Gauguin a Torino: avventura, esotismo e rivalità artistiche in mostra al Mastio della Cittadella

Un banchiere fallito, un marinaio mancato, un viaggiatore inquieto: Paul Gauguin non è mai stato l’artista tranquillo dello studio borghese, ma piuttosto l’outsider che ha riscritto le regole dell’arte moderna, tra colpi di genio e un’irriducibile irrequietezza. Dal 1° marzo 2025, il Mastio della Cittadella di Torino ospita Gauguin. Il diario di Noa Noa e altre avventure, una mostra che racconta il suo viaggio artistico e umano attraverso oltre 160 opere, tra xilografie, disegni, litografie e dipinti, molte delle quali provenienti da collezioni private italiane, francesi e belghe.

Curata da Vincenzo Sanfo, l’esposizione non si limita a celebrare Gauguin come genio solitario, ma lo inserisce in un contesto di influenze e relazioni, mettendolo in dialogo con artisti del calibro di van Gogh, Millet, Bernard e i Nabis. Non manca, ovviamente, il richiamo alla Polinesia, la terra promessa dell’artista, che nel 1891 abbandonò la Francia per Tahiti, convinto di trovare un mondo puro, lontano dalla civiltà occidentale. Un’illusione, certo, ma anche la chiave di volta per una delle ricerche più rivoluzionarie dell’arte moderna.

Al centro della mostra ci sono le 23 preziose xilografie del Diario di Noa Noa (1893-94), testimonianza diretta della sua esperienza tahitiana, arricchita dalle sue incisioni su legno stampate da Daniel de Monfreid. Questi lavori, con le loro linee essenziali e le forme semplificate, sono il punto di partenza per la sua visione di un’arte primitiva ma sofisticata, capace di rompere con l’accademismo europeo e anticipare le sperimentazioni di Matisse, Picasso e degli espressionisti tedeschi.

Se la Polinesia è l’orizzonte esotico del mito di Gauguin, la sua arte resta profondamente connessa alle radici europee. Le 16 litografie a colori della serie Ancien Culte Mahorie (1892), insieme alle sculture tahitiane in terracotta e bronzo e alla Maschera di donna tahitiana “Tehura”, ci restituiscono l’immagine di un artista che si muove tra fascinazione e manipolazione, tra la ricerca di autenticità e la costruzione di un nuovo linguaggio pittorico.

Femme de Tahiti Gauguin

Ma Gauguin non è solo l’artista dell’altrove: è anche un uomo immerso nelle tensioni e nei contrasti dell’arte occidentale. Ecco perché la mostra lo affianca a 45 opere di altri maestri dell’Ottocento francese, a partire da Vincent van Gogh, il grande amico-nemico, con cui condivise un breve e disastroso periodo di convivenza ad Arles nel 1888. La presenza di 12 litografie di van Gogh, tra cui alcune dedicate ai suoi celebri girasoli e ai caffè notturni, racconta non solo l’ammirazione reciproca, ma anche la distanza tra due visioni inconciliabili. Se van Gogh inseguiva l’esaltazione emotiva del colore, Gauguin cercava una sintesi tra astrazione e decorazione, un’arte fatta di piani netti e colori puri, lontana dal naturalismo impressionista.

Accanto a van Gogh, la mostra presenta lavori di Jean-François Millet, maestro della pittura contadina e ispiratore del primitivismo gauguiniano, con la sua celebre acquaforte L’Angelus; di Émile Bernard, con sei litografie acquerellate della serie Bretonnières; e di Paul Sérusier, con il suggestivo L’adieu à Gauguin, testimonianza della sua eredità artistica tra i Nabis. Questi artisti, incontrati in Bretagna, a Pont-Aven, hanno condiviso con Gauguin un’idea di pittura liberata dalla prospettiva e dal realismo, vicina alla sintesi delle stampe giapponesi e alla spiritualità medievale.

ladieu a Gauguin serusier

Non mancano materiali rari e curiosi: il carnet di 38 disegni, in cui Gauguin annotava volti, corpi e dettagli del mondo naturale, e le litografie tratte da Avant et Après (1903), il suo ultimo libro, scritto poco prima della morte, in cui mescola appunti, polemiche e riflessioni artistiche. È qui che Gauguin ripensa la sua carriera, ripercorrendo successi, incomprensioni e scontri, sempre con il tono provocatorio e irriverente che lo ha reso un’icona della modernità.

L’allestimento si completa con fotografie d’epoca, documenti e libri, restituendo il senso di un’esistenza avventurosa e fuori dagli schemi. Gauguin. Il diario di Noa Noa e altre avventure non è solo una mostra, ma un viaggio nell’anima ribelle di un artista che ha cercato, fino all’ultimo, di reinventare l’arte e la vita stessa.

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