Dal 18 luglio al 5 ottobre 2025 la Zachęta Galleria Nazionale d’Arte di Varsavia accoglie per la prima volta in Polonia una mostra monografica interamente dedicata a Giorgio Morandi, figura cardine dell’arte italiana del Novecento, a cura di Lorenzo Balbi, direttore del Museo Morandi | Settore Musei Civici del Comune di Bologna. Il progetto espositivo, realizzato in collaborazione con il Museo Morandi, è pensato per ripercorrere l’intero arco della carriera dell’artista bolognese, attraverso dipinti, incisioni e acquerelli che restituiscono il suo metodo rigoroso, la sua visione intima e il suo linguaggio sempre coerente.

L’itinerario espositivo si apre con le opere degli anni Venti, fortemente influenzate dal movimento di Valori Plastici, tra cui spicca Natura morta su un tavolo (1920), in cui la precisione compositiva si intreccia a una ricerca di ordine formale che guarda al classicismo postbellico. L’approccio è misurato, quasi architettonico, e già lascia emergere l’ossatura di un linguaggio che Morandi non abbandonerà mai: bottiglie, vasi, scatole disposti su piani di appoggio diventano presenze silenziose e strutturate, che sfidano l’apparente semplicità del soggetto.
Con Natura morta con conchiglie (1940), si assiste a una trasformazione simbolica dell’immagine. Gli oggetti non sono più solo forme da indagare visivamente, ma diventano contenitori di memoria, elementi evocativi, immersi in uno spazio pittorico rarefatto e mentale. Negli anni della guerra Morandi stringe ulteriormente il proprio vocabolario visivo, orientandosi verso una pittura introspettiva, profondamente connessa ai temi del silenzio, dell’attesa e della sospensione.
Tra le opere centrali in mostra vi è Natura morta (1956), esempio maturo di una pratica ormai cristallizzata in una poetica personalissima. La composizione è misurata, le cromie quasi monocrome, la luce rarefatta. In questo equilibrio di elementi apparentemente minimi si condensa la complessità di una pittura che si fonda sulla ripetizione, sulla variazione infinitesimale e sulla ricerca del senso nell’ordinario. I paesaggi, meno noti ma non meno intensi, affiancano le nature morte nella mostra: vedute dalla finestra dell’abitazione in Via Fondazza a Bologna o scorci di Grizzana, sugli Appennini, restituiscono una visione del paesaggio come spazio mentale, attraversato da una luce che è tempo, misura, contemplazione.
Una sezione significativa dell’esposizione è dedicata alle incisioni, pratica che Morandi coltiva con costanza per tutta la vita. Opere come Pane e limone (1921) esaltano la sua capacità di concentrazione formale, la sua maestria nel dosare ombra e luce, pieni e vuoti. In bianco e nero, l’artista sembra poter sottrarre ancora di più, inseguendo l’essenza delle forme, spingendo la materia verso l’astrazione attraverso l’ossessiva attenzione al dettaglio.
La mostra si inserisce in un momento in cui l’eredità di Giorgio Morandi viene riletta in chiave contemporanea: il suo rigore, la sua lentezza, il suo legame profondo con l’intimità del fare sono oggi riconosciuti come elementi di resistenza culturale in un’epoca dominata dalla velocità e dalla sovraesposizione. In questo senso, l’attualità di Morandi risiede nella sua coerenza: dipingere bottiglie e scatole per una vita intera non è ripetizione ma sguardo rinnovato, non è minimalismo ma densità interiore.
L’iniziativa si inserisce nel più ampio percorso di internazionalizzazione del Museo Morandi e della figura dell’artista, portando per la prima volta in Polonia un corpus significativo di opere e offrendo al pubblico dell’Europa centro-orientale una chiave d’accesso privilegiata a un’opera che ha influenzato generazioni di artisti, da Luc Tuymans a Rachel Whiteread, fino ai più recenti protagonisti della pittura contemplativa e analitica. In uno spazio espositivo di grande prestigio, la voce sobria e inconfondibile di Morandi torna a farsi ascoltare, a testimoniare che la vera rivoluzione, talvolta, è stare fermi.


