Dal 5 al 26 luglio, nelle sale di Amaranto a Finalborgo di Finale Ligure, prende vita Pasteups and Pop — street art incollata, pop art illuminata, una mostra bi-personale che mette a confronto il lavoro di Zep e Stefano Banfi. Due artisti, due linguaggi agli antipodi eppure perfettamente dialoganti, che intrecciano la materia effimera della street art con la luce digitale della pop art contemporanea.
Zep è l’anonimo protagonista della scena street milanese e internazionale, fedele alla tradizione dell’artista senza volto. Le sue opere, realizzate con la tecnica della paste-up, sono immagini su carta incollate sui muri delle città: interventi temporanei, fragili, destinati a consumarsi con il tempo e le intemperie, ma proprio per questo vivi, reali.

Per Zep l’arte è dichiaratamente sociale e politica. I suoi soggetti raccontano le tensioni quotidiane: il disagio abitativo, la Palestina, i senza tetto, i diritti delle donne e le ferite aperte dell’Africa. «L’arte non è più quella del Rinascimento — afferma — oggi deve toccare i temi che riguardano tutti, ogni giorno». Le sue immagini si muovono tra Milano, Napoli — dove ha portato la serie Non in mio nome — e Bordeaux, per il Fest Paste-Up, mantenendo sempre vivo il filo della giustizia sociale.
Pasteups and Pop porta a Finalborgo una selezione di queste opere, cariche di simbolismo, rabbia, poesia e memoria collettiva. Opere che scompaiono, che si strappano, che vivono la strada e che nel loro consumarsi parlano ancora di più.
A fare da contrappunto digitale, le opere di Stefano Banfi, artista milanese, classe 1974, con una formazione da designer e grafico pubblicitario, noto per la sua capacità di decostruire e reinventare le icone della storia dell’arte attraverso un raffinato mix di fotografia, grafica digitale, light box e stampa.
Banfi non si limita a citare il passato: lo seziona, lo sintetizza e lo trasforma in nuove visioni contemporanee. Linee vettoriali, puntinature digitali, flussi di luce restituiscono capolavori noti in forma inedita: i Coniugi Arnolfini di Van Eyck diventano ritratti robotici, l’Urlo di Munch un’allucinazione grafica, Il sogno di Rousseau un arazzo digitale, fino alle piazze metafisiche di De Chirico e le visioni pop-cinetiche di Kandinsky.

La ricerca di Banfi si muove su una linea sottile tra omaggio e reinvenzione, dimostrando come la semplificazione possa amplificare la forza evocativa dell’immagine. Le sue opere, luminose e tridimensionali, invitano a riflettere sulla natura dell’immagine artistica e sul suo ruolo nel presente.
Pasteups and Pop è un incontro tra strada e digitale, tra militanza e memoria, tra fragilità e permanenza. Due modi diversi di raccontare il nostro tempo e le sue contraddizioni, accomunati da una stessa urgenza: interrogare il presente e restituire nuove forme al nostro immaginario collettivo.
Dai muri di Milano alle stampe luminose di Finalborgo, Pasteups and Pop è un invito a guardare, senza filtri, il mondo che ci circonda.
Articolo bellissimo complimenti e grazie