Dal 20 febbraio al 7 settembre 2025, le Gallerie d’Italia – Torino ospitano Olivo Barbieri. Spazi Altri, un’ampia retrospettiva a cura di Corrado Benigni dedicata a oltre trent’anni di indagine fotografica che l’artista ha condotto in Cina. La mostra, realizzata con il patrocinio della Regione Piemonte e della Città di Torino nell’ambito del ciclo La Grande Fotografia Italiana promosso da Intesa Sanpaolo, presenta più di 150 opere, molte delle quali inedite, offrendo una riflessione sulla trasformazione vertiginosa di un Paese in bilico tra passato e futuro.
Spazi Altri non è solo un’indagine sul paesaggio urbano e naturale della Cina: è la testimonianza visiva di un rapporto che Barbieri intreccia dal 1989, anno del suo primo viaggio nel Paese, coincidente con i drammatici eventi di Piazza Tienanmen. Questo inizio emblematico segna l’avvio di un percorso che porterà il fotografo a tornare regolarmente in Cina, seguendone lo sviluppo e le contraddizioni, documentando l’ascesa dei grattacieli, lo scontro tra tradizione e modernità, la frammentazione identitaria di un Paese al centro delle dinamiche globali.
Il progetto espositivo si inserisce nella collana dedicata ai maestri della fotografia italiana lanciata da Intesa Sanpaolo nel 2022 con Lisetta Carmi, proseguita con Mimmo Jodice e Antonio Biasiucci. Con Barbieri, la riflessione si concentra sull’alterità dello spazio e sullo scarto percettivo tra realtà e rappresentazione, da sempre al centro della sua poetica. Il titolo Spazi Altri richiama infatti la tensione tra l’ambiente fisico e la sua reinvenzione visiva, un tema che l’artista esplora esasperando il confine tra documento e finzione, tra verità e illusione.
Il percorso si snoda tra trittici monumentali, polittici e due ampie quadrerie che dialogano tra loro per restituire un mosaico visivo fatto di contrasti e di slittamenti percettivi. Lo spettatore è immerso in una Cina molteplice: le metropoli avveniristiche e i villaggi abbandonati, i siti archeologici e le infrastrutture ciclopiche, le folle in movimento e i luoghi sospesi nel vuoto. Questa dialettica tra frenesia e silenzio, tra saturazione e assenza è l’asse portante della mostra e della stessa ricerca di Barbieri.
Celebre per l’uso del fuoco selettivo e per le riprese aeree, che fanno apparire i paesaggi come plastici in miniatura, Barbieri impiega la fotografia per indagare la percezione, trasformando lo scenario urbano in un “modello in scala” in cui le città diventano set e le persone figurine di un diorama. Queste scelte formali non nascono da una fascinazione per l’estetica del controllo, ma piuttosto da una critica alla costruzione delle immagini e all’ambiguità della visione contemporanea. Città come Pechino, Shanghai e Shenzhen appaiono così in bilico tra realtà e simulacro, evocando un senso di straniamento che fa riflettere sul rapporto tra l’uomo e il proprio ambiente.
Molte opere giocano con i colori saturi, le luci artificiali e le lunghe esposizioni per accentuare l’impressione di un tempo dilatato, dove l’attimo si sospende e lo spazio si trasforma in palcoscenico. Le immagini notturne, in particolare, immergono lo spettatore in un’atmosfera rarefatta, dove l’illuminazione urbana si fa protagonista e ridisegna i contorni del paesaggio. Allo stesso tempo, la monumentalità delle architetture moderne si scontra con la fragilità delle presenze umane, spesso ridotte a semplici silhouette.
Attraverso la lente di Olivo Barbieri, la Cina diventa un teatro di metamorfosi, un “altro spazio” che riflette le inquietudini, le ambizioni e le contraddizioni della contemporaneità. Lontana dal reportage tradizionale, la sua fotografia ci invita a interrogarci non solo su ciò che vediamo, ma su come guardiamo.


