“Joy”, su Netflix la straordinaria storia della prima bambina in provetta

“Joy – The Birth of IVF”, diretto da Ben Taylor, è un film biografico del 2024 distribuito su Netflix, che racconta la straordinaria storia dietro la nascita della prima “bambina in provetta” al mondo, Louise Joy Brown, avvenuta nel 1978. Il film celebra il lavoro pionieristico di Jean Purdy, interpretata da Thomasin McKenzie, un’infermiera ed embriologa il cui contributo fondamentale alla fecondazione in vitro (IVF) è stato per anni ingiustamente sottovalutato. Accanto a lei, il fisiologo Robert Edwards (James Norton) e il chirurgo Patrick Steptoe (Bill Nighy) completano un trio che ha rivoluzionato la medicina moderna.

Ambientato tra gli anni ’60 e ’70, il film segue la lunga e difficile strada che ha portato alla nascita della fecondazione in vitro. In un’epoca in cui l’idea di creare la vita al di fuori del corpo umano era considerata sia impossibile che eticamente controversa, Purdy, Edwards e Steptoe lavorano instancabilmente per superare ostacoli scientifici, sociali e religiosi. Jean Purdy, figura centrale del racconto, emerge non solo come una brillante scienziata, ma anche come una donna determinata a farsi strada in un mondo dominato dagli uomini. La narrazione esplora con sensibilità il contesto storico in cui la ricerca prese forma, mettendo in evidenza il coraggio e la perseveranza di un piccolo gruppo di pionieri. La loro determinazione sfociò in una delle più grandi conquiste della medicina del XX secolo, aprendo la strada a milioni di nascite in tutto il mondo grazie alla fecondazione assistita.

Il cuore pulsante del film è l’interpretazione intensa e sfumata di Thomasin McKenzie nel ruolo di Jean Purdy. McKenzie riesce a rappresentare con delicatezza e forza la complessità di una donna divisa tra le sue ambizioni professionali e le difficoltà di ottenere il riconoscimento che le spettava. Bill Nighy, nel ruolo del chirurgo Patrick Steptoe, offre una performance toccante, catturando la passione e la tenacia di un uomo che ha dedicato la vita alla scienza nonostante le critiche e le resistenze. James Norton, nei panni di Robert Edwards, aggiunge profondità emotiva al film, mostrando l’equilibrio tra l’ambizione scientifica e il senso di responsabilità verso i pazienti.

Ben Taylor, alla regia, adotta uno stile sobrio ed essenziale, che evita eccessi melodrammatici e lascia spazio alla forza intrinseca della storia. Questo approccio permette al film di mantenere un equilibrio tra il racconto umano e l’approfondimento scientifico, rendendolo accessibile sia a chi conosce poco il tema sia a chi ne apprezza gli aspetti tecnici. La sceneggiatura, scritta da Jack Thorne, si distingue per la capacità di bilanciare gli aspetti personali dei protagonisti con le sfide etiche e sociali legate alla manipolazione della vita umana. Il film affronta senza moralismi i dubbi e le paure sollevati dalla fecondazione in vitro, mostrando come i protagonisti abbiano navigato in un terreno inesplorato, spesso attaccati da chi considerava le loro scoperte un’offesa alla natura. Questa tensione etica è resa con delicatezza, senza ridurre il film a un semplice dibattito, ma mostrando come le scelte personali e professionali abbiano plasmato il futuro della medicina riproduttiva.

La fotografia di Erik Wilson cattura perfettamente l’atmosfera degli anni ’60 e ’70, con toni caldi e dettagli che immergono lo spettatore nel contesto storico. Dalla ricostruzione dei laboratori scientifici alle strade delle città inglesi, ogni elemento visivo contribuisce a rendere credibile il racconto. La colonna sonora, composta da Steven Price, accompagna il film con delicatezza, sottolineando i momenti emotivi senza mai risultare invasiva.

Il film ha ricevuto recensioni per lo più positive, ottenendo un punteggio alto su Rotten Tomatoes grazie alle sue interpretazioni e alla regia attenta. I critici hanno apprezzato soprattutto la performance di Thomasin McKenzie, descritta come “commovente e determinata”, e l’approccio rispettoso con cui il film tratta un tema complesso. Tuttavia, alcune recensioni hanno notato una certa prevedibilità nella narrazione e un approccio convenzionale, che avrebbero potuto essere superati con una maggiore audacia stilistica.

“Joy – The Birth of IVF” è molto più di un semplice biopic: è un omaggio al coraggio, alla perseveranza e all’innovazione. Il film restituisce a Jean Purdy il riconoscimento che per troppo tempo le è stato negato, ricordandoci l’importanza delle figure spesso dimenticate che hanno contribuito al progresso. Pur con qualche limite nella struttura narrativa, la pellicola riesce a emozionare e a ispirare, portando alla luce una storia che non è solo di scienza, ma anche di umanità. In un’epoca in cui il dibattito sulla tecnologia e sull’etica è più attuale che mai, “Joy – The Birth of IVF”ci invita a riflettere su come le grandi conquiste siano spesso frutto di sacrifici personali, rischi calcolati e del coraggio di sfidare il pensiero dominante.

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