La fine allegra: Cattelan e Ballario riscrivono il lutto all’alba in Piazza Duomo

Morire è l’atto più filosofico del nostro vivere. La morte è un caleidoscopio attraverso cui osservare frammenti di puzzle esistenziali e ricostruire trame del pensiero.

Nel puro spirito di “una risata vi seppellirà”, stamattina all’alba, in Piazza Duomo a Milano, si è svolto “La fine allegra”, un flash mob ideato dall’artista Maurizio Cattelan e dal critico d’arte e voce radiofonica Nicolas Ballario. L’evento ha visto la partecipazione di numerosi curiosi e appassionati, che hanno esibito cartelli con slogan ironici e provocatori sul tema della morte: “È la fine del mondo così come lo conosciamo, e mi sento bene”, “Se ci sei batti un colpo”, “Chi dorme non piglia pesci”, “Memento Mori”, “C’est la vie”, I will not survive”, “Keep smile and die”, “Pensati risorto”, “Sapore di sale, sapore di male”, “Tre metri sotto terra”. Un gioco di parole, cinico e surreale, che ha trasformato il tema del lutto in un’occasione di riflessione collettiva.

L’iniziativa, che ha segnato non l’inizio ma la fine della Milano Art Week, è stata sottolineata dal direttore del Museo del Novecento, Gianfranco Maraniello. Eppure, non tutto è andato secondo programma: i cornetti e i caffè promessi in Piazza Duomo sono stati spostati all’interno del museo per volere della questura. La scena ricordava una manifestazione sindacale d’altri tempi, con l’unica differenza che di lavoratori, a quell’ora, non se ne vedevano molti. “Stamattina di lavoratori non ce n’erano”, ha scherzato Ballario, sottolineando il carattere ironico dell’evento.

Promosso dal Living del Corriere e dal Museo del Novecento, “La fine allegra” ha dimostrato come, in un momento di grande tragedia globale, l’ironia possa essere un mezzo per porci domande profonde. Quest’iniziativa riflette appieno l’anima di Milano: un connubio tra espressione artistica e concretezza operativa. Una performance all’alba, a metà tra happening artistico e routine metropolitana, che trasforma la riflessione sulla morte in un’esperienza collettiva. E quale altro artista, se non Cattelan, saprebbe rendere un tema esistenziale così cupo un’occasione per sorprendersi e ridere?

Ballario, ha dato forma e voce al progetto. Insieme, lui e Cattelan sembrano due complici dell’assurdo, pronti a coinvolgere chiunque in un’azione fuori dal tempo e dal contesto. Una chiamata inaspettata all’arte, in cui l’unico biglietto d’ingresso è la curiosità.

(foto di Ruben Caroselli)

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