Nei dieci scatti inediti che Leo Matiz le dedicò tra il 1941 e il 1947, oggi raccolti all’Atelier Via Madama di Torino, la pittrice messicana non è più il simulacro di sé stessa, ma un corpo vivo, fragile, bellissimo nella sua resistenza. La mostra “Il volto segreto di Frida Kahlo”, curata da Loris Innocenti e ospitata dal Gruppo Mac8 S.p.A., restituisce con grazia e misura la parte più intima di una donna che ha fatto del dolore un linguaggio universale.
Torino accoglie questo incontro tra Italia e Messico con un respiro che sa di luce e di memoria. Le fotografie di Matiz — provenienti dalla Leo Matiz Foundation — sono rarefatte e precise, come fenditure nella superficie del tempo. Dentro ogni immagine si avverte un silenzio domestico, quello della Casa Azul, dove Frida dipingeva, amava, sopportava. Lì, tra i colori del Messico e i suoni lontani della vita quotidiana, Matiz la ritrae con un pudore raro: non l’icona, ma la donna che si prepara a esserlo.
Matiz non la osserva: la comprende. Il suo obiettivo sfiora più che catturare. Nelle sue fotografie la luce è carezza, non esposizione. E Frida, col suo volto orgoglioso e vulnerabile, appare come un enigma che non ha bisogno di essere risolto.
C’è in questi scatti un equilibrio sottile tra il dolore e la quiete, tra il gesto che resiste e la stanchezza che lo accompagna. È in questo spazio che nasce la potenza del ritratto, quel punto dove la vita smette di posare e comincia a esistere.
La mostra diventa così un piccolo rito di restituzione. Non l’ennesimo omaggio all’icona pop, ma un invito a riconsiderare la Frida segreta, la donna che scriveva lettere a Diego con la voce spezzata e dipingeva fiori come ferite aperte.
Ogni fotografia è una soglia, una forma di intimità condivisa. E in questo risiede la forza del progetto: nel ricordarci che la fragilità, quando attraversata con dignità, può diventare un atto politico.
Accanto alle immagini, un oggetto contemporaneo rinnova il dialogo tra arte e design: il Wine Frame di Frida Kahlo ideato in collaborazione con Massimo Della Marta e la Galleria Paola Colombari. Un omaggio che unisce memoria e materia, celebrando la continuità di un’estetica che ancora oggi ispira creatori di ogni latitudine.
All’Atelier Via Madama, il volto di Frida non è un’icona da contemplare, ma una presenza da ascoltare.
Le sue labbra socchiuse, i suoi occhi che non cercano approvazione, la sua immobilità carica di energia: tutto parla di una verità che supera il mito.
E mentre ci si ferma davanti a questi scatti, si ha la sensazione che Matiz, più di ogni altro, sia riuscito a cogliere ciò che Frida ha sempre cercato: la libertà di essere vista senza dover spiegare sé stessa.



Quanto mi diletta leggere i tuoi articoli grande Paola!