Mentre in Irlanda il governo conferma ufficialmente che dal 2026 il reddito di base per gli artisti (Basic Income for the Arts) diventerà permanente, in Italia si continua a sopravvivere tra precarietà e disattenzione istituzionale. Il contrasto è netto e racconta due visioni opposte del ruolo dell’arte nella società.
Lanciato nel 2022, il programma pilota irlandese ha previsto un contributo settimanale di 325 euro netti per 2.000 artisti e operatori culturali. La selezione è stata effettuata in modo casuale tra oltre 9.000 candidati idonei, per garantire equità e rappresentatività. Il programma è stato concepito come un esperimento di 3 anni, integrato da una valutazione scientifica con gruppi di controllo, questionari e interviste qualitative.
Nel bilancio 2026, il governo irlandese ha ufficializzato l’intenzione di istituzionalizzare il programma, che continuerà a offrire un contributo fisso settimanale per sostenere gli artisti nel loro lavoro creativo. Le nuove iscrizioni si apriranno a settembre 2026, e il numero di beneficiari potrebbe aumentare a 2.200 persone o più, in base ai fondi disponibili.
Secondo il Ministero della Cultura irlandese, il costo annuale del programma è stimato in circa €35 milioni. L’impatto economico ha generato un ritorno di €1,39 per ogni euro investito, considerando risparmi in sanità, maggiore produttività e crescita del settore culturale. I beneficiari hanno segnalato un calo del 90% dello stress finanziario, un aumento del 55% del tempo dedicato alla produzione creativa, e un miglioramento generale del benessere mentale e sociale. Il programma è considerato un modello internazionale: Catherine Martin, ministra della Cultura, lo ha definito “l’invidia del mondo”, attirando l’interesse di altri paesi europei.
Nel frattempo, l’Italia continua a ignorare il problema. Nonostante una ricchezza culturale invidiata ovunque, i lavoratori del settore artistico vivono in condizioni di estrema precarietà. Contratti a chiamata, pagamenti irregolari, assenza di contributi continui e nessuna forma strutturale di tutela. L’idea stessa di un reddito di base per artisti viene trattata come un lusso o un’utopia.
Eppure, i dati dimostrano che investire nella cultura conviene. In Italia, secondo Symbola, il sistema culturale e creativo produce oltre 90 miliardi di euro l’anno, ma senza un sistema di sostegno adeguato per chi ne è il motore: gli artisti, i tecnici, i performer, i creatori.
L’annuncio irlandese avrebbe potuto aprire una riflessione pubblica seria anche in Italia. Invece, silenzio. Né i media né il Parlamento hanno colto l’occasione per discutere modelli alternativi di welfare culturale. Eppure, in un Paese in cui migliaia di artisti sopravvivono tra lavori malpagati e invisibilità sociale, una misura come il Basic Income potrebbe cambiare radicalmente il panorama creativo.
L’Irlanda ha scelto di sostenere i propri artisti non solo a parole, ma con un’azione concreta e strutturale. Ha dimostrato che l’arte non è un lusso, ma un investimento. L’Italia, invece, resta ferma, intrappolata tra retorica e abbandono istituzionale. La domanda è semplice: quanto ancora dovremo aspettare prima che anche il nostro Paese riconosca che la cultura non vive d’aria?



🌈🌟È sempre più sorprendente in un Paese di millenarie Arte e Cultura la voluta disattenzione e non considerazione che c’è nei Nostri Confronti : i risultati sono sempre più evidenti ed è pertanto chiaro che sia un disegno voluto per un livellamento al basso con conseguente maggior controllabilità sociale : che grande vergogna. Detto questo, che fare se non una pacifica Rivoluzione Gandhiana che man mano sottragga la diffusione di tutte le Forme 🅰️rtistiche?! Forse allora si comprenderà non solo la tristezza e la rassegnazione che si verranno a creare, ma anche la mancanza di UNA GranDe 🅱️ellezza e di un introito collettivo importante, ahimè ad oggi gestito in modalità svilente, insensibile e ignorante, da rozzi figuranti che purtroppo stanno dettando legge : fatta la legge fatto l’inganno.Gr🅰️zie,IN N🏆Ⓜ️e Dell’🅰️RTE, 🅰️Lberto Fortis🙏☯️😇Ⓜ️
Mi congratulo con l’Irlanda per il sostegno al mondo culturale, c’è da augurarsi che anche l’Italia al più presto faccia altrettanto, istituendo un welfare a favore di un numeroso e variegato mondo, dove in tanti hanno difficoltà a sostenersi economicamente.