La nascita del Writing e il suo arrivo in Europa con Microbo e Bo130

Il nuovo episodio di Street Art: Urban Stories — il podcast prodotto dalla Galleria Wunderkammern e condotto da Giuseppe Pizzuto — si concentra su un momento cruciale della storia dell’arte urbana: l’arrivo del writing in Europa. A raccontarlo sono Microbo e Bo130, due figure centrali della street art italiana, che ripercorrono i primi approdi del graffitismo europeo, le influenze americane e la nascita di un linguaggio visivo nuovo, capace di adattarsi e trasformarsi attraverso le città del Vecchio Continente.

A partire dagli anni Ottanta, la cultura urbana americana inizia a propagarsi al di fuori di New York, trasportando con sé non solo i codici del writing ma un intero immaginario: hip hop, breakdance, rap, graffiti. Questa contaminazione avviene in gran parte attraverso i film Style Wars (1983) e Wild Style (1982), due opere diventate fondamentali nella diffusione visiva e culturale del fenomeno. Proiettati nei cinema underground, nei centri sociali e nei primi festival indipendenti, questi film hanno avuto il merito di raccontare una realtà artistica spontanea, radicata nelle periferie e nei sobborghi, ma dotata di una forza comunicativa enorme.

Da lì, Parigi, Londra, Bristol e Amsterdam diventano le prime capitali europee del graffitismo. In queste città, i giovani iniziano a reinterpretare il modello americano, trasferendolo su facciate, sottopassaggi, stazioni ferroviarie. Ma non si tratta di una semplice imitazione: fin dall’inizio, il writing europeo assume tratti distintivi, mescolando lettering con le culture visive locali, contaminandosi con il design, la tipografia, il muralismo politico e persino l’illustrazione.

Il podcast ricostruisce con chiarezza questo processo, sottolineando come il writing sia stato in Europa un linguaggio “assimilato”, non trapiantato. La firma sui muri diventa, più che un gesto individuale, un esperimento collettivo: una nuova grammatica urbana in grado di parlare alle comunità, di affermare identità, di costruire narrazioni.

In Italia, il fenomeno si manifesta con forza soprattutto tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila. È in questo contesto che operano Microbo e Bo130, due artisti milanesi che hanno saputo tradurre le influenze del writing internazionale in una visione radicalmente personale. I loro lavori — tra adesivi, stencil, pitture murali e installazioni — definiscono un’estetica inedita, capace di spostarsi agevolmente dal contesto urbano a quello espositivo, senza perdere la propria carica sovversiva.

Nel dialogo con Pizzuto, emergono le trasformazioni della street art italiana, passata da espressione spontanea a linguaggio riconosciuto anche dalle istituzioni, ma ancora profondamente legata allo spazio pubblico come luogo di intervento. La città è al tempo stesso supporto, soggetto e contenuto: un ambiente da ascoltare, modificare, attraversare con lo sguardo.

L’episodio offre uno sguardo approfondito su ciò che accade quando una cultura nata nelle strade di New York incontra l’Europa. Si analizzano le divergenze tra il writing e la street art, i diversi approcci alle tecniche, l’evoluzione dei formati e l’adattamento ai contesti sociali urbani. È anche un’occasione per riflettere su come la pratica artistica nello spazio pubblico sia cambiata nel tempo, passando dall’illegalità alla legittimazione, senza perdere — in molti casi — la sua vocazione critica.

Disponibile su Spotify, Amazon Music/Audible, Deezer e Spreaker, Street Art: Urban Stories prosegue così il suo viaggio tra linguaggi e territori dell’arte urbana, con la voce diretta dei suoi protagonisti. Un episodio che non è solo cronaca, ma anche mappa visiva e culturale di come la street art si sia radicata nel paesaggio europeo, mutando pelle ma non intenzione.

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