In occasione dell’ottava edizione del Festival della creatività contemporanea Parma 360, è stata realizzata la mostra L’opera d’arte nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale, allestita negli spazi espositivi del Palazzo Pigorini in Strada della Repubblica e del Torrione Visconteo, architettura medievale sita di fronte al complesso monumentale della Pilotta.
A cura di Chiara Canali, Rebecca Pedrazzi e Davide Sarchioni, la mostra si propone come dimostrazione della collaborazione tra creatività digitale e creatività umana. Ispirandosi apertamente al saggio pionieristico di Walter Benjamin, datato 1936, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, l’esposizione mira a confermare le possibilità creative delle nuove tecnologie e il cambiamento che esse portano alla ricezione artistica stessa.
Le opere in mostra sono spazi di irrealtà creati da più di 20 artisti italiani che mediante l’adozione di Ai generative, tecnologie GAN (Reti Generative Avversarie), Text image, syntetic photography, elaborazione di dati, strumenti di mixed reality e glitch art offrono allo spettatore una visione plurima di una realtà che si pensa già di conoscere nella sua totalità. L’esposizione dialoga apertamente col passato, a partire dalle sedi scelte e dalla volontà espositiva di allestire le sale organizzandole in base ai generi determinanti e centrali della storia dell’arte: la ritrattistica, la natura e il paesaggio.
L’AI recepita come strumento collaboratore alla creazione, per mezzo di un lavoro uomo-macchina sinestetico e sincronico, offre visioni sorprendenti al di là delle narrazioni consuete. Gli artisti in mostra tra cui Antonio Barbieri, Domenico Barra, Davide Maria Coltro, Andrea Crespi, Giuliana Cunéaz, Deborah Hirsch, Kamilia Kard, Giuseppe Lo Schiavo e Manuel Macadamia realizzano opere che, attraverso l’interazione di media tradizionali e media contemporanei, digitali offrono allo spettatore esperienze di visione del tutto innovative. «Temi come la natura, la botanica, l’ambiente, ma anche l’uomo, l’umanità, le comunità, le città, i monumenti, le macchine, i sogni, le mitologie sono plasmati e/o trasformati». Lo spettatore è accolto nella prima sala dall’esposizione di ritratti che tentano di riformulare il concetto di ritrattistica attraverso l’opera di Giuseppe Lo Schiavo, Giuseppe Ragazzini e Andrea Crespi.
L’opera Apollo di Lo Schiavo si pone evidentemente come un dialogo tra la tradizione del ritratto ufficiale e quella della contemporanea synthetic photography, tentando di ricostruire fisiognomicamente il viso del nobile settecentesco protagonista del quadro del ‘700. Oltre la ritrattistica, si è condotti ad una sala che esplora un’inedita visione di natura artificiale inaugurata dalle tecnologie creative e generative, attraverso le opere Arborescent Trinity di Davide Maria Coltro, Map(Star) the World di Vincenzo Marsiglia e l’opera di Deborah Hirsch tesa a immortalare tramite pittura acrilica e coding, la struttura vegetale di piante destinate presto a scomparire, poiché in via d’estinzione.
Le opere realizzate mediante tecniche e tecnologie differenti, prive di concordanza stilistica e formale, offrono allo spettatore un modo nuovo di visione, disancorata dai precetti noti, conosciuti, per addentrarsi in un mondo inesplorato e accessibile per mezzo delle nuove possibilità tecnologiche. Possibili futuri sono immaginati dagli artisti in mostra, come nel caso di Manuel Macadamia o Max Papeschi con Extinction. Essi creano un’umanità inquietante, futura, che nonostante sembri lontana, pare condividere la stessa precarietà esistenziale della società contemporanea.
L’esposizione accompagna lo spettatore in un dedalo tematico in cui si trova ad esplorare, tramite tecnologie e strumenti digitali, questioni vicine, quali l’ecologia, l’ambiente, l’umanità, l’informazione e la storia restituite tramite le lenti plurime dei software e dei nuovi strumenti digitali. L’immersività della mostra è testimoniata dalle installazioni video e site specific allestite nella seconda sede dell’esposizione, ovvero il Torrione Visconteo, dove si trovano le opere di Kamilia Kard, Luca Pozzi e Lino Strangis. La belle au bois dormant del 2023 è l’ambiente artistico realizzato da Giuliana Cunéaz, ancora a Palazzo Pigorini. Si tratta di un’opera che, come le altre in mostra, avvalendosi dell’AI e delle nuove tecnologie varca agilmente e sottilmente i confini tra realtà e sogno, concretezza e immaginazione, offrendo ancora una volta punti di vista inediti.