Pulci più di prima, ora: Valerio Eliogabalo Torrisi alla Casa della Memoria rilegge gli archivi della Resistenza con il linguaggio dell’arte contemporanea

Dal 4 luglio al 21 settembre 2025, la Casa della Memoria di Milano ospita la mostra Pulci più di prima, ora, progetto site-specific di Valerio Eliogabalo Torrisi, a cura di Salvatore Cristofaro, inserito nel programma ufficiale Tempo di pace e di libertà. Ottant’anni di Liberazione promosso dal Comune di Milano. L’intervento si distingue per la sua capacità di attivare una riflessione artistica sul valore della memoria, interrogando il linguaggio della Resistenza attraverso il filtro di materiali d’archivio e un’estetica contemporanea consapevolmente civile e non celebrativa.

Lontano dalle retoriche dell’eroismo o della ricorrenza, il percorso espositivo nasce da un confronto diretto con i fondi documentali dell’ANED e dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri. L’artista ha selezionato lettere, diari, testimonianze di deportati, storie di confino, comunicazioni clandestine e appunti frammentari, costruendo una narrazione non cronologica ma emotiva, centrata sulla fragilità come forma di resistenza. Il titolo della mostra evoca una condizione di presenza ossessiva e silenziosa, che si insinua nelle pieghe della storia e si ripresenta nel nostro presente politico e sociale. L’immagine delle pulci suggerisce una realtà che sfugge al controllo, una moltitudine che infesta, insiste, attraversa i corpi e le parole, fino a diventare metafora dell’oggi.

Le opere sono tutte inedite e realizzate appositamente per questa occasione. Torrisi ha lavorato per mesi a stretto contatto con gli archivi, dando forma a una serie di installazioni che non si limitano a documentare, ma trasformano la testimonianza in azione visiva. L’approccio non è didascalico, ma immersivo: le voci delle storie sommerse emergono in spazi sospesi, tra carta, luce, suono e gesto.

In Canti da cortile, una installazione fotografica, l’artista rilegge un disegno carcerario come punto di partenza per ricostruire la dimensione comunitaria della prigionia. Non è la sofferenza il centro, ma il momento condiviso di canto, il gesto corale che sopravvive alla reclusione. In Ultimi canti, l’archivio diventa monumento: scatoloni di documentazione cartacea vengono trasformati in elementi scultorei su cui sono disposti centinaia di fogli con estratti di lettere d’addio, stampati in rosso, che raccontano pensieri rivolti ai figli, ai compagni, alla madre. Il pubblico è invitato a raccoglierli e portarli con sé, proseguendo idealmente il viaggio interrotto di quelle parole. Alcuni di questi messaggi compaiono anche su schermi LED dislocati in città, estendendo la mostra nello spazio urbano e rendendo la memoria una presenza collettiva e itinerante.

Chiude il percorso Canto nuovo, una video-installazione realizzata in collaborazione con il coro LGBTQIA+ Checcoro, che interpreta una composizione corale ispirata ai sogni politici di libertà emersi nelle testimonianze archiviate. La voce diventa strumento di resistenza affettiva, il canto si trasforma in spazio comune e inclusivo, capace di riscrivere l’idea stessa di inno attraverso corpi, identità e desideri contemporanei.

Pulci più di prima, ora non è solo una mostra, ma un atto politico e culturale condiviso, in cui l’arte diventa veicolo attivo di trasmissione della memoria. Torrisi costruisce un percorso in cui la storia prende forma non attraverso gli eventi, ma attraverso le esperienze minute, i gesti minimi, le scritture marginali. L’archivio, lungi dall’essere un deposito neutro, si manifesta come territorio di conflitto e di possibilità, dove la cura per la traccia si fa esercizio critico, responsabilità e tensione etica.

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