C’è un momento, nella notte, in cui il vento smette di essere soltanto vento e impara a danzare. È da questa suggestione poetica che nasce “The night the wind learned to dance”, la prima personale in Italia di Fanny Allié, ospitata dalla Galleria Giovanni Bonelli di Milano fino al 25 maggio 2025 e curata da Chiara Ianesselli.
Artista francese di nascita, newyorkese d’adozione, Fanny Allié ha fatto del recupero e della trasformazione il cuore pulsante della sua ricerca. Le opere esposte sono nate appositamente per questo progetto, pensate in dialogo diretto con gli spazi della galleria, e raccontano — attraverso materiali dimenticati e tessuti abbandonati — una storia di identità smarrite e ritrovate. Broccato, seta, denim, lino, velluto e organza: tessuti che conservano memoria di corpi e luoghi, e che Allié cuce e ricompone in paesaggi sospesi e personaggi in perenne movimento.
Le sue creazioni sono scene da un film immaginario, abitate da maghi, danzatrici di lap dance, uomini mascherati ed eroi da strada, tutti ritratti in pose ondeggianti, come intrappolati in una coreografia notturna e urbana. Corpi che, con goffa grazia, sembrano galleggiare tra passato e presente, tra realtà e sogno. Talvolta i suoi arazzi e collage tessili si aprono come sipari o finestre segrete, lasciando intravedere altri mondi o suggerendo vie di fuga dalla scena.
La tecnica di Fanny Allié mescola colore e filo da cucire, disegnando silhouette delicate, figure la cui ombra sembra essersi persa nel tempo. È una riflessione lirica e profondamente contemporanea sull’abbandono e sul recupero: di materiali, certo, ma anche di memorie e identità. Un racconto femminile e intimo, che tuttavia assume respiro collettivo. I suoi personaggi parlano di New York, dei suoi quartieri e dei suoi angoli dimenticati, ma potrebbero vivere in qualsiasi città, tra le crepe delle strade, nei tunnel della metro o davanti a un idrante che spruzza acqua in una notte d’estate.
In questa personale milanese, il lavoro di Allié diventa un atto di resistenza poetica contro l’oblio. Ogni tessuto recuperato, ogni passo di danza suggerito, è un gesto che celebra la forza della memoria e la capacità di immaginare nuove mitologie urbane. Un labirinto di stoffe e storie in cui il visitatore si muove, spettatore e narratore al tempo stesso.
Fanny Allié, nata a Montpellier nel 1981 e formatasi all’École Nationale Supérieure de la Photographie di Arles, vive e lavora a New York da oltre vent’anni. Le sue opere sono state esposte in numerose istituzioni internazionali, tra cui il Bronx Museum, The Bronx Parks, Princeton University, Hyatt Centric Philadelphia, The Bronx Museum, e installazioni pubbliche alla Chiesa di Saint-Eustache a Parigi.
Con “The night the wind learned to dance”, la Galleria Giovanni Bonelli conferma ancora una volta la propria vocazione alla ricerca internazionale e alla valorizzazione di linguaggi che sanno tenere insieme poesia, memoria e tensione contemporanea. E invita il pubblico milanese a lasciarsi trasportare da una danza sottile che attraversa le notti, le città e le identità.