La Biennale on Air: l’istituzione veneziana entra nello spazio del podcast

È stato presentato ufficialmente La Biennale on Air, il nuovo podcast della Biennale di Venezia, con il primo episodio disponibile dal 24 settembre 2025. L’iniziativa rappresenta un passo significativo per una delle istituzioni culturali più importanti del mondo, che sceglie di espandere la propria voce oltre i confini fisici di padiglioni, sale cinematografiche e spazi espositivi, approdando in un formato digitale accessibile e in crescita costante.

Il podcast si compone di episodi mensili della durata di circa trenta minuti, in lingua inglese, distribuiti sulle principali piattaforme come Spotify, Apple Podcasts, Amazon Music e Audible, oltre che sul sito ufficiale della Biennale. L’obiettivo dichiarato è di aprire tutte le sezioni dell’istituzione, dai festival ai progetti collaterali, dalle mostre agli archivi storici, creando un archivio sonoro che possa dialogare con pubblici diversi e internazionali.

Il primo episodio ha offerto una panoramica che attraversa discipline e linguaggi, con interventi che hanno toccato l’82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, il Festival Internazionale di Musica Contemporanea, i progetti di architettura legati a Carlo Ratti e ad AquaPraça, fino alla danza con il progetto coreografico The Herds della Biennale College. Tra le voci invitate emergono personalità di forte richiamo come Guillermo del Toro, Werner Herzog, Jude Law, Charlotte Wells e Benny Safdie, accanto a figure istituzionali come Alberto Barbera. È un mosaico che rispecchia la natura multidisciplinare della Biennale e la volontà di renderne accessibile la complessità.

La scelta del podcast non è casuale. In un panorama culturale sempre più digitale, in cui la fruizione si distribuisce tra piattaforme, social network e contenuti on demand, la Biennale decide di occupare uno spazio che fino a pochi anni fa le istituzioni tendevano a trascurare. Non si tratta solo di comunicazione, ma di una forma di mediazione culturale: offrire agli ascoltatori la possibilità di avvicinarsi a contenuti che normalmente richiederebbero la presenza fisica a Venezia, o l’accesso a circuiti specialistici.

Dal punto di vista editoriale, La Biennale on Air si posiziona come contenuto aggiuntivo rispetto a cataloghi, video e comunicati ufficiali. Il podcast fornisce uno strumento di approfondimento diverso, più intimo e narrativo, in cui il linguaggio orale sostituisce la scrittura accademica o la comunicazione istituzionale. Questo permette di dare spazio a riflessioni meno rigide, a racconti personali, a dialoghi che non devono sottostare al formato di una conferenza stampa o di un catalogo di mostra.

La mossa ha anche una valenza strategica. Fidelizzare un pubblico globale attraverso un appuntamento mensile significa mantenere viva la relazione con la Biennale durante tutto l’anno, e non solo nei mesi delle esposizioni e dei festival. Significa trasformare un evento ciclico in una presenza continua, capace di generare conversazioni culturali nel flusso quotidiano degli ascoltatori.

Con questa iniziativa, la Biennale di Venezia si propone come interlocutore non solo degli addetti ai lavori, ma anche di un pubblico più vasto, internazionale e giovane. Se saprà mantenere coerenza e qualità, il podcast potrà diventare un nuovo strumento di riflessione e di mediazione culturale, trasformando l’ascolto in un’estensione naturale dell’esperienza biennalesca. Non più soltanto manifestazione concentrata in tempi e luoghi precisi, ma voce diffusa, capace di dialogare con il mondo in modo continuo.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Mascherada. Dove la memoria diventa volto, allo spazio MU.RO di Milano

Tra maschere che svelano più di quanto nascondano, “Mascherada” inaugura lo Spazio MU.RO di Elisabetta Roncati e Andrea Musto a Milano, un luogo dove la memoria diventa volto e l’arte un ponte tra identità e urgenze contemporanee.

Curategist: la nuova figura del curatore 3.0. Intervista fiume con la pioniera Victoria Lu (pt 1)

Abbiamo scelto di non ridurre l’intervista, proprio perché rappresenta una delle prime conversazioni approfondite con Victoria Lu pubblicate in Italia. In questa prima parte esploreremo il suo percorso professionale e il concetto di curategist

Quando il volto diventa presenza: Ache77 e la sua alchimia tra materia, tempo e spiritualità urbana

A distanza di 10 anni ho avuto modo di parlarne con Ache77 e di farmi raccontare qualche particolare della sua storia artistica mentre lavorava ad un muro nel quartiere Isolotto (guarda caso, pioveva e faceva freddo).

Artuu Newsletter

Scelti per te

Da WhiteSpace Projects Napoli un nuovo capitolo di una fiction sci-fi con Agnes Questionmark e Alessandra Troncone.

La fall season accoglie due tra le figure recentemente segnalate dal Giornale dell’Arte come le cento personalità più influenti in Italia: Alessandra Troncone (1984, Napoli) e Agnes Questionmark (1995, Roma), rispettivamente curatrice e artista, due protagoniste che non necessitano di presentazioni.

La pittura non è morta: Ahmet Öğüt a Venezia sfida l’IA e il mito della riproducibilità

Dal 6 novembre 2025 all’8 febbraio 2026 in mostra presso la galleria A plus A di Venezia neither artificial nor interlligent, una personale di Ahmet Öğüt. Dieci tele a olio stimolano una riflessione sull’interpretazione dell’immagine nell’epoca contemporanea.

Dentro la mente di Matt Mullican: il tappeto cosmologico di “That Person” invade Palazzo della Ragione

La prima cosa che vedo di Matt Mullican, salito lo scalone che porta a Palazzo della Ragione a Bergamo Alta - un luogo da cui si gode una delle più belle viste sul Duomo - è la sua schiena ripiegata a terra: sta fotografando con il cellulare “That Person’s Heaven”, la monumentale installazione che ha pensato per questo spazio.

Un dialogo al femminile (ma non femminista) alla Fondazione Merz, sul ruolo dell’arte in tempi di crisi

Qual è il ruolo della cultura nei momenti di difficoltà globali? Cosa dobbiamo aspettarci e cosa dovrebbe fare? Fondazione Merz prova a interrogarsi sull’argomento con il secondo episodio di un progetto, PUSH THE LIMITS, la cultura si sveste e fa apparire la guerra, riprendendo, per questa occasione, un’affermazione di Mario Merz.

Seguici su Instagram ogni giorno