Settembre 2024, Napoli apre le porte a JR e lui entra nelle vite delle persone, sfruttando la predisposizione alla comunicazione dell’ambiente, tra motorini sfreccianti, mercatini, fuochi di artificio, urla, gesti e parole incomprensibili, lasciandosi trasportare dall’impetuoso fluire che tutto travolge, tra i vicoli e i quartieri popolari, al fine di dare alla città un suo contributo, inserendola di fatto nel novero degli otto luoghi scelti dall’artista francese per le sue Chronicles, al momento unica città italiana a farne parte.
In questo ciclo di lavori rientra l’evento Le Cronache di Napoli un’opera site-specific che, dal 22 maggio e fino al 22 ottobre, sarà installata sulla facciata del Duomo. Nello stesso periodo la mostra interattiva Chi sei, Napoli? visitabile allele Gallerie d’Italia e dove JR illustra il grande progetto fotografico delle Chronicles, lavoro sui tessuti sociali urbani, durante il quale l’artista coinvolge gli abitanti e le istituzioni cittadine, nel realizzare l’opera finale.
Quindi, nello spazio della mostra, oltre al racconto dell’ultimo progetto del Duomo, l’artista presenta tre murales fotografici elaborati per questo ciclo: Chroniques de Clichy-Montfermeil del 2017, The Gun chronicles: A Story of America del 2018 e Las Crònicas de Cuba del 2019.

JR individua il carattere delle persone, invitandole a partecipare attivamente al gioco della comunicazione tramite il racconto della propria vita, poi le fotografa catturando l’essenza di quei caratteri ed unisce ciascun partecipante in un fotomontaggio affollato, ma ben organizzato.
Lui stesso racconta dell’impronta stilistica, che si potrebbe dire primordiale, che lo ha spinto a concepire l’opera come murale, una passione, tutto sommato evidente, per i lavori di Diego Rivera, quei murales affollati e senza gabbia prospettica né punti di fuga, con folle di figure che si sovrastano come in un impianto barocco, in cui non ci sono le proporzioni e tutto può avere le stesse dimensioni irreali.

Chi sei, Napoli? alle Galleria d’Italia
Presso le Galleria una mostra, come si è detto, interattiva, in cui al visitatore viene data la possibilità di fruire le riproduzione delle tre opere scelte da JR per spiegare il progetto delle Chroincles e, nello stesso tempo, viene coinvolto in un percorso dimostrativo sulle procedure che portano all’elaborazione dell’opera.
JR racconta nei video il modo in cui sono nati i lavori esposti e la componente sociale, spiccatamente comunicativa dei suoi progetti, viene fuori. Egli spiega come si compenetra con i partecipanti senza alcun pregiudizio, crea legami, stimola le comunità in cui si immerge, tramite la partecipazione attiva nel processo creativo, come nel suo capolavoro Teachapi, documentario del 2021.
Il primo ambiente è uno spazio circolare, delimitato da un telo su cui è riprodotto il ciclo Chroniques de Clichy-Montfermeil, opera che l’ex presidente Holland, incluso nello shooting, ha fatto installare in maniera permanente alla Cité des Bosquets a Montfermeil dopo essere stata presentata a Parigi, al Palais de Tokyo nel 2017.
Una serie potente di immagini con un forte contrasto tra tensione psicologica e azione, scattate nel 2016 da JR e dal regista Ladj Ly, che raccontano la storia di Clichy sous-Bois Montfermeil, comuni coinvolti nelle violente rivolte delle banlieue del 2005.
Le figure si sovrappongono senza dare una scansione di profondità spaziale, perché quelle situate in fondo alla scena, sono delle stesse dimensioni di quelle che sono in primo piano.
Nella parte del murale un ritmo ben scandito dalle figure umane, focalizzate su qualcosa di astratto all’orizzonte. Nella parte centrale e in bassa, tutto diventa più dinamico, si muove perché lì sta accadendo qualcosa e il richiamo al murale El hombre en cruce de caminos del 1934 di Diego Rivera è evidente.

