Pierpaolo Piccioli è il nuovo direttore creativo di Balenciaga: un ritorno alla forma attraverso l’empatia

La nomina di Pierpaolo Piccioli alla direzione creativa di Balenciaga segna una svolta significativa per la maison francese e per il panorama della moda contemporanea. Dopo anni in cui il marchio ha costruito la propria identità su provocazioni visive e narrazioni fortemente concettuali, l’arrivo dello stilista romano suggerisce un cambiamento di tono e di direzione. Non una rottura netta, ma un’evoluzione coerente con le esigenze di un mercato sempre più attento alla sostanza oltre che all’impatto.

Piccioli, classe 1967, ha costruito la sua carriera con coerenza e profondità. Dopo gli inizi da Fendi, dove ha lavorato agli accessori accanto a Maria Grazia Chiuri, è stato chiamato da Valentino per guidare la divisione accessori. Nel 2008, con il ritiro di Valentino Garavani, lui e Chiuri sono stati nominati direttori creativi della maison. Dal 2016, dopo la partenza della collega verso Dior, Piccioli ha assunto la guida creativa in solitaria, ridefinendo l’identità di Valentino attraverso un linguaggio elegante, inclusivo e riconoscibile.

Sotto la sua direzione, Valentino ha conosciuto una fase di rinnovata rilevanza culturale e commerciale. Le sue collezioni hanno saputo coniugare la tradizione sartoriale italiana con una sensibilità moderna, attenta alla diversità e all’espressione individuale. La scelta di volti e corpi non convenzionali, la riscoperta della haute couture come spazio di espressione e la creazione di codici distintivi – come l’utilizzo del colore “Pink PP” – hanno fatto di Piccioli una delle voci più autorevoli del fashion system degli ultimi dieci anni.

Balenciaga, dal canto suo, ha attraversato un decennio di intensa trasformazione sotto la guida di Demna. La visione radicale del designer georgiano ha ridefinito i confini del brand, portandolo a dialogare con la cultura digitale, la critica sociale e l’estetica del disorientamento. Tuttavia, le controversie emerse negli ultimi anni – su tutte, quelle legate alle campagne pubblicitarie del 2022 – hanno posto interrogativi sulla sostenibilità, anche simbolica, di un certo tipo di comunicazione.

In questo contesto, la nomina di Piccioli appare come una risposta meditata. Il suo stile, meno orientato alla spettacolarizzazione e più concentrato sulla costruzione di senso attraverso la forma, rappresenta un’opportunità per Balenciaga di ricalibrare la propria voce. Non si tratta di una rinuncia all’identità, quanto piuttosto di un tentativo di articolarla in modo nuovo, forse più misurato, più riflessivo.

Il designer romano ha espresso il desiderio di onorare l’eredità di Cristóbal Balenciaga, dichiarando che “ricevere un marchio così ricco di storia è un privilegio e una responsabilità”. Le sue parole non sono retoriche: il suo percorso dimostra una costante attenzione al rispetto delle radici dei brand che ha guidato, senza rinunciare all’innovazione. È probabile che sotto la sua guida la maison torni a interrogarsi più da vicino sul concetto di bellezza, sulle proporzioni, sul valore del gesto sartoriale.

Il primo banco di prova sarà la collezione di debutto, attesa per ottobre durante la Paris Fashion Week. In attesa di vedere le sue prime proposte per la maison, il settore si interroga su come Piccioli possa armonizzare il proprio approccio con l’identità costruita da Demna. La sfida non è semplice: unire due estetiche molto diverse senza cadere in contraddizioni. Tuttavia, la sua esperienza e la sua capacità di leggere i codici del presente fanno pensare a una transizione calibrata.

Dal punto di vista strategico, la scelta riflette anche le esigenze del gruppo Kering, che nel 2024 ha registrato un rallentamento nei risultati di Balenciaga, con un calo di circa 500 milioni di euro rispetto al 2022. In un momento di ridefinizione delle priorità per molte maison, l’idea di affidarsi a una figura solida, autorevole e apprezzata dal pubblico potrebbe contribuire a ristabilire fiducia e continuità..

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