Il padiglione polacco alla Triennale 2025 ripensa il diritto al riposo come atto politico

Nel cuore della 24ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano, che quest’anno ruota attorno al tema delle “Inequalities”, il Padiglione Polonia propone una riflessione tanto essenziale quanto trascurata: quella sul diritto al riposo. Con Una Breve Vacanza, la curatrice Katarzyna Roj trasforma lo spazio espositivo in una stanza rilassante ispirata ai tepidarium delle terme romane, offrendo ai visitatori un luogo dove il tempo rallenta e il corpo si riappropria della propria centralità. Lontano dalle retoriche digitali e produttiviste, il progetto esplora il riposo come necessità collettiva, come privilegio negato e come nuovo paradigma per immaginare città più giuste.

Il padiglione è promosso dall’Istituto Adam Mickiewicz, che per la quarta volta cura la partecipazione della Polonia alla Triennale, e trova nel concetto di “spa urbana” una chiave narrativa efficace per ridefinire il concetto di benessere pubblico. In mostra dal 13 maggio al 9 novembre 2025, Una Breve Vacanza rifiuta ogni estetica del lusso per concentrarsi invece su una forma di comfort accessibile, ispirata alla cura, al silenzio, all’attesa.

Il punto di partenza è chiaro: non tutti hanno accesso al riposo. Lo stress cronico, l’instabilità economica, le responsabilità di cura e la precarietà abitativa impediscono a intere fasce della popolazione di fermarsi. Il progetto risponde a questa diseguaglianza invisibile attraverso un dispositivo sensoriale e partecipativo. I visitatori sono invitati a sdraiarsi su una scultura-lettino realizzata da Olaf Brzeski, immersi nei paesaggi sonori di Antonina Nowacka, nelle immagini di Łukasz Rusznica, in una composizione olfattiva di Monika Opieka e in gesti coreografici proposti da Anna Wysocka. Ogni elemento concorre a creare una sospensione temporale, un varco possibile nel ritmo incessante della quotidianità urbana.

Al centro della proposta c’è il Transsanatorium, un’architettura ibrida ideata da Aleksandra Wasilkowska, che unisce rituali transculturali di cura, abluzione e guarigione. Questo spazio, pensato come prototipo di infrastruttura sociale, suggerisce nuove forme di servizi urbani resilienti: non solo luoghi di igiene, ma anche zone di decompressione emotiva, rifugi climatici e punti di rigenerazione fisica. Un’idea che si muove tra utopia e necessità, tra estetica e funzione, e che risuona profondamente nel contesto post-pandemico e nelle crisi urbane contemporanee.

La mostra prende ispirazione dal film “Una breve vacanza” di Vittorio De Sica, e dall’Albergo Diurno Venezia di Milano: due esempi in cui l’igiene e il riposo diventano accessibili, comuni, democratici. Allo stesso modo, il Transsanatorium si propone come modello scalabile, applicabile al tessuto delle città contemporanee: potrebbe diventare parte di una rete di micro-sanatori urbani interconnessi, capaci di offrire pause reali nel flusso costante della vita metropolitana. Ambienti pensati per sostenere non solo la salute individuale, ma anche quella sociale ed ecologica.

In un’epoca in cui l’efficienza è misura dominante del valore umano, l’atto del riposare diventa gesto di resistenza. “Abbiamo deciso di celebrare i bisogni corporei in un mondo sempre più digitalizzato”, afferma Katarzyna Roj, sottolineando come l’arte possa ancora aprire spazi reali per nuove forme di comunità e di presenza.

Il progetto è co-organizzato dalle Gallerie d’Arte Contemporanea BWA Wrocław e coinvolge un team interdisciplinare che comprende, oltre ai già citati artisti, Agata Bartkowiak per la comunicazione visiva e Alicja Wysocka per la direzione dei movimenti.

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