Il suo ultimo romanzo, “Addio Miss Marple”, è uscito nel 1976, poco dopo la sua morte. Eppure nel 2025, Agatha Christie, la signora del thriller, la scrittrice geniale che ha fatto vivere personaggi indimenticabili, tra avventure e crimini dalla difficile soluzione, “torna in vita” per insegnare a chi vorrà come si scrive un perfetto libro giallo.
Sta facendo discutere nel Regno Unito, e non solo, un videocorso lanciato dalla BBC, nel quale Agatha Christie, o meglio, una sua versione ricreata con l’intelligenza artificiale, insegna le basi del giallo classico ad aspiranti scrittori.
Un esperimento tra nostalgia, tecnologia e interrogativi etici sul ruolo degli autori nell’era dei cloni digitali. Per chi si iscriverà al corso – articolato in 11 lezioni video con un’Agatha “digitale” a dare suggerimenti e indicazioni su stile e scrittura, oltre a 178 pagine di appunti e un libro di esercizi di 100 pagine – sarà proprio la geniale creatrice di Hercule Poirot e Miss Marple a rispondere all’interrogativo su come si scrive il bestseller perfetto.
Il progetto ricrea la voce e l’aspetto dell’autrice inglese – che ha all’attivo 66 romanzi e 2 miliardi di copie vendute nel mondo -, utilizzando registrazioni d’archivio, lettere, scritti originali e interviste, selezionati da un gruppo di studiosi. L’attrice Vivien Keene ha interpretato la scrittrice, con l’aiuto di tecnologie di ricostruzione vocale e visiva, per offrire agli studenti consigli su struttura, colpi di scena e suspense, tratti direttamente dalle sue opere letterarie. Nonostante il progetto sia stato realizzato con il supporto della famiglia Christie, si sono sollevati interrogativi etici sull’uso dell’intelligenza artificiale, anche se i produttori sottolineano che, in questo caso, si tratta di un lavoro filologico e interpretativo più che di una mera riproduzione digitale. James Prichard, pronipote della scrittrice, sostiene che il corso rappresenta un modo autentico e rispettoso di trasmettere i suoi insegnamenti e la sua voce narrativa unica e irripetibile.

Personaggi storici e artisti “resuscitati”
Ma cosa implica quest’esperimento? È un tributo all’ingegno creativo o un limite allo spirito di originalità? Non è la prima volta che un grande personaggio della cultura o della storia viene rimesso al centro del palcoscenico mediatico dopo la sua morte, grazie alle tecnologie digitali.
Nel 2024, a 35 anni dalla morte di Salvador Dalì, il Museo di St. Petersburg, in Florida, a lui dedicato, ha ricreato, grazie all’intelligenza artificiale, la voce del genio di Figueres. I visitatori, grazie a uno speciale “telefono aragosta”, simile alla celeberrima creazione surrealista di Dalì, hanno potuto rivolgere domande e considerazioni all’artista, interloquendo con la versione digitale della sua voce.
Già nel 2019, lo stesso museo aveva lavorato a un progetto simile: creare una riproduzione digitale di Dalì che facesse da guida ai visitatori nelle varie sale. Del resto, lo stesso maestro del surrealismo diceva che alla sua morte non credeva “del tutto”. Nel 2023, il parigino Museo d’Orsay aveva invece promosso lo sviluppo di un sosia digitale di Vincent van Gogh che accoglieva i visitatori al termine di una mostra dedicata agli ultimi due mesi di vita dell’artista, per interfacciarsi con i turisti e rispondere alle loro domande.
Molte vertevano sul perché il grande pittore olandese si fosse suicidato. Le risposte erano così articolate – e diverse a seconda di come venivano poste – che il van Gogh versione AI fu intervistato persino dal New York Times.
Tecnologia, autenticità e futuro della didattica
Forse il videocorso con una rediviva Agatha Christie digitale non insegnerà a scrivere gialli come ha saputo fare lei, ma ci spinge a indagare il mistero più intricato di tutti: quello dell‘autenticità nella cultura algoritmica. “Agatha Christie – spiega ad Artuu Maria Cristina Gaeta, docente di diritto privato e diritto dell’informatica, segretario scientifico ReCEPL, Centro di Ricerca in Diritto Privato Europeo, Università ‘Suor Orsola Benincasa’ di Napoli – era un’autrice curiosa, moderna e ironica. Se i suoi eredi hanno dato il consenso possiamo pensare che non sarebbe stata contraria, anzi, dato il suo spirito, magari avrebbe voluto partecipare allo sviluppo. Credere nel progresso significa, a mio avviso, non dire ‘no’ a priori a iniziative del genere ma partecipare con consapevolezza: sapendo che si tratta di una simulazione, non della vera autrice. È un’esperienza utile, affascinante, ma parziale. Non sostituisce il rapporto con un insegnante umano, né la lettura diretta delle opere. Può essere uno strumento didattico interessante, con delle potenzialità anche in altri ambiti”.
La ritrovata “voce” di artisti e personaggi storici grazie all’intelligenza artificiale non può che sollevare interrogativi scomodi. Si tratta di una facile operazione di marketing che fa diventare il defunto una sorta di “marionetta” nelle mani di promotori spericolati? Di chi è veramente la voce creativa, quando viene riproposta dalle più avanzate tecnologie di machine learning? “Imitare uno stile – prosegue Gaeta – è un’operazione tecnica, meccanica. Comprendere la visione del mondo richiede invece empatia, contesto, profondità culturale. E questo, al momento, appartiene solo all’umano. L’autorialità, intesa come visione personale del mondo, resta qualcosa di unico. Credo che l’intelligenza artificiale possa essere uno strumento molto utile, anche per avvicinarci a forme di scrittura complesse, come quella di un’autrice straordinaria come Agatha Christie. È una direzione di evoluzione della didattica che vivo ogni giorno come docente. L’IA può supportare concretamente ogni aspetto della vita quotidiana, ma bisogna saper scegliere lo strumento più adatto al contesto. Non possiamo fermare questo processo: è come un’onda. O la cavalchiamo, o ne siamo travolti”.