Nellโepoca della fast communication e dellโimmagine effimera, esiste ancora spazio per unโarte che invita alla lentezza? Federika Fumarola porta avanti una ricerca che fa della ripetizione del segno e della stratificazione del colore non solo una tecnica, ma una vera e propria postura critica nei confronti della frenesia contemporanea. Il suo lavoro non si esaurisce nellโoggetto finale, ma si sviluppa come esperienza, un campo di forze in cui il tempo dโesecuzione e lโimmagine risultante si riflettono lโuno nellโaltra.
In occasione del progetto “The time it takes” presso Studio Pesca, lโartista approfondisce il rapporto tra pittura e temporalitร , interrogandosi sul valore del processo e sul potenziale meditativo dellโopera. In un dialogo che attraversa la resistenza alla velocitร , la relazione tra opera e spazio espositivo e il senso stesso della ripetizione, emergono domande cruciali: puรฒ la pittura ancora opporsi alla logica dellโistantaneo? E in che modo il gesto pittorico diventa strumento di riflessione sulla nostra percezione del tempo?
Scopriamolo…

Il tuo lavoro รจ fortemente legato alla ripetizione del segno e alla stratificazione del colore. Quanto conta per te il processo rispetto al risultato finale? Pensi che il tempo dellโesecuzione sia piรน importante dellโimmagine che ne deriva?
La mia ricerca intende mettere in luce il lato dellโesperienza processuale della pittura, per rendere prima di tutto lโesperienza stessa il soggetto dellโopera, sia per chi la crea che per chi la osserva. Intendo cosรฌ il risultato finale, non come lโ atto conclusivo di un processo ma come unโimpressione iniziale che si affaccia alla moltitudine dei significati pittorici possibili, per sottolineare la non univocitร della lettura dellโopera e creare una sorta di campo relazionale.
Il tempo di esecuzione dellโopera non รจ piรน importante dellโimmagine che ne deriva, hanno lo stesso peso e nessuno dei due รจ derivato dellโaltro ma agiscono come specchio. Utilizzo il media pittorico proprio percheโ la pittura secondo me si occupa di pesi in maniera molto chiara, un colore ad esempio puรฒ avere maggior peso visivo rispetto ad un altro cosรฌ come un segno, la dimensione di una tela puรฒ accompagnare visivamente una maggiore pesantezza o leggerezza della composizione. Per me lโopera รจ finita quando tutto il sistema รจ in equilibrio.

Nei tuoi dipinti il tempo sembra quasi cristallizzarsi nella materia pittorica. Credi che la tua ricerca si possa leggere come una forma di resistenza contro lโaccelerazione della societร contemporanea?ย
Assolutamente si, la mia ricerca intende criticare proprio questa accelerazione, criticandola ovviamente in un certo senso la metto in luce, ma non trovo nulla di male in questo, in quanto tendiamo a ragionare soprattutto per opposti.
La velocitร permea il contemporaneo e, in un mondo in cui siamo abituati a ricevere ed elaborare quotidianamente una serie illimitata di dati e messaggi, dovremmo sicuramente continuare ad avere la possibilitร di seguire una strada per poter scegliere ciรฒ che ci รจ piรน affine in maniera naturale e questo poter scegliere, oggi,ย รจ sicuramente una forma di resistenza.

Usi pennelli usurati e un gesto ripetitivo per dare forma alle tue opere. In che modo questi strumenti influenzano la tua relazione con il tempo e la fisicitร della pittura?ย
Proprio il โโdare forma allโoperaโโ cerco di ridurlo al minimo, come cercare di ridurre uno spreco. Il pennello usurato e il ripetere sempre lo stesso gesto mi avvicinano cosรฌ al quasi niente, alla quasi non azione, alla quasi non immagine, alla non materia. Cerco di annullare in tutte le misure le distanze che possono dividere noi dalla percezione piรน pura dellโopera, mettendo in evidenza lโapparato tecnico che la realizza, rendendo progetto il processo stesso.ย

Studio Pesca si confronta quotidianamente con la fast communication, ma per questo progetto ha scelto di dare spazio a una riflessione sul tempo lento e sulla resistenza alla frenesia contemporanea. In che modo il contesto ha influenzato la tua mostra e la tua ricerca? Pensi che la percezione del tuo lavoro cambi in relazione allo spazio espositivo?ย
Il tema che Studio Pesca ha voluto affrontare, ossia la fast communication che pone un accento critico alla frenesia contemporanea avvalorando la riappropriazione di un tempo piรน lento, puรฒ essere un esempio lampante di ciรฒ che mi interessa comunicare con la mia ricerca, ossia la capacitร dellโuomo di adattarsi alle differenze temporali di assimilazione delle immagini tramite le immagini stesse.
Esporre in questo contesto specifico mi ha dato la possibilitร di immergermi maggiormente in un pensiero che in un certo senso non ragiona piรน esclusivamente per opposti, ma in totale aderenza significativa con il contenitore, come uno specchio che a sua volta si specchia.ย
La percezione del mio lavoro tende sicuramente a cambiare in relazione allo spazio espositivo perchรจ, per come nasce e come si sviluppa, รจ pensato come unโopera in continuo mutamento che permea e si permea del circostante.

Nel tuo lavoro emerge il desiderio di un’osservazione piรน lenta, in contrasto con la frenesia del mondo digitale. Pensi che oggi ci sia ancora spazio per una fruizione dellโarte piรน meditativa? Se sรฌ, in che modo?ย
La ricerca sul segno e sul colore, elaborati nel tempo e palesati come processo allโinterno dellโopera, in qualche modo cercano di riportare al centro dellโattenzione una caratteristica puramente umana della natura, quella esperienziale, che prescinde e si differenzia sicuramente da quella creata dalla macchina. Possiamo avere ancora molte possibilitร meditative nel campo dellโarte, nella misura in cui continuiamo a considerare lโopera non come forma chiusa ma come un dispositivo attivatore di significati.