Spegnete il forno. Mettete giù la forchetta, e, soprattutto: indossate le cuffie. Perché a Trento, fino all’11 gennaio 2026, il MUSE – Museo delle Scienze presenta “Food Sound. Il suono nascosto del cibo”, una mostra immersiva che ribalta le nostre certezze sensoriali e ci fa riscoprire un senso spesso sottovalutato nel mondo dell’alimentazione: l’udito. Un progetto curato da Vincenzo Guarnieri insieme a Chiara Quartero, con la supervisione scientifica di Massimiliano Zampini del CIMEC, che ci trasporta in un viaggio dove il cibo non si guarda e non si assaggia, si ascolta. Letteralmente.

Un’ora di percorso autoguidato in cuffia, arricchito da suoni binaurali, spazializzati e tracce ASMR, che conduce il pubblico attraverso cinque sezioni tematiche, ognuna pensata per svelare un diverso livello dell’esperienza sonora legata al cibo. L’immersione è resa possibile dalle supraGuide SPHERIC, cuffie brevettate nel 2023 che, oltre alla qualità audio, integrano un sistema di riconoscimento della posizione del visitatore e attivano automaticamente i contenuti audio in base al punto del percorso. Il risultato è un ambiente che risponde ai tuoi movimenti, che ti avvolge e ti accompagna in un’esplorazione sonora tridimensionale e precisa.
Non è solo un allestimento spettacolare, è un dispositivo narrativo intelligente che trasforma il museo in uno spazio vivo, dinamico, pensato per sollecitare le nostre percezioni più intime. E funziona. Perché, come spiega lo stesso Guarnieri, “ci alimentiamo anche con l’ascolto”. Una frase che può sembrare retorica, ma che si dimostra concreta nei fatti, supportata da una base scientifica solida e multidisciplinare. Psicologia, neuroscienze, marketing, antropologia: tutti convergono qui, in un racconto che restituisce al suono il ruolo che merita nel nostro rapporto con il cibo.

Tutto comincia in uno spazio ispirato all’anatomia dell’orecchio, un prologo acustico che introduce i visitatori al concetto di percezione sonora. Voci, onde visive, oggetti simbolici: la mostra si apre come un rituale, una presa di coscienza sensoriale. Poi si entra in una cucina ricostruita, popolata di oggetti familiari – frullatori, coltelli, padelle, confezioni, lavandini – che si animano attraverso suoni 3D registrati in modo iperrealistico. Gli oggetti si illuminano in sincronia con l’audio, creando una coreografia multisensoriale che trasforma la preparazione del cibo in un’esperienza immersiva.

Si prosegue lungo la strada dei ristoranti, una passeggiata attraverso sette ambienti differenti, ciascuno caratterizzato da una propria identità sonora: dalla trattoria con tovaglia a quadretti al ristorante stellato, dallo street food al fast food, passando per un ristorante al buio e un futuristico ristorante sensoriale. Ogni luogo è dotato di un soundscape costruito ad hoc. I visitatori si accomodano ai tavoli, premono un campanello e partecipano a una degustazione collettiva… solo con l’udito. Qui il cibo non si vede né si tocca: si ascolta, si interpreta, si immagina. E nel lounge bar, grazie a speciali dispositivi, è possibile ascoltare il suono del cibo attraverso la conduzione ossea, direttamente dalle ossa della mascella. È una rivelazione.

La sezione centrale, e forse la più provocatoria, è Il mercato delle illusioni. Un ambiente che imita un vero mercato, ma in cui le scelte alimentari vengono fatte esclusivamente attraverso l’ascolto. Dieci postazioni interattive invitano i visitatori a confrontarsi con la forza persuasiva del suono: quale snack sceglieresti solo sentendo il rumore della confezione? Quanto influisce il crack di un morso sulla tua percezione di freschezza o qualità? Le attività sono basate su studi scientifici reali o ipotesi di ricerca, alcune delle quali verranno sviluppate in tempo reale durante l’arco della mostra. Il pubblico diventa parte di un esperimento neuroscientifico, e l’esperienza si arricchisce di senso.
L’ultima tappa, Sussurri scientifici, offre uno spazio di decompressione, dove rilassarsi e ascoltare – in formato ASMR – i racconti sussurrati delle ricerche che hanno ispirato ogni sezione. Qui la scienza si fa narrazione, intimità, esperienza individuale. È una chiusura morbida ma intensa, che restituisce profondità all’intero percorso.

Food Sound è una mostra che lavora su due livelli paralleli. Da una parte, è una proposta collettiva, partecipativa, dove si ascolta insieme, si scambiano sensazioni, si riflette sul comportamento alimentare. Dall’altra, è un’esperienza profondamente personale, che riattiva memorie, emozioni, legami affettivi legati ai suoni della cucina e della tavola. Un doppio registro perfettamente orchestrato.
L’idea nasce da un episodio raccontato dallo stesso Guarnieri: anni fa, durante una visita in un’azienda di patatine, alcuni bambini avevano scambiato il rumore delle friggitrici per il pianto di altri bambini. Da quel momento, il curatore ha iniziato a studiare le connessioni tra suono e cibo, scoprendo una mole di studi scientifici affascinanti e spesso trascurati. Da lì è partita una lunga ricerca, confluita in questa mostra che oggi porta a Trento una delle proposte più originali e stimolanti dell’intero panorama espositivo nazionale.

Il comitato scientifico, composto da ricercatori di alto profilo come Louena Shtrepi, Luisa Torri, Riccardo Migliavada e ovviamente Zampini, garantisce il rigore dei contenuti. L’allestimento, pensato nei minimi dettagli, integra anche un percorso tattile per persone cieche o ipovedenti e la traduzione in tre lingue (italiano, inglese e tedesco), a conferma della vocazione inclusiva e internazionale del progetto.
Con “Food Sound”, il MUSE non propone solo una mostra, ma una rivoluzione percettiva. Una proposta capace di cambiare il nostro modo di pensare il cibo, ricordandoci che anche l’orecchio – e non solo l’occhio – vuole la sua parte. E una volta usciti da lì, quel crack, quel fruscio, quel brontolio familiare… non li ascolterete più con le stesse orecchie.