Miart 2025 tra vendite, incertezze globali e un appello unanime per ridurre l’IVA

La 29ª edizione di miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea organizzata da Fiera Milano, si è conclusa domenica 6 aprile 2025. Inaugurata con una preview giovedì 3 aprile, la manifestazione ha affrontato un contesto economico complesso: dal 2 aprile, infatti, sono entrati in vigore i dazi commerciali imposti dall’amministrazione Trump, generando instabilità nei mercati finanziari e alimentando timori di recessione.

Sotto la direzione artistica di Nicola Ricciardi, miart ha scelto di reagire investendo sulla qualità delle proposte espositive e sul valore della collaborazione, nel solco della poetica di Robert Rauschenberg, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita. L’edizione 2025 ha ospitato 179 gallerie da 31 paesi, articolate nelle tre sezioni Established, Emergent e Portal, offrendo una panoramica di oltre un secolo di storia dell’arte. Particolarmente apprezzata è stata la sezione dedicata all’arte moderna, che ha registrato un buon riscontro anche sul piano delle vendite.

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Molte delle gallerie partecipanti si sono dette soddisfatte della qualità del pubblico e delle relazioni instaurate, pur in un clima di generale cautela. Cardi Gallery, ad esempio, ha segnalato risultati molto positivi anche grazie alla sinergia con una mostra su Ugo Rondinone alla Galleria d’Arte Moderna, mentre MARCOROSSI ARTECONTEMPORANEA ha ottenuto ottimi riscontri con la personale dedicata a Franco Guerzoni. Anche Podbielsky Contemporary, al debutto a miart, ha parlato di un’ottima accoglienza e vendite promettenti.

Altre realtà, come Galerie Lelong & Co, hanno evidenziato una certa prudenza del pubblico, in parte attribuita all’incertezza internazionale. “C’era interesse, ma le decisioni erano difficili”, ha dichiarato la galleria, che ha comunque concluso alcune vendite significative. Primo Marella Gallery ha parlato apertamente di un’edizione complessa, in linea con un mercato debole, mentre Kaufmann Repetto ha riferito trattative in corso ma poche vendite di fascia alta.

L’impressione generale è stata quella di un mercato che “tiene”, ma che fatica a decollare nei segmenti più alti. Molte gallerie, come Giampaolo Abbondio o Galleria Poggiali, hanno sottolineato l’importanza del post-fiera come momento decisivo per consolidare trattative avviate nei giorni dell’evento.

Il tema più ricorrente tra le dichiarazioni raccolte è però un altro, ed è condiviso trasversalmente da quasi tutte le gallerie: la richiesta di una riduzione dell’IVA sulle opere d’arte, attualmente fissata al 22% in Italia. La sproporzione rispetto ad altri Paesi europei – 5,5% in Francia, 7% in Germania – è stata definita da molti operatori “insostenibile” per la competitività del sistema artistico italiano.

Gallerie come MASSIMODECARLO, Studio Guastalla, Tornabuoni Arte e la stessa Galleria Minini hanno ribadito la necessità urgente di un intervento fiscale che permetta all’Italia di allinearsi agli standard europei. Cardi Gallery e Kaufmann Repetto hanno inoltre evidenziato il lavoro di pressione politica portato avanti da consorzi come Apollo, ANGAMC e ITALICS, con il supporto di numerosi artisti.

Alcuni hanno sottolineato anche l’impatto economico positivo che una simile manovra potrebbe generare: “Una riduzione dell’IVA avrebbe un costo minimo per lo Stato, ma un effetto moltiplicatore per l’indotto dell’arte”, ha osservato la Galleria Poggiali.

In un periodo segnato da instabilità e tensioni internazionali, miart 2025 ha dimostrato la capacità di adattamento e la forza di un sistema artistico che vuole restare competitivo. Le gallerie italiane, pur con sfumature diverse, hanno dato prova di unità e consapevolezza: chiedono con determinazione politiche fiscali più eque per poter valorizzare al meglio gli artisti e l’eccellenza culturale del Paese.

La 30ª edizione della fiera è già in calendario per il 17–19 aprile 2026. Sarà allora interessante capire se, oltre alla bellezza delle opere, anche le regole del gioco saranno finalmente cambiate.

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