I tempi dello sguardo, a Milano 90 anni di fotografia italiana. Tra colore e bianco e nero

A Milano, l’elegante galleria The Poolnewyorkcity incastonata del settecentesco Palazzo Fagnani Ronzoni (via Santa Maria Fulcorina, 20), oggi di proprietà dei conti Ronzoni in perfetto stile barocchetto lombardo, adiacente a un ex oratorio, San Matteo alla Banchetta, l’antica chiesa della famiglia, fondata nel 1065 dal nobile cittadino Angilberto da Fagnano vicina a Palazzo della Borsa, inaugura la programmazione espositiva autunnale, con un progetto ambizioso già dal titolo “I tempi dello sguardo 90 anni di fotografia italiana in due atti”.

Questa rassegna caleidoscopica suddivisa in due capitoli, presenta nel primo il Colore, visibile fino al 20 dicembre, mentre nel secondo il Bianco e Nero, dal 16 gennaio al 28 febbraio del 2026, per un totale di 194 opere di 55 fotografi italiani e stranieri del Novecento in dialogo tra loro. Stiamo parlando di autori diversissimi tra loro per codici e poetiche, che attraverso la fotografia hanno ribaltato la percezione del tempo e dello spazio, trasformando l’ordinaria realtà in una immagine straordinaria consacrata all’eternità.

Mario De Biasi Sagrato di Piazza del Duomo 1951 II capitolo

Attualmente sono esposte 115 fotografie di 32 autori italiani e stranieri che hanno scritto l’evoluzione del linguaggio fotografico uniti dal codice del colore, come per esempio Franco Fontana, Luigi Ghirri, Giovanni Chiaramonte, Guido Guidi, Mario Schifano, Paolo Gioli, Leonardo Genovese, a per  la prima voltacon Denis Brihat, Wim Delvoye, Claus Goedicke, Béatrice Helg, John Hilliard, Tracey Moffatt Jiang Zhi e Wang Qingsong.

Da subito balzano agli occhi nella prima sala le visioni geometriche e cromatiche di Franco Fontana degli anni Settanta, ipnotici come i suoi altri paesaggi italiani trasfigurati in composizioni cromatiche astratte. Straniscono nella seconda sala gli scatti di Mario Schifano, l’irriverente sperimentatore che non rappresenta la realtà ma inventa nuovi codici visuali. Paolo Gioli, l’alchimista che utilizza il materiale sensibile fotografico in materia da plasmare e manipolare ci affascina con ardite tecniche che trasformano le immagini in oggetti tangibili. Non si dimentica Rita Lintz, artista performer newyorkese, in particolare gli scatti  con stracci trasformati in tappeti e di scarti in reliquie  sui generis di una inafferrabile bellezza che avrebbero affascinato Arman.

In galleria vedrete fotografie esposte dal pavimento al soffitto di dimensioni e soggetti differenti, come si faceva nei Salon parigini nel XIX secolo, noi argonauti fluttuanti tra figurazione e astrazione, immersi in vortici di forme e colori, grazie alla creatività degli autori in mostra, capiamo  attraverso molteplici soluzioni formali, come la fotografia a colori a partire dall’autocromia dei fratelli Lumière, Louis Jean (1864-1948) e Auguste  Marie Nicolas (1862-1954), i primi a sperimentare Autochrome il 10 giugno del 1907, ha radicalmente modificato la percezione della realtà e la ricerca artistica nella fotografia, sempre più pittorica.

Mario Schifano Arte istantanea 3000 fotografie di Mario Schifano 22 prile 19 Giugno Foto n 2413 1994 I capitolo

L’invenzione del colore

Nel 1908 Louis Dufay (1874-1936) brevetta il suo processo fotografico a colori, e la moda negli anni successivi intravede nella fotografia a colori l’opportunità grafica di forte impatto estetico dall’energia comunicativa immediata. Dal 1931, quando per la prima volta compaiono sulla rivista statunitense Ladies Home Journal scatti di modelle in costume di Nickolas Muray (1892-1965), celebre per avere fotografato a colori Frida Kahlo, con tonalità accese quanto i dipinti della pittrice. Poi è storia nota, dal 1933 nasce la Kodachrome, e il colore diventa uno strumento fondamentale per definire grafie di emozioni, giocando con saturazione e luminosità  di tensione e seduzione estetica, come vediamo in mostra. In Italia la fotografia a colori compare dagli anni Trenta e l’Agfa Color New (1936) permette la diffusione più ampia della tecnica innovativa sempre  contemporanea, di più nell’epoca  dell’intelligenza artificiale.

Vincenzo Castella Monte San Giacomo Salerno 1982 I capitolo

L’osservatore più attento coglierà tra una fotografia e l’altra, armonie e contrasti, l’abilità degli autori di abbinare colori complementari, come ad esempio il rosso e il verde o di altre tonalità capaci di contenere narrazioni e comunicazioni soggettive e collettive insieme.

Ciascuna fotografia, così come ogni colore ha un significato psicologico diverso a seconda di chi lo utilizza e lo guarda. A colpo d’occhio notiamo che in questa panoramica multicolore, a parte la pessima illuminazione degli ambienti, tutto è all’insegna della libertà creativa, in cui composizione, luce e stile, seguono un rigoroso impianto tecnico e visivo degli autori. Del secondo episodio dedicato al Bianco e Nero , che prevede foto dal Futurismo a oggi, di Mario Biasi, Mario Giacomelli, Antonio Biasucci, Mario Cresci, Luigi Erba, Andrea  Galvani e altri autori in dialogo con Elliott Erwitt, Jan Groover, Hortst, P. Horst, Michael Kenna, William Klein e Miror Withe, parleremo dopo aver visto la  mostra. Per approfondimenti si consiglia di seguire  durante il periodo di apertura della mostra talk, presentazione di libri, serate a tema  con artisti , storici e critici della  fotografia.

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