C’è Rivera non solo nella scelta del muro come superficie per rappresentare, ma anche nello stile, nell’intuizione sul piano compositivo di affollare lo spazio mettendo ordine nelle zone periferiche della superficie utilizzata e azione in quelle centrali.
Un modo di bilanciare lo spazio che ritroviamo in maniera molto decisa in Las Cronicàs de Cuba dove l’ambientazione latinoamericana gioca un ruolo importante nello stimolare un confronto con Rivera dal punto di vista dell’organizzazione.
In The Gun Chronicles: A Story of America JR aggiunge anche altri richiami iconografici, inquadrando perfettamente la situazione di un risorgimento probabilmente fallimentare, quello a stelle e strisce, richiamando alla memoria la pittura francese, con Delacroix o Gericault, tra bandiere nazionali esposte con fierezza e difesa armata del proprio territorio. Il motivo dell’indissolubile rapporto tossico degli Stati Uniti con le armi.
Un progetto nato in collaborazione con il settimanale Time nel tentativo di mettere a fuoco questa realtà drammaticamente irreversibile.
Nell’ultimo spazio un ampio palco leggermente obliquo, comodo per potersi stendere e guardare la riproduzione retroilluminata dell’installazione di Le Cronache di Napoli, posizionata sul soffitto e la cui versione originale campeggia sulla facciata del Duomo.
Nello stesso spazio sono installate le figure giganti di alcuni protagonisti dello shooting napoletano, con dei pad tramite i quali è possibile ascoltare il loro racconto.
I lavori di JR vengono sempre realizzati per essere fruiti online, tramite il suo sito personale, dove è possibile cliccare sulle figure per ascoltare l’audio del loro racconto. Sempre sul sito web, il video Cronache di Napoli, Behind the scenes, prodotto da Social Animales per la regia di Vincent Lorca, un cortometraggio che racconta l’esperienza di JR a Napoli

Le Cronache di Napoli
L’opera site-specific sulla facciata del Duomo è il prodotto di un lavoro enorme, che ha coinvolto 3 quartieri della città con diversi set in zone popolari, come la piazzetta del Rione Sanità e San Giovanni a Teduccio.
JR e i suoi collaboratori devono aver notato il contrasto tra composto e scomposto che disegna il carattere popolare di ogni singolo individuo in queste zone popolari.
Bellissimi bambini che sfrecciano su motorini, madri corpulente eccessivamente truccate ed estremamente accoglienti, solidarietà e violenza, religione ed esoterismo nel medesimo luogo allo stesso tempo, amore e odio viscerale per la città da parte di chi la vive.
Non è la classica fotografia di Napoli a raccontare la città, non è la cartolina con il Vesuvio, ma lei stessa si racconta tramite la vita che scorre nei vicoli e per le strade. Napoli non è facile da raccontare in maniera sintetica, ma JR, che di Napoli probabilmente conosceva poco o nulla prima del settembre 2024, la descrive perfettamente, coglie del tutto l’essenza caotica del contesto, al pari del Caravaggio delle Sette Opere della Misericordia.
Anche in questo caso JR utilizza un impianto stilistico di ispirazione storica. Circa otto mesi di lavoro in città, per catturarne l’anima, e trasferirla in un’immagine appiattendo tutti i figuranti su un livello privo di gerarchie, mentre lo spazio, diviso in molteplici monadi che vivono in contemporanea, ma distintamente l’una dall’altra, descrive con precisione il caratteristico stile barocco della cultura locale.
Intorno alla guglia scene sacre in chiave contemporanea, una Deposizione di Cristo sotto ad un cielo gonfio di nuvole, con bambini che volano come putti e intorno gli astanti che increduli assisteranno alla trasfigurazione, tra fotografi e paparazzi.

Intanto la vita si muove, si percepisce la musica di un’orchestrina popolare, mentre una coppia con figli si sposa e sembra ricevere la benedizione dal Cardinale che impugna l’ampolla con il sangue del Santo Patrono, momento enfatizzato dall’estasi spirituale dei fedeli.
Intanto un baccanale ha luogo in uno spazio aperto tra danzatrici, musicanti, Sciò Sciò e Pulcinella, mentre Roberto Saviano osserva isolato il contesto, astratto dalle masse e il Sindaco corre a prendere posto nella raffigurazione della collettività che rappresenta, mentre sembra commentare la lettura di un testo dietro la ringhiera di un tipico balcone napoletano.
Non perdono tempo i proprietari di note attività commerciali locali a farsi inserire nella composizione, così il pizzaiolo che annusa l’impasto e il pasticciere che farcisce un dolce. La smodata voglia di notorietà di certi commercianti è il lato pacchiano dello star-system culinario locale.
In basso e intorno la folla si muove con ritmo ipnotico. Chi discute, chi ha un diverbio, c’è chi si schiera da una parte o dall’altra. Poi c’è chi lavora e trasporta una cassetta della frutta e chi prende il sole al mare a dorso nudo.
In definitiva JR ha decorato il Duomo rappresentando perfettamente il barocco napoletano, in un lavoro che rispetta l’armonia dell’architettura, con grande compostezza e rispetto della struttura simbolica. L’arte chiama e i napoletani rispondono, nel bene e nel male, l’opera pubblica diventa argomento per un dibattito.
Per chi non avesse digerito l’indiscutibile capolavoro, non c’è motivo di temere, dal 22 ottobre, terminato l’evento, tutto tornerà come prima su quella nuda facciata, nessun residuo di carta o di colla resterà sulle bianche pareti della cattedrale e JR per voi tornerà ad essere uno sconosciuto, ma è chiaro che non sapete cosa vi stiate perdendo non informandovi sul grande lavoro umano e artistico che mette in atto ad ogni suo progetto, di cui Le Cronache di Napoli rappresentano solo l’ultimo step.
Tutto già fatto e meglio da Toscani 9