita il mercato e la tua sensibilità e onestà. Ci vuole di sicuro molta agilità!” 

Un giovane artista oggi deve affrontare una serie di sfide in un contesto artistico e culturale che è in costante evoluzione. Gli artisti sono non solo creatori, ma anche attori sociali all’interno di un panorama artistico che si caratterizza per la sua  complessità e dinamicità. La visibilità e il supporto finanziario non sono sempre garantiti e dipendono spesso da fattori esterni, come le tendenze del mercato e le  preferenze dei collezionisti. 

Extra Ordinario Workshop installation view Venezia Marghera 2024 foto Nico Covre

“Essere un artista vuol dire sacrificio. Da un punto di vista esterno può sembrare  stremante, in parte lo è, ma non possiamo fare a meno di dedicare la vita a questa  nostra vocazione. La pittura è il nostro mezzo espressivo e grazie ad essa riusciamo scavare, investigare, capire e relazionarci”. Ci racconta Anna Furlan. “Negli anni ho  capito che il culmine della carriera di un’artista non è il successo sociale o  economico, anzi, a volte il successo coincide con l’inizio della disfatta artistica. Finché riuscirò a lavorare, produrre e progredire potrò dire che la mia carriera è pulsante, viva e mai statica. I frutti che voglio cogliere non sono riconoscimenti o  visibilità, ma consapevolezza e abilità”.  

Portare avanti la propria ricerca artistica senza farsi influenzare dalle regole del mercato o dai trend del momento può essere un’esperienza sfibrante. Tuttavia, gli artisti che hanno condiviso le loro esperienze in questa occasione concordano su un aspetto fondamentale: l’importanza dello scambio, della collaborazione e della comunicazione. Questi valori rappresentano dei pilastri irremovibili, su cui si fonda anche il progetto Extra Ordinario. 

Extra Ordinario Workshop installation view Venezia Marghera 2024 foto Nico Covre

Pierluigi Scandiuzzi arriva dritto al punto: “Come ogni anno mi reco ad Antares  sfiduciato, senza idee e depresso: “adesso basta” mi dico “non dipingerò mai più”  poi vedo tutti che lavorano tra vecchi amici, nuovi amici, nuove leve e gente che  non conosco ed è allora che dipingo, ed è forse questo quello che conta. Collaborazione é fare le cose insieme, la cosa bella di Antares é questa, tutti  insieme stiamo lavorando alla stessa cosa, i nostri sforzi sono congiunti verso un  “risultato” condiviso. Alle volte il problema è proprio pensare che da soli bastiamo, credo però che l’arte ci dimostri il contrario: abbiamo bisogno degli altri!”. 

E ancora Bogdan Koshevoy: “E’ stato un periodo di lavoro intensivo e, come ogni  anno, ne sono uscito con idee nuove e stimoli nuovi. Si potrebbe paragonarlo a un  ritiro estivo per atleti, nel senso che sappiamo tutti che è un workshop per allenarsi,  conoscere meglio le ricerche degli altri e seguire lo sviluppo delle opere, partendo  dalla tela bianca fino all’opera compiuta”.  

Extra Ordinario Workshop installation view Venezia Marghera 2024 foto Nico Covre

Il valore della collaborazione emerge con sincerità anche dall’allestimento finale del Padiglione Antares, uno spazio non convenzionale ed eclettico, lontano dalle rigidità e dalle convenzioni di un museo tradizionale. Qui, oltre 200 opere, per la maggior parte di grandi dimensioni, si dispongono in dialogo tra loro. In questo caleidoscopio di colori e forme ci sono anche i vibrati paesaggi alpini di Alessandro Artini, il primo a promuovere il valore del reciproco sostegno: “Questo rapporto  mutuale di collaborazione è l’enzima che catalizza la nostra crescita come artisti. La forza di questo ambiente sta nella sua resilienza e resistenza a quelli che sono i  meccanismi di altri contesti di residenze o premi in Italia. Il workshop rimane uno spazio autentico un luogo aperto a tutte le persone che vogliono impegnarsi e collaborare”. 

Un artista emergente in Italia oggi si muove in un panorama ricco di opportunità, ma anche di complessità. Tuttavia, le nuove generazioni non sono affatto sprovvedute. Pur riconoscendo l’importanza dell’autoespressione e della ricerca di un linguaggio artistico personale, molti di loro comprendono quanto sia fondamentale la collaborazione e il supporto reciproco. Lavorare insieme, scambiarsi idee ed esperienze e costruire una rete di collegamenti non solo arricchisce la propria ricerca, ma anche quella degli altri, creando un ambiente fertile per l’innovazione e la creatività. In questo modo, l’arte si trasforma in una forma di espressione personale e, al contempo, in un potente strumento di connessione e dialogo all’interno della comunità artistica. 

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