Memoria e Spazio: l’anamnesi pittorica di Arduino Cantàfora da Antonio Colombo

La galleria di Antonio Colombo presenta Anamnesi, mostra personale di Arduino Cantàfora a cura di Ivan Quaroni, che ha inaugurato il 20 febbraio 2025. L’esposizione invita a esplorare la pratica di un artista che ha saputo intrecciare con originalità disegno, pittura e rappresentazione architettonica, restituendo immagini in cui la memoria e la riflessione sullo spazio diventano strumenti di indagine e cura. Il titolo Anamnesi richiama infatti il concetto di reminiscenza, quel processo che, per Cantàfora, non è solo evocazione del passato, ma anche un modo per comprendere e rielaborare il presente: “Per me, la memoria è anche anamnesi, un ricordare che cura” – afferma l’artista, evidenziando come la pratica pittorica diventi uno spazio di introspezione.

Il percorso espositivo include due opere storiche di grandi dimensioni e una selezione di lavori più recenti, realizzati tra il 2020 e il 2025. Tra i capolavori esposti figurano La città banale (1980), presentata alla Biennale di Architettura di Venezia, e Stanza di Città – Roma (1983), esposta alla Biennale d’Arte di Venezia del 1984. Entrambe le opere testimoniano la riflessione di Cantàfora sull’ambiente urbano e sull’anonimato degli spazi quotidiani. La città, nei suoi dipinti, non è mai semplice scenario ma protagonista silenziosa: le piazze, le facciate e le stanze che rappresenta, pur precise nei dettagli, sono permeate da una sospensione temporale che invita all’osservazione lenta e meditativa. L’attenzione al carattere dei luoghi e alle loro tracce esistenziali trova eco nella pittura di maestri come Giorgio de Chirico, pur senza mai cadere in citazioni dirette, ma lavorando su atmosfere e tensioni spaziali.

rduino Cantafora Filarete Codussi 2021 Vinilico su tavola 80 per 120 cm

La sezione più contemporanea della mostra si concentra su interni domestici, ingressi di edifici, giroscale e angoli urbani, evidenziando la capacità dell’artista di cogliere la dimensione poetica del quotidiano. Questi spazi, pur ordinari, vengono trasfigurati grazie a una minuziosa attenzione al dettaglio e a un uso sapiente della luce e della prospettiva. Le superfici levigate, i pavimenti lucidi e le pareti spoglie assumono una qualità quasi teatrale, mentre la presenza umana è per lo più assente, suggerita solo da oggetti lasciati in disparte o da porte socchiuse. La pittura diventa così strumento per esplorare la dimensione del vuoto e dell’attesa, rimandando alla tradizione metafisica ma anche alle rappresentazioni rinascimentali degli spazi architettonici.

Allievo e collaboratore di Aldo Rossi, Cantàfora ha sempre condiviso con l’architetto milanese l’interesse per la città come luogo di stratificazioni storiche e simboliche. La relazione tra i due è evidente non solo nell’approccio analitico alla rappresentazione degli edifici ma anche nella comune sensibilità per la memoria dei luoghi. Tuttavia, mentre l’architettura di Rossi cercava la permanenza e l’archetipo, la pittura di Cantàfora esplora le crepe della quotidianità, le zone d’ombra della realtà urbana. La città banale, con la sua rappresentazione di paesaggi urbani anonimi e ripetitivi, riflette una visione critica verso l’omologazione degli spazi contemporanei, pur mantenendo una dimensione lirica che invita alla contemplazione.

Arduino Cantafora Quando ritornerà 2023 Vinilico e olio su tavola 70 per 50 cm

Il legame con le tradizioni pittoriche italiane si manifesta anche nell’uso della luce e nella composizione. Le opere recenti, in particolare, rivelano un interesse per la pittura lombarda del Cinque-Seicento, per la nitidezza delle vedute e la resa materica delle superfici. Non mancano richiami al Divisionismo e al Purismo, movimenti che, seppur distanti cronologicamente, condividono con Cantàfora la ricerca di un equilibrio tra realtà e idealizzazione. Questa tensione si traduce in immagini in cui la precisione formale non è mai fredda analisi ma strumento per evocare stati d’animo e sensazioni sottili.

Anamnesi sarà visitabile presso la Galleria Antonio Colombo fino al 10 aprile 2025, offrendo al pubblico l’opportunità di riscoprire un artista che ha saputo trasformare l’ordinario in straordinario, facendo della memoria e dello spazio i suoi principali strumenti espressivi.

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