Di Rembrandt, della sua avidità e di quella strana abitudine di falsare il prezzo delle aste…

In questa rubrica vi raccontiamo storie, aneddoti, gossip e segreti, veri, verosimili o fittizi riguardanti l’arte e gli artisti d’ogni tempo. S’intende che ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti sia puramente casuale…

Si dice che Rembrandt fosse particolarmente avido. Così avido, ma così avido, che i suoi allievi, per burlarlo, si racconta dipingessero sul pavimento delle monete d’oro, in modo da vederlo chinarsi a terra nel vano tentativo di acchiapparle.

Rembrandt Autoritratto 1665 ca

Soprattutto, si dice che facesse di tutto per far salire il prezzo delle sue incisioni. Una volta si finse morto, solo per veder salire il prezzo delle stesse: e la moglie, per non smentirlo e per render più verosimile la messinscena, pensò bene di mettersi in gramaglie. I compratori abboccarono, e corsero ad accaparrarsi più incisioni che potevano, salvo poi scornarsi e maledirlo quando lo videro tornare, più vivo e vegeto che mai (se la storia è vera, mal gliene incolse, dal momento che, com’è noto, nella seconda parte della sua vita il pittore, un tempo tanto arrogante e rodomonte, dovette subire nel volgere di pochi anni la morte di tre o quattro figli e di due mogli, rimanendo infine solo e tristo come non mai).

La più trista delle pantomime fu però quella, che si diceva assai comune in lui, di mettere all’asta sotto falso nome le proprie incisioni, per poi mescolarsi tra la folla, intabarrato, alzando la mano per farne salire il prezzo. La cosa, si dice, funzionava spesso, tanto da diventare più che un’abitudine, un vizio.

La medesima, tristissima abitudine, codesta di mandare all’asta le opere sotto falso nome, e poi di farle salire in maniera artificiosa, si dice anche (ma sarà senz’altro una malignità) esser divenuta oggi cosa comune tra gli artisti più rinomati, più rispettati e più quotati. Ma questa è un’altra storia, e la racconteremo un’altra volta. O forse non la racconteremo affatto, per non rischiare d’inimicarci troppi, e troppo avidi, artisti assai potenti ai giorni nostri…

Le puntate precedenti degli aneddoti sulle vite degli artisti le potete trovare qua:

Picasso e quella strana passione per il bagno

Manet, Monet e quel giudizio velenoso su Renoir

Annibale Carracci, i tre ladroni e l’invenzione dell’identikit

Quando Delacroix inventò l’arte concettuale

Il senso di Schifano per la logica e per gli affari

Gentile Bellini, lo schiavo sgozzato e il mestiere della critica

Bacon e il giovane cameriere bello come il Perseo del Cellini

Filippo Lippi, quando l’arte lo salvò dai turchi

Turner: il mio segreto è disegnare solo ciò che vedo

Renoir e il fuggitivo di Napoleone III travestito da pittore

Di quando Renoir fu scambiato per una spia

Renoir e la politica del turacciolo

Corot, il falso Corot e la crociata contro gli Albigesi

Tamara de Lempicka e D’Annunzio, di un ritratto mai fatto e di un amplesso mai consumato

Modigliani e quell’affresco sparito da Rosalie di Montparnasse

Prassitele e il trucco della cortigiana Frine

Bruegel il Vecchio e quella gente che non voleva proprio uscire dalla chiesa

Di Vedova e Turcato, e di un wc intasato

Peggy Guggenheim e quel baciamano poco convenzionale di William Burroughs

Il prossimo aneddoto sulla vita degli artisti lo trovate qua:

Quando Depero per poco non ammazzò Balla a pistolettate

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Da Firenze ad Auckland. La storia della restauratrice Carolina Izzo

Sono felice di condividere con i lettori di Artuu la storia di Carolina, la quale si è gentilmente prestata a rispondere alle mie domande. Le risposte ripercorrono la sua storia personale e professionale, e sono accompagnate da dei consigli preziosi per chiunque voglia approcciarsi al mondo del restauro oggi.