Fabio Frasca, “La mia collezione? Ironica e coraggiosa”

Fabio Frasca è un collezionista di arte contemporanea che da oltre dieci anni sta costruendo una collezione che oggi conta circa cento opere. Ricca e variegata, non solo per la qualità artistica dei lavori, ma anche per le storie e i legami instaurati con gli artisti, elemento cardine per il collezionista. Nato a Napoli nel 1987 e attualmente direttore commerciale in un’azienda di condizionamento e riscaldamento, Frasca ha saputo unire la sua passione per l’arte a una visione istintiva, ludica e coraggiosa, che lo ha portato a scegliere opere capaci di emozionarlo e stimolare il suo pensiero critico.

La sua collezione, che include nomi affermati come Giorgio de Chirico e Marinella Senatore, riflette non solo il suo gusto personale, ma anche un desiderio di comprensione profonda delle ricerche artistiche. Oltre alla sua attività di collezionista, Fabio Frasca è attivamente impegnato nella promozione delle arti.

In questa intervista, Frasca ci racconta la sua visione dell’arte, i criteri che lo guidano nella scelta delle opere e il suo approccio al collezionismo, offrendo preziosi spunti a chi desidera avvicinarsi a questo affascinante mondo.

Quali emozioni prova quando decide che un’opera debba entrare a far parte della sua collezione?

Spesso dipende dai momenti e dalle circostanze. L’emotività e le tematiche della mostra influenzano molto la mia scelta. Non c’è una regola precisa: ogni volta è diverso. Ad esempio, mi affascinano le opere didascaliche e ricerco una sorta di armonia estetica. Inoltre, mi piace scaturire e osservare le reazioni delle persone a me vicine non addette ai lavori, come nel caso del lavoro di Bri Williams, Untitled; per molti potrebbe sembrare un’opera bizzarra, ma che per me ha un significato intenso e coerente con la mia collezione.

Può raccontarmi brevemente il suo primo approccio al mondo dell’arte?

La mia curiosità per l’arte è nata fin da giovane, ma è stato un incontro casuale a dare il via al mio percorso da collezionista. Un giorno, sfogliando Arte Mondadori, scoprii la connessione tra arte e finanza, che mi affascinò. Iniziai a visitare le gallerie d’arte a Napoli e la prima fu una che trattava arte decorativa e moderna. Lì incontrai il figlio del proprietario, che mi propose un’opera di Bruno Donzelli. Tuttavia, quella che mi colpì maggiormente fu una litografia di Giorgio De Chirico, L’Arcobaleno (1969), che inaugurò la mia collezione. Da quel momento, la mia carriera da collezionista è stata una continua evoluzione.

In seguito, parlo circa una decina di anni fa, visitai ArteFiera di Bologna con un mio caro amico. Lì fui inondato da una quantità di informazioni; a primo impatto ero quasi intimidito, ma al contempo in me accresceva una profonda fascinazione. Presi nota dei nomi delle varie gallerie in fiera da visitare per poi mettermi in contatto nei giorni seguenti. Ricordo l’incontro con Nicola Pedana (Gallerista dell’omonima situata a Caserta), appena arrivai, senza troppe esitazioni acquistai un’opera di Pino Pinelli. Da quel primo incontro si è instaurato un rapporto splendido, abbiamo seguito un percorso insieme dove Nicola mi ha insegnato molto.

Qual è il suo approccio all’acquisto di un’opera d’arte?

Per i miei acquisti do molta più attenzione all’opera in sé piuttosto che al nome, mi capita spesso di avere un primo approccio al lavoro per poi successivamente informarmi sulla carriera sua artistica. Generalmente cerco di comprare sempre artisti che mi piacciono nella loro totalità. Prima di acquistare un’opera, studio e faccio ricerca sull’intera produzione. Proprio per sposare a pieno l’artista.

C’è una tematica ricorrente nelle sue acquisizioni?

Non esiste un fil rouge ben definito. La mia attenzione è sempre rivolta prima di tutto all’opera finale, e poi cerco di capire come si inserisce nel contesto della collezione. Confrontando le opere, mi accorgo che, inconsciamente risulta poi facile individuare una connessione tra di esse.

Ultimi acquisti? Quali sono stati?

Di recente, mi sto concentrando su opere di video arte. La mia collezione, che attualmente conta circa cento opere, sta evolvendo in quella direzione. Sto pensando anche a delle mostre da realizzare con la mia collezione e voglio arricchirla con installazioni e video impegnativi. Negli ultimi anni ho acquistato opere di Irene Fenara e Bertille Bak. Per me, il vero collezionista è colui che non si ferma mai e che va oltre i propri limiti. Il collezionismo è una sorta di dipendenza.

Ogni collezione acquisisce l’identità del collezionista, come potrebbe descrivere la sua?

La definirei ironica e coraggiosa. Non seguo regole rigide e mi piace sfidare le convenzioni. Ogni pezzo della mia collezione racconta qualcosa di me e del mio percorso, e l’insieme rispecchia la mia visione personale e unica.

Se potesse dare un consiglio a chi si sta avvicinando a questo mondo in qualità di collezionista, quale sarebbe?

Il consiglio che mi sento di dare è di essere intraprendenti. L’arte mi ha dato tanto, e consiglio a chiunque di avvicinarsi, in particolare all’arte contemporanea. Oggi, tutti vogliamo conoscere e comprendere il mondo che ci circonda. Osservate senza limiti, senza pregiudizi. La libertà di approccio è fondamentale. L’apertura verso nuovi orizzonti arricchisce sempre.

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