“Oreadi” di Marco Demis: Ninfe senza tempo

Un’atmosfera rarefatta e sospesa avvolge le tele di Marco Demis, come se fossero frammenti di un tempo che non appartiene più al presente. Figure femminili eteree emergono da paesaggi monumentali, dove la montagna si fa presenza solenne e silenziosa, custode di un mondo fuori dal tempo e dal disordine del reale.

Questo immaginario prende forma nella mostra Oreadi, personale dell’artista milanese curata da Dora Bulart, allestita alla Galleria Contempo di Pergine Valsugana fino al 26 luglio. Il titolo rimanda alle ninfe dei monti della mitologia greca — le Oreadi — creature che abitano cime e vallate, custodi di una natura ancora sacra.

Marco Demis Untitled

Quindici grandi tele mettono in scena queste figure femminili, quasi diafane, incastonate in scenari arcaici e imponenti, dove la montagna si erge come una presenza atemporale. Il lavoro di Demis costruisce un altrove immaginario, uno spazio sospeso che nega il tempo e lo spazio quotidiani, delimitato da rocce, staccionate e rami che incorniciano le protagoniste come in una sacra rappresentazione. È un ambiente chiuso, protetto, quasi una clausura naturale, che isola le figure dal disordine del mondo esterno.

Le ninfe di Demis non sono personaggi narrativi, non raccontano storie né appartengono a un tempo definito. Sono immagini sospese, fissate in gesti rituali privi di contesto: una conchiglia tra le dita, un movimento lieve della mano, uno sguardo assorto. Figure lontane dal realismo, rese attraverso una linea di disegno raffinata, erede della grande tradizione pittorica italiana, che più che descrivere, delimita e custodisce.

Marco Demis Untitled

La loro femminilità non coincide con il corpo esibito, ma si manifesta come idea, simbolo, principio originario. Demis restituisce a queste presenze un’aura dimenticata, sottraendole alla logica pervasiva dell’immagine immediatamente accessibile. È una femminilità distante, malinconica, appartata, che sembra guardare altrove, verso una dimensione di grazia nostalgica e irraggiungibile.

Dietro questa scelta iconografica e formale si intravede una riflessione più ampia sulla condizione visiva contemporanea. Come osserva Rebecca Delmenico nel testo di presentazione, le figure di Demis rifiutano il compiacimento narcisistico di un’immagine pensata per aderire e sedurre, per assecondare il gusto corrente. In aperto contrasto con la cultura dell’“eguale” — quella che Byung-Chul Han definisce il “paradiso dell’identico” — queste ninfe si sottraggono, preservando distanza, alterità e mistero.

L’artista sembra interrogarsi sul valore simbolico dell’immagine nell’epoca della sua riproducibilità digitale e della sua disponibilità illimitata. Il suo lavoro si colloca così in una zona di resistenza: là dove la pittura torna a essere luogo di seduzione nel senso baudrillardiano, generando attrazione attraverso il non detto, l’enigma, l’irraggiungibile.

Marco Demis Untitled

Oreadi non ricerca l’effetto, non indulge in spettacolarità, ma invita a rallentare lo sguardo. Vi si coglie qualcosa di ingenuo — nel senso latino di ingenuus, nato libero — come sottolinea ancora Delmenico: una pittura che recupera la dimensione rituale dell’immagine e ne riafferma il potere evocativo, più che narrativo.

Marco Demis, classe 1982, ha costruito negli anni un percorso personale tra arte e architettura, esponendo in spazi pubblici e privati, in Italia e all’estero. Vive e lavora a Ponte Nova, in Alto Adige, dove la prossimità alla montagna sembra aver rafforzato quel dialogo intimo e simbolico con il paesaggio che attraversa le sue opere.

Marco Demis Untitled

La geometria è un elemento fondamentale nel lavoro di Demis: diretta, visibile, vitale per la composizione del dipinto e la disposizione degli elementi. Non è possibile osservare queste opere senza lasciarsi immergere nelle loro componenti poetiche e nei rimandi a una sfera simbolica che, se da un lato ci allieta, dall’altro ci restituisce un sapore malinconico e sospeso.

Questi dipinti sono come intime fotografie riemerse dall’immaginazione dell’artista, che ci rende partecipi di un mondo magico e personale, raccontato attraverso tocchi elementari e misurati, capaci di intensificarne l’impatto emotivo.

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