Manifest!Art porta l’arte urbana nelle piazze e nei sentieri della città di Carugo

C’è una città che si immagina, e da oggi prova a raccontarsi in modo diverso. È Carugo, piccolo centro della provincia comasca che dal 14 giugno al 14 luglio diventa teatro di Manifest!Art. – La città che si immagina, un progetto di arte pubblica che trasforma i pannelli destinati alle affissioni referendarie in spazi di possibilità.

A idearlo è FAS2018, associazione culturale impegnata nella rigenerazione urbana attraverso il linguaggio visivo contemporaneo, con la curatela di Valeriangelini. Quindici artisti chiamati a dialogare con il paesaggio urbano e naturale della città, a immaginarlo diverso, a riscrivere con le immagini e i colori una geografia emotiva fatta di segni, memorie e desideri.

Il manifesto, mezzo antico e politico per eccellenza, diventa qui opera pubblica, strumento di interrogazione collettiva e segnale di interruzione nel ritmo ordinario dello spazio cittadino. “Non è ornamento, ma presenza capace di interrogare”, spiega Valeriangelini, che di FAS2018 è anche presidente. “In un contesto che mostra segni di fatica e disorientamento, volevamo un gesto visivo che riaprisse il dialogo con il paesaggio e le sue potenzialità ancora inespresse”.

A tracciare il percorso di questa città immaginata sono due idee-guida: da una parte il sentiero verde, una dorsale paesaggistica che simbolicamente connette Carugo a Como, e dall’altra il desiderio di una città che rifiuta l’anonimato urbano per recuperare il valore dello sguardo, dell’immaginazione e del desiderio.

I quindici artisti — tra cui Lucio Barlassina, Luigi Belicchi, Antonella Casazza, Francesca Scarfiello, Rossella Tramet, Tiziana Trezzi e la stessa Valeriangelini — hanno realizzato opere pensate per essere affisse nei luoghi pubblici, là dove solitamente appaiono avvisi e propaganda politica. Un ribaltamento di funzione che trasforma lo spazio urbano in una galleria a cielo aperto, dove ogni manifesto è un invito a fermarsi e immaginare.

Carugo non è nuova alle trasformazioni, ma questa volta l’arte non si limita a raccontare: vuole attivare. È il paesaggio stesso a farsi soggetto e materia di riflessione. Il progetto non cerca di riempire un vuoto estetico, quanto piuttosto di innescare una discontinuità visiva capace di spostare la percezione quotidiana.

Manifest!Art  è un gesto collettivo una costellazione di immagini pensata per lasciare tracce e generare domande.

Perché immaginare una città è il primo passo per cambiarla davvero?

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