Dal ghiaccio a noi: il MUSE racconta i ghiacciai come archivi viventi della Terra

Nel cuore di Trento, il MUSE ospita, fino all’11 gennaio 2026, la mostra Dal ghiaccio a noi. Le ricerche MUSE sui ghiacciai nell’Antropocene. L’esposizione prende forma all’interno di un ampio programma promosso dalle Nazioni Unite in occasione del 2025, Anno Internazionale per la Conservazione dei Ghiacciai, e affronta l’inesorabile trasformazione dei ghiacciai alpini nell’era del cambiamento climatico, unendo l’analisi scientifica con linguaggi espositivi contemporanei.

La mostra parte da un presupposto fondamentale: i ghiacciai non sono solo spettacolari paesaggi naturali, ma archivi viventi della Terra, custodi di memorie climatiche, storiche e biologiche. Ecosistemi unici, serbatoi di acqua dolce da cui dipende la sopravvivenza di miliardi di persone, ma anche testimoni di eventi bellici e mutamenti ambientali. La loro progressiva scomparsa rappresenta una perdita non solo fisica, ma anche culturale e simbolica, che richiede una riflessione profonda sul nostro rapporto con la natura.

L’allestimento, snello e immersivo, si articola in tre ambienti video che stimolano il dialogo e il pensiero critico, offrendo una visione integrata tra scienza, arte e percezione ambientale.
Apre il percorso Il canto del ghiaccio, un’opera audiovisiva che documenta il progressivo ritiro del ghiacciaio del Lares, nel gruppo dell’Adamello-Presanella. Sequenze in alta definizione, suoni ambientali e pause visive guidano lo spettatore in un universo sonoro che invita alla contemplazione consapevole e risveglia un senso di responsabilità verso l’ambiente montano.

Segue Alla ricerca dei ghiacciai, una sezione a carattere scientifico che illustra i metodi, gli strumenti e i risultati delle ricerche condotte dal MUSE e da altri enti trentini nelle Terre Alte. Composta da mappe, fotografie di spedizione e visualizzazioni geospaziali, l’opera restituisce il lavoro di monitoraggio glaciologico come atto di conoscenza e salvaguardia, offrendo al pubblico uno sguardo ravvicinato sulle campagne di studio svolte sul territorio. La narrazione si sviluppa attraverso un allestimento che valorizza il dato tecnico senza sacrificare la forza visiva e narrativa.

L’ultima sezione, Il vuoto nel ghiacciaio, realizzata in collaborazione con il Gruppo Speleologico di Lavis, esplora le cavità e i tunnel che si formano all’interno delle masse glaciali in scioglimento. L’ambiente immersivo, dominato dal suono, rivela un paesaggio nascosto, quasi lunare, che mette in discussione l’immagine dei ghiacciai come entità statiche. In realtà, al loro interno si sviluppano ecosistemi complessi, abitati da batteri, alghe crioconitiche, rotiferi e archei: forme di vita capaci di sopravvivere in condizioni estreme e di raccontare, nella loro stessa esistenza, i mutamenti in atto.

L’urgenza della narrazione è supportata dai dati scientifici. Secondo le proiezioni climatiche, senza un’inversione di tendenza, entro la fine del secolo sopravvivranno solo pochi ghiacciai alpini. In Trentino, il ghiacciaio della Marmolada ha perso il 94% del suo volume dal 1888, con punte di 7 centimetri di spessore al giorno. Le rilevazioni più recenti sull’Adamello-Mandrone segnalano una perdita media di 3 metri alle quote inferiori. Questo processo, tuttavia, non riguarda solo le Alpi: la riduzione della massa glaciale è un fenomeno globale, con implicazioni ambientali, idriche e sociali estese.

La mostra offre dunque uno sguardo complesso sugli effetti del cambiamento climatico, ma anche sulle relazioni che l’uomo ha sviluppato con i ghiacciai. Oltre alla perdita materiale, l’attenzione si estende alle conseguenze simboliche, culturali e scientifiche, sottolineando come lo studio dei ghiacciai fornisca dati cruciali per l’adattamento e la mitigazione della crisi climatica.

L’intera esposizione è sostenuta da un’estetica essenziale, in cui l’elemento sonoro diventa struttura narrativa. Il ghiacciaio non è più soltanto un blocco di ghiaccio, ma un paesaggio acustico e dinamico, dove ogni crepitio, scroscio o eco lontano diventa parte di un linguaggio che restituisce la vitalità e la fragilità della materia.

Affiancata dall’installazione fotografica “Ghiacciai” di Sebastião Salgado, anch’essa parte delle iniziative dedicate all’Anno Internazionale dei Ghiacciai, la proposta messa in atto dal MUSE si rivela una potente riflessione per immagini e suoni sull’epica naturale dei ghiacci che racchiudono nelle loro stratificazioni il passare del tempo. A completare il programma, una costellazione di eventi trasversali: il ciclo “Dialoghi sul ghiaccio”, con incontri pubblici, laboratori per le scuole, performance, progetti sonori e attività di divulgazione multidisciplinare.

Dal ghiaccio a noi rappresenta un virtuoso esempio di esposizione scientifica che lascia aperto il dialogo con le pratiche artistiche contemporanee usufruendo della loro energia relazionale. Non solo per l’uso impeccabile del linguaggio audiovisivo, ma per la volontà di attivare il pensiero critico risvegliando la responsabilità ecologica. Costituisce uno spazio di attenzione e ascolto dove l’energia naturale entra in risonanza con l’uomo. Chi visita la mostra non si limita ad osservare il ghiacciaio che si scioglie e apprendere quali siano le tecniche e l’equipaggiamento giusto per studiare il fenomeno, bensì impara a leggerlo, a riconoscerne l’identità, ridefinendolo come soggetto culturale, come archivio della Terra e riflesso del nostro agire.

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