Oltre l’obsolescenza: Formafantasma e la forma delle cose che verranno al Negozio Olivetti

“The Shape of Things to Come” è un romanzo di fantascienza, pubblicato nel ’33, dello scrittore britannico H.G. Wells, ma è anche il titolo dell’ultima mostra di Formafantasma, curata da Bartolomeo Pietromarchi e ospitata presso il Negozio Olivetti in occasione della 19ma Biennale Internazionale di Architettura di Venezia.

Il riferimento al celebre romanzo non è casuale, la sua storia ambientata nel futuro si conclude nel 2106, anticipando in modo quasi profetico le tematiche geopolitiche e ambientali della nostra contemporaneità. Ospitata dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) nell’iconico Olivetti Store in Piazza San Marco — uno dei capolavori veneziani di Carlo Scarpa — la mostra cerca di dare delle risposte, attraverso il design, alle sfide ambientali ed etiche del nostro tempo.

“The Shape of Things to Come” sottolinea il ruolo del design come strumento di trasformazione per dare forma al futuro a partire da una forte consapevolezza culturale. Creando un interessante rapporto dialettico tra contenitore e contenuto, la mostra è strettamente intrecciata sia con lo spazio progettato da Scarpa che con la storia della Olivetti.

Formafantasma amplia così la sua ricerca a lungo termine “Ore Streams”, il progetto lanciato nel 2017 incentrato sul riciclo dei rifiuti dell’industria elettronica. Nuove opere che comprendono serie di oggetti di design, video documentari e animazioni 3D, mettono in discussione l‘impatto dei rifiuti elettronici, il mito del cloud e la logica dell’obsolescenza programmata. Tutto questo in uno spazio che un tempo incarnava la visione radicale di Olivetti sulla qualità, la bellezza e la responsabilità. La mostra costituisce dunque un nuovo capitolo del progetto di ricerca “Ore Streams”, per affrontare da molteplici prospettive l’impatto ambientale del settore tecnologico.

Lo studio di design Formafantasma dà molta importanza alla ricerca (ecologica, storica, politica e sociale), la sua natura analitica si traduce nella rigorosa attenzione al contesto, ai processi e a tutti quei fattori che plasmano la disciplina del design oggi. Sin dalla fondazione nel 2009, Andrea Trimarchi e Simone Farresin hanno portato avanti nei loro studi di Milano e Rotterdam un pensiero progettuale olistico.

I progetti in mostra nascono da questo approccio progettuale analitico ed ecosostenibile, orientato all’intero ciclo di vita dell’industria elettronica, che non è – come molti potrebbero immaginare -un’entità astratta o immateriale confinata nel cloud, ma una filiera concreta e altamente impattante, con effetti tangibili sull’ambiente.

“Non si tratta più solo di concentrarsi sul risultato finale, ma anche su ciò che accade prima e dopo. questo è fondamentale nella progettazione, perché le nostre responsabilità non riguardano solo l’utente finale, ma anche tutte le persone, i contesti economici, sociali e ambientali che il progetto interessa durante il suo ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento” con queste parole Formafantasma rimarca il concetto di life cycle thinking.

“Non si tratta solo di un’operazione estetica o funzionale, ma di un atto critico, aggiunge il curatore Bartolomeo Pietromarchi, “è come se ogni oggetto creato o reinterpretato per questo progetto fosse un portatore di memoria, capace di raccontare un percorso – di uso, riuso e trasformazione – che sovverte il tradizionale paradigma di consumo e rifiuto

Uno dei temi chiave dell’esposizione è dunque l’obsolescenza programmata, quell’odiosa strategia commerciale che limita intenzionalmente la durata dei prodotti per favorirne il ricambio, incoraggiarne la sostituzione, e quindi la produzione. Di questo fenomeno ormai dominante in tutti i settori, non solo in quello dell’elettronica, ne fanno le spese i consumatori e, soprattutto, l’ambiente e dunque le generazioni future.

Tutto ciò contrasta nettamente con l’eticità progettuale di Adriano Olivetti, che metteva in primo piano rispetto al profitto la qualità, la durevolezza e il valore culturale. Il Negozio Olivetti, nato nel 1957 sotto i portici delle Procuratie Vecchie, dove Adriano Olivetti aveva individuato uno spazio ideale per una vetrina che potesse trasmettere i valori culturali dell’azienda, diventa oggi il paradigma del progetto di Formafantasma, il luogo ideale per recuperare quei valori di imprenditoria sana che hanno animato il nostro paese nel dopoguerra. 

È in questi aspetti fondanti che si percepisce la tensione positiva tra contenitore e contenuto che caratterizza questa esposizione proiettata nel futuro, ma con uno sguardo ai valori del passato. Una mostra che vuole farci riflettere su questa dicotomia, creando un’occasione per sviluppare una visione alternativa per il design contemporaneo.

Il percorso espositivo è in perfetta sintonia con il raffinato capolavoro architettonico di Carlo Scarpa e con la storia di Olivetti, azienda simbolo di innovazione tecnologica e design d’avanguardia, ma anche di impegno sociale. Basti pensare a Lettera 22, la macchina da scrivere iconica, progettata nel 1950 e diventata un simbolo del design italiano del dopoguerra.

“Accanto alle macchine storiche, conservate come pezzi da museo, che testimoniano gli albori di una rivoluzione tecnologica di cui la Olivetti fu protagonista a livello mondiale, gli oggetti realizzati con le macchine riciclate raccontano l’altra faccia di quella storia e gli esiti di quel progresso, non del tutto felici, svelandone alcune ombre e soprattutto gli attuali costi, per l’uomo e per l’ambiente” dichiara Daniela Bruno, direttrice culturale FAI.

La mostra racconta come i processi produttivi siano in grado di condizionare la nostra società e la nostra cultura. Oggi non è più sostenibile un design che non sia concepito per resistere alla prova del tempo, è necessario passare dal paradigma dell’economia a quello dell’ecologia superando le distorsioni delle logiche economiche attuali, generate da un modo di produrre e di vivere basato esclusivamente sul consumo. 

“Dare una forma migliore alle cose del presente può contribuire a migliorare i tempi che verranno”, prosegue Daniela Bruno nel piccolo catalogo che accompagna la mostra. Non c’è dubbio che la riflessione accesa costituisca un messaggio costruttivo nei confronti del futuro del design, oggi più che mai è un dovere riprendere la lezione di Adriano Olivetti, coniugando la funzionalità e l’estetica con l’etica e la responsabilità sociale.

Il superamento della logica effimera dell’obsolescenza programmata non è solo il concept sul quale i Formafantasma hanno sviluppato questo progetto, è anche un modo per dare nuova forma alle cose che verranno. I prototipi in mostra sono stati realizzati in ceramica e oro proprio per resistere al tempo e combattere l’obsolescenza. Estetica e valore sociale si coniugano finalmente con nuove soluzioni progettuali.

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