Con l’inaugurazione della Linea del Tempo nella Torre IULM 6, l’Università IULM di Milano compie un passo significativo verso una concezione nuova e partecipativa dello spazio universitario: non più solo luogo di formazione, ma anche museo diffuso, aperto alla cittadinanza e pensato per rendere la cultura visibile, accessibile e quotidiana. A partire dal 20 maggio 2025, lungo tre rampe dell’edificio simbolo del campus prende forma un percorso immersivo in 52 tappe che ripercorre – in modo narrativo e suggestivo – la storia della comunicazione umana, dalle origini mitologiche della Torre di Babele fino alla Cappella Sistina.
Il progetto fa parte del più ampio TAM TAM – Museo Diffuso della Comunicazione, un’iniziativa che si espande progressivamente all’interno e all’esterno dell’Ateneo e che intende restituire alle discipline insegnate – e in particolare alla comunicazione – una presenza fisica nello spazio. Non si tratta, infatti, di un museo tradizionale, ma di un’operazione culturale che trasforma gli ambienti universitari in spazi narranti, capaci di stimolare riflessioni, connessioni e nuovi sguardi.
“La comunicazione – afferma Valentina Garavaglia, rettrice dell’Università IULM – è la capacità di comprendersi, di scambiarsi conoscenze, emozioni e linguaggi. La Linea del Tempo nasce per mostrare come, nel corso della storia, le civiltà abbiano costruito forme diverse di espressione e interazione. Una mappa simbolica che racconta l’umanità attraverso i suoi modi di comunicare.”
Ideato dal professor Gianni Canova, storico del cinema e già rettore dell’Ateneo, il progetto non si limita a un’esposizione cronologica. È piuttosto una riflessione sul desiderio profondo che spinge gli esseri umani a entrare in relazione, a raccontarsi, a lasciare traccia. “Siamo esseri finiti – spiega Canova – e proprio da questa consapevolezza nasce il nostro bisogno di comunicare. Questa timeline è un viaggio dentro quella tensione, un tentativo di dare forma a quel bisogno, nel tempo e nello spazio.”
Ogni tappa del percorso è arricchita da testi bilingue, immagini evocative, installazioni scenografiche e contenuti audio-video. Un lavoro che ha coinvolto attivamente anche studenti e studentesse dell’università, protagonisti della creazione dei video, della traduzione dei materiali, fino alla registrazione dell’audioguida che accompagna i visitatori. Un modo concreto per vivere la formazione come esperienza creativa e collettiva, e per rendere gli studenti parte attiva del progetto culturale dell’Ateneo.
La Linea del Tempo è gratuitamente accessibile, non solo alla comunità universitaria ma anche a visitatori esterni, scuole, gruppi e curiosi. L’intento è chiaro: aprire l’università alla città, trasformare il campus in un luogo vivo e condiviso, dove l’arte e la conoscenza non si trovano solo nei libri o nelle aule, ma si manifestano fisicamente, quotidianamente, nelle architetture e nei passaggi.
Il progetto si inserisce in una visione più ampia che da anni guida la IULM: quella di costruire un territorio culturale diffuso, dove trovano spazio le opere di artisti come Arnaldo Pomodoro, Emilio Isgrò, Marco Nereo Rotelli. Un campus che non è solo luogo di studio, ma anche laboratorio estetico, paesaggio visivo, ambiente trasformativo. “Un quartiere può rigenerarsi anche a partire dalle opere d’arte che ospita – ha sottolineato la rettrice Garavaglia – ed è ciò che vogliamo fare con il nostro campus: creare un ecosistema di bellezza aperto a tutti”.
In un momento storico in cui la cultura rischia spesso di essere relegata in spazi separati o accessibili solo a pochi, l’Università IULM sceglie una via diversa: integrare arte, sapere e vita quotidiana, restituendo alla comunicazione tutta la sua forza originaria. La Linea del Tempo non è un semplice allestimento: è un gesto politico e poetico insieme, che afferma il diritto di tutti a essere parte di un racconto comune.
In questo modo, l’università si riconferma luogo di produzione di conoscenza, ma anche di immaginazione condivisa, dove la cultura non è solo oggetto di studio, ma esperienza visiva, partecipata, viva. Un museo in cui le pareti parlano, e lo fanno a chiunque voglia ascoltare.