Dal 3 maggio all’8 giugno presso gli spazi di Street Levels Gallery a Firenze, si tiene la prima mostra personale del collettivo di origine fiorentina Guerrilla Spam, comprendente trenta opere inedite, bozzetti e installazioni.
La mostra, dal titolo enciclopedico tutto da esplorare, simboleggia un viaggio immersivo nella loro ricerca artistica: “Di mondi lontanissimi, delle perdute pitture di Pontormo, del cosmo amazzonico e del serpente arcobaleno, di segni rupestri ma anche delle mani di Gargas, di arcaici simboli europei, africani o aborigeni, di spirali, croci e filetti, di omini a U, di sirene, cariatidi e canopi, del tuffatore e certamente del giovane che pesca sul kylix di Ambrosios”.
L’esposizione è un’occasione per ripercorrere le ricerche e gli studi che il collettivo, nato a Firenze nel 2010 e oggi parte integrante della scena artistica torinese e internazionale, ha proposto al pubblico in questi quindici anni di intensa e variegata attività. Anni di ricerca, studi, stimoli e riflessioni si concretizzano oggi in un’esposizione poliedrica che, partendo dalla maniera del pittore cinquecentesco, si apre verso “mondi lontanissimi”, per raccontare simboli e iconografie di epoche e culture diverse, lontane per tempo e spazio. Il pittore è il punto di partenza per una ricerca, per un viaggio immaginario tra Oriente e Occidente.
L’idea di questo lavoro nasce nel 2015 con lo studio del perduto ciclo di affreschi realizzato dal pittore Jacopo Carrucci, detto il Pontormo, nel coro nella Basilica fiorentina di San Lorenzo intorno al 1530. Dalla tradizione del Pontormo vengono ripresi sia i toni ombrosi contrapposti a luci e a tinte cangianti dal colorismo acido, sia il formato della tavola dipinta. Citazione massima è l’opera Storie delle vere croci che reinterpreta la Deposizione dell’artista manierista.
Il progetto espositivo si sviluppa seguendo tre aree tematiche: ombra, luce e colore, corrispondenti a uno stato iniziale, un cambiamento e una fase finale. Questa suddivisione prende forma nel percorso espositivo attraverso tre cicli: il ciclo di opere nere (fase dell’ombra-stato iniziale), il ciclo di opere bianche (transizione della luce-cambiamento), e il ciclo di opere a colori (fase finale).
Il passaggio tra una fase è l’altra e sottilissimo e raffinato, e avviene grazie a una reiterata interazione: le opere nere contengono una parte bianca e quelle bianche una parte di colore, a sottolineare il procedere continuativo e consequenziale. Lo stile pittorico è quello tipico della produzione artistica di Guerrilla Spam: spiccato simbolismo, molteplici figure stilizzate e segni incisivi che si stagliano su ampie campiture.
La mostra si apre con un’opera appartenente al ciclo delle opere nere, “Il marinaio Sinbad ascolta la storia”, che si presta come l’incipit di un racconto. Sinbad il marinaio ascolta la storia del diluvio da Utanapištim, l’unico che vi è sopravvissuto. È come una metafora, in cui Sinbad, ascoltando la storia sull’origine del mondo, riesce finalmente a vedere la luce; ed è in questo concetto che si racchiude il fulcro della mostra.
A questo incipit si affianca un’installazione in movimento, Ki?, che gioca sull’effetto di proiezione tra luce e ombra, richiamando la tradizione delle ombre cinesi. Oltre a una serie di studi preparatori che dimostrano l’accurato lavoro di ricerca presente dietro alle opere di Spam, la mostra prosegue con varie opere tra cui la serie Ki, papier découpé, che conserva l’elemento del gioco luce-ombra, ma che grazie alle figure olografiche sviluppa e rappresenta anche il concetto del colore.

Serie Ki, papier découpé, 2025.
Visitando la mostra lo spettatore intraprende un percorso fisico, nelle sale, e conoscitivo fatto di riferimenti e citazioni di vario genere: letterarie, filosofiche e musicali, in cui alla parola è riconosciuto uno spazio e una valenza imprescindibile. Le opere appaiono come un connubio di immagini e testo, in cui il titolo è parte stessa dell’opera perché la completa e la introduce allo spettatore contestualizzandola e svelandone i ragionamenti e riflessioni nascoste. La mescolanza di tali stili disparati genera un nuovo immaginario che fonde Oriente e Occidente, cultura alta e bassa, passato e futuro, in un risultato familiare ma anche alieno. La finalità resta il raggiungimento di un’arte simbolica che comunica a più livelli dei significati all’osservatore.
La mostra si conclude con l’opera più piccola di quelle esposte, appena 10×20 cm, che fa parte del ciclo delle opere a colori e che si intitola “In Oriente il Gran Khan gli dirà che la freccia è diversa dall’arco, e che il bersaglio si muove continuamente”. Il titolo tratto dalla canzone Marco Polo del cantautore Flavio Giurato, riporta a un finale aperto che, come nelle parole che chiudono la canzone, ci pone davanti alla vastità del mare, orizzonte di mondi lontanissimi.