Dal 27 giugno al 18 settembre lo Spazio Cattedrale di Fabbrica del Vapore ospita il catalano Jorge R. Pombo, un artista stravagante che porta in mostra una sua rivisitazione personale e contemporanea di uno dei più grandi capolavori dell’arte, il cinquecentesco Giudizio Universale realizzato da Michelangelo per la Cappella Sistina.
Jorge R. Pombo nasce in Spagna, iniziando la sua attività di pittore all’età di 26 anni. Prima a Barcellona, poi esponendo nelle gallerie private di Spagna, Italia e Svizzera. Si sposta per 5 anni a New York, per poi fare ritorno in quella che è la sua attuale casa-studio a Firenze.
A Firenze lavora in un ambiente molto silenzioso ed è qui entra in gioco il pensiero della dissoluzione e del caos. Il suo Giudizio Universale, l’opera di maggior nota dalle proporzioni enormi: 15 x 12 m, in scala 1:1, è la protagonista della mostra in Fabbrica del Vapore, curata da Matteo Pacini e Vera Agosti, ed è un progetto che aveva visto la luce già nel 2024, all’interno della Villa da Porto di Montorso di Vicenza.

I suoi lavori sono lo specchio del tumulto e della pressione che segna i nostri giorni e la nostra epoca odierna. Un lavoro sfocato e veloce, immagini sacre dal punto di vista narrativo e artistico riproposte con uno sguardo sorprendente, un movimento ossessivo, quasi come se qualcuno avesse preso l’opera tra le sue mani, l’avesse agitata come una bomboletta spray e poi rimessa al suo posto, sotto osservazione del pubblico. Pombo spiega che nessun dettaglio di una sua opera è interamente frutto di un lavoro preciso e ordinato. Il colore viene gettato sulla tela di modo che man mano vada ad assumere una forma che non è completamente voluta.
Il modo in cui Pombo “spande” il colore potrebbe ricordare Jackson Pollock, maestro della pittura d’azione: il gesto del lasciar cadere la vernice senza guardare. Con Pombo sembra che il solvente decida da solo dove scorrere, permettendo all’immagine di ricostruirsi a brandelli. Tutto diventa astratto e sacro insieme, come se Michelangelo incontrasse l’action painting in un sogno a occhi aperti.
Il suo “Giudizio Universale” è un tornado pittorico che ti investe appena entri nello Spazio Cattedrale di Fabbrica del Vapore. Non ci sono gerarchie tra figure divine o mortali: tutto si fonde in un unico tumulto visivo, come lo stress che attraversa la nostra routine. È un invito a riconoscersi in un’umanità fatta di sospensione, dove lo scorrere delle immagini e dei video nei nostri telefoni diventa una percezione del tempo perso.
Nel periodo di realizzazione dell’opera destinata alla Cappella Sistina, Papa Sisto IV convocò a Firenze i massimi pittori dell’epoca – Perugino, Botticelli, Ghirlandaio e infine Michelangelo – per trasformare lo spazio sacro in un capolavoro destinato a durare nei secoli, grazie all’incredibile maestria di un team d’élite. Oggi Jorge R. Pombo rilegge quell’impresa coinvolgendo non artisti famosi, ma persone segnalate dalla Caritas e dai servizi sociali di Reggio Emilia e Firenze, per dare al progetto una forte valenza umana e comunitaria.

Coinvolgere queste persone restituisce un atto di inclusione: ogni pennellata nasce da storie di vita che normalmente resterebbero ai margini. Mentre Michelangelo affidava la Grande Opera alle mani degli “eletti”, Pombo consegna la sua visione a chi riesce a parlare di solidarietà e rinascita. Consegnare un pezzo di sé stessi in un’opera così grande è come un pensiero che di solito in pochi hanno voglia di ascoltare.
Il “Giudizio Universale” di Pombo è un’esperienza che scompiglia la tradizione per tradurla in urgenza contemporanea.