Ogni epoca al suo interno contiene una possibile rivoluzione, pronta ad essere messa in atto per il cambiamento culturale. L’arte, sensibile a questi segnali, nel proprio sistema di produzione ha più volte rivoluzionato sé stessa, accettando di volta in volta un confronto con ciò che è del proprio tempo.
Prestandosi a queste rivoluzioni è riuscita a generare nuovi linguaggi e ad imporli, soprattutto nell’era del mondo contemporaneo, inglobando le novità come strumenti necessari al raggiungimento della poetica. In poche parole, l’arte ha fatto delle nuove tecnologie un mezzo per la produzione, ma le tecnologie non sono riuscite mai a prevalere sul gesto creativo e sull’idea, tuttalpiù hanno collaborato perché essa venisse percepita nella maniera più prossima al prorpio tempo e nel modo più veloce possibile.
Quello che per Benjamin fu la questione della riproducibilità tecnica, rappresentò un’enorme rivoluzione dal punto di vista della percezione dell’opera, che da autentica, e quindi fruibile solo approssimandosi ad essa, divenne riproducibile e fruibile a distanza rispetto al suo hic et nunc.

È stato così per la musica come per le arti visive, tutto divenne ri-producibile e con-divisibile contemporaneamente in più luoghi ubicati in punti diversi del mondo. L’evoluzione della litografia per la diffusione delle stampe di opere d’arte, l’invenzione della fotografia che segna una nuova strada per il cinema e la riproduzione animata, l’incisione dei dischi per la diffusione della musica, tutto per un pubblico vasto, tutto fruibile nello stesso momento democraticamente ovunque e l’opera sembrò così poter perdere la propria aura che la rendeva esclusiva, unica e chiusa.
Ma il ‘900, in fin dei conti, ci ha detto che, almeno nell’arte, l’autentico conserva ancora maggiore fascino. Persino nelle opere in cui prevale la tecnica di riproduzione mediante stampa, l’artista traccia a matita la numerazione, indicando il numero del foglio stampato e quello totale delle stampe elaborate dello stesso tipo, dove le migliori risultano essere sicuramente quelle nella prima metà, mentre le peggiori, per definizione dell’immagine riprodotta, le ultime.
In tal senso si ottiene un numero ridotto (non infinito) di stampe autentiche dello stesso tipo e non tutte con la stessa qualità e lo stesso valore, anche in termini economici.
Questo è un esempio tra i più palesi di ri-prodotto che vira verso l’autentico. Come nel caso della serigrafia, tecnica di stampa con una forte componente di autonomia e quindi tendente all’autentico, le cui riproduzioni tipiche della Pop Art, hanno preso posto come protagonista, quindi come opera e non più come semplice mezzo per la riproduzione e larga diffusione.
Per essere più chiari, possedere una serigrafia di Warhol non è esattamente come possedere un poster, eppure entrambe sono stampe. La stessa serigrafia è diventata poi una delle varie tecniche utilizzate dagli artisti visivi ultra-contemporanei, i quali tendendo ad includere qualsiasi mezzo per la realizzazione dell’opera, abbandonano definitivamente il mero concetto di tavolozza per i colori, sostituendola con quello di tavolozza ideale, composta da colori, materiali, tecniche di vario tipo dalla fotografia alla stampa fino al video, oggetti, elementi della natura e spazi fisici, tutto materiale necessario a comporre un’opera oggi. Ovviamente in questo caso (tavolozza ideale) non c’è fisicamente alcuna tavolozza.
E quindi viene da pensare che una qualsiasi nuova tecnologia possa portare un’ulteriore novità, se non una rivoluzione, comunque sarebbe un cambiamento rispetto alla consuetudine.

Ed è in quest’ottica che l’approccio dell’arte con l’intelligenza artificiale va codificato. Così come la riproducibilità tecnica ha permesso lo sviluppo della diffusione di massa del prodotto, l’intelligenza artificiale non solo permette di velocizzare la realizzazione di contenuto (prodotto), ma tramite una rete neurale artificiale connessa al mondo, fornisce qualsiasi elemento necessario alla sua realizzazione.
Questa rete cattura qualsiasi nuovo elemento, che una volta incamerato sarà in suo possesso e pronto all’uso. Questo vuol dire che con il tempo si completa sempre di più e con il suo completarsi si avranno inevitabili, sempre più grandi, ripercussioni in tutti gli ambiti.
L’IA oggi viene già utilizzata in moltissimi contesti sia a scopo ludico che professionale. Senza troppa resistenza è entrata nelle scuole, nelle aziende, nelle arti e collabora con esse. Nel corso del ‘900, nell’ambito del visivo, in molti casi la riproduzione dell’immagine e del suono sono diventate parte delle composizioni artistiche in un insieme di tecniche.
Avendo l’artista ultra-contemporaneo una propensione alla rappresentazione artistica realizzata tramite una tavolozza ideale, non tradizionale e così come su questa tavolozza ha disposto il suono e il video, oggi ci può trovare spazio anche l’intelligenza artificiale. Ancora nella sua fase esplosiva, di irruzione nei tempi, quindi difficile da decifrare ed in alcuni casi sembra che quello che stiamo osservando sia dovuto alla magia della nuova tecnologia e spesso nell’approccio ludico delle masse alla tecnica è così, ma in realtà i creativi la utilizzano con consapevolezza, domandola per raggiungere la perfezione dell’idea nella sua realizzazione.
L’approccio ludico non è un errore, è un moto spontaneo della società che subisce la novità, ma spesso genera un clamore tale e talmente diffuso che va a diminuire proporzionalmente la portata dell’innovazione, alimentando un giudizio mediocre e aumentando nel fruitore l’idea di inutilità.

La causa di ciò si può cercare nell’incapacità di scindere tra utilizzo passivo ed utilizzo attivo del mezzo, dove il primo descrive l’approccio ludico e il secondo l’approccio creativo. A questa distinzione tra gli approcci va aggiunto un elemento fondamentale, che ora con l’IA diventa cruciale, l’idea.
Approccio ludico, approccio creativo e idea sono i tre perni su cui si può basare una prossima analisi per la comprensione del mezzo, capirne il senso a seconda dell’utilizzo per poterne apprezzare la funzione costruttiva e differenziarla da una funzione pleonastica, che crea confusione e non produce nulla di realmente utile, tendendo a svalutare la portata della novità.
Questi elementi costituiscono il materiale per la prossima riflessione sulla nuova tecnologia, nella speranza di poter fare chiarezza sul piano sociologico dell’impatto che ha la novità sulle professionalità e sulle masse.