Quando il cinema diventa fantasma: il caso Kaufmann, le dimissioni di Borrelli e la resa dei conti sulla tax credit

Noi di Artuu ce ne eravamo occupati mesi fa, con un’inchiesta firmata da Alessandro Mancini che metteva in luce le opacità e le criticità del sistema del tax credit cinematografico italiano. Un’indagine che oggi torna drammaticamente attuale, alla luce delle dimissioni di Nicola Borrelli, direttore generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura. L’inchiesta completa è ancora disponibile e potete scaricarla gratuitamente qui.

Oggi 3 luglio 2025 Borrelli ha rassegnato le dimissioni, accettate dal ministro Alessandro Giuli, che ha espresso pubblicamente la propria stima per il lavoro svolto. Ma dietro il gesto formale si cela un caso che ha fatto irruzione nel dibattito pubblico con tutta la forza di uno scandalo: il cosiddetto caso Kaufmann, l’inchiesta della Procura di Roma su un tax credit da oltre 860.000 euro concesso a un film mai distribuito, prodotto da una società collegata a Francis Kaufmann, oggi accusato del duplice omicidio di Villa Pamphilj. Il progetto, intitolato Stelle della Notte, avrebbe ottenuto i fondi statali nonostante la sua natura fittizia o incompleta, generando interrogativi su come sia stato possibile aggirare i meccanismi di controllo previsti dalla normativa.

Secondo quanto riportato da La Stampa, la Procura ha sequestrato i documenti presso gli uffici del MiC e sta indagando per capire se quei soldi siano stati semplicemente promessi o effettivamente erogati, e se ci siano responsabilità penali o contabili all’interno dell’amministrazione. Nicola Borrelli ha difeso il suo operato dichiarando che la documentazione era formalmente in regola e che le verifiche interne erano già in atto, ma lo stesso direttore ha ammesso che il sistema era da anni vulnerabile, troppo esposto ad abusi, e che molte irregolarità erano già state segnalate alla Guardia di Finanza.

Tuttavia, come sottolinea Il Fatto Quotidiano, le nuove norme introdotte dal ministero per rafforzare i controlli — approvate il 26 giugno — sono arrivate troppo tardi. L’impressione diffusa è che il caso Kaufmann non sia un’eccezione, ma la punta dell’iceberg di un meccanismo strutturalmente malato, in cui centinaia di produzioni sono state finanziate senza mai vedere la luce. In Procura infatti, ci sarebbero 10 fascicoli per 200 milioni di euro elargiti a pellicole sospette. L’ex ministro Gennaro Sangiuliano, intervistato da Il Foglio, ha parlato di un sistema “automatico e spersonalizzante”, in cui “non conta l’idea ma l’adempimento burocratico”.

Le dimissioni di Borrelli arrivano a pochi giorni dalla rimozione di Nicola Maccanico dai vertici di Cinecittà e si inseriscono in un clima di ristrutturazione politica e simbolica del settore culturale. Il ministro Giuli, che ha collaborato con la magistratura durante i sequestri, ha promesso una riforma profonda del tax credit, basata su maggiore trasparenza, filtri preventivi più efficaci e controlli documentali rafforzati.

Ma ciò che colpisce di più, e inquieta, è la connessione tra un sistema pubblico e la deriva psichica di un uomo. Kaufmann, alias Rexal Ford, viveva da senzatetto nel parco di Villa Pamphilj e si presentava come regista hollywoodiano. È plausibile che la narrazione — forse anche a se stesso — fosse alimentata dalla notizia, reale o millantata, di aver ricevuto fondi statali per un film. In quel momento, il confine tra follia e finzione è diventato drammaticamente sottile. È questa la falla che oggi si apre sotto il sistema: che la macchina pubblica, invece di alimentare cultura, possa fornire materia prima a deliri pericolosi.

Mentre la Procura di Roma continua le indagini, resta vacante la direzione generale Cinema del MiC. Il settore è in attesa, ma anche in discussione. Servono regole nuove, più rigide, ma anche una riflessione ampia sul rapporto tra denaro pubblico e produzione culturale. Le dimissioni di Borrelli non segnano solo la fine di un incarico, ma l’inizio di un necessario processo di autoanalisi collettiva. Il futuro del cinema italiano non può dipendere da meccanismi automatici, né dalla compiacenza della politica. Deve, piuttosto, tornare a fondarsi su idee forti, visioni autentiche e responsabilità condivise.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Artuu Newsletter

Scelti per te

Memoria, natura e visioni future: Bologna accoglie Il Giardino delle Risonanze tra Pinacoteca e MAMbo

Servendosi di quell’incredibile strumento poetico che è l'epifania, la mostra Il Giardino delle Risonanze, che dal 27 giugno al 14 settembre 2025 connette le collezioni della Pinacoteca Nazionale di Bologna e del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, trasformando le due istituzioni in un unico organismo narrativo.

Seguici su Instagram ogni giorno