Quando meno diventa infinito: la Bourse de Commerce racconta la storia del Minimalismo

Varcando l’ingresso della Bourse de Commerce a Parigi, lo spazio architettonico classico e la cornice brutalista progettata da Tadao Ando accolgono in un vero e proprio tempio. La luce arriva dall’alto, dalla grande cupola di vetro circolare che sovrasta il luogo espositivo articolato su tre piani, inondando le opere al centro.

Una piramide bianca, una parete gialla e un piccolo bosco sono le prime impressioni della mostra Minimal, appena inaugurata e dedicata al movimento minimalista nella storia dell’arte. Quelle forme geometriche semplici, quei materiali organici ruvidi che si svelano avvicinandosi alle opere site-specific di Meg Wester, nel mezzo della Rotunda, restituiscono già l’idea del percorso che si sta presentando: una sensazione di essenzialità e purezza della forma riconducibile poi a tutta l’esposizione.

Vue de lexposition Minimal Bourse de commerce Pinault Collection Paris 2025 NICOLAS BRASSEUR

Alle prime tre sculture si vanno aggiungendo altri elementi, sempre grezzi ed eterei, fatti di sabbia e argilla, che dialogano con le foglie secche, la cera e il sale. Uno scorcio di colori e texture, tra le mura alte e solenni, che nella sua semplicità ha un impatto molto potente e un messaggio altrettanto forte. L’artista americana, infatti, da sempre lavora per creare consapevolezza negli spettatori, comunicando con le sue opere rispetto per la natura e per i suoi cicli – rappresentati appunto da materiali organici che si deteriorano nel corso della mostra.

Vue de lexposition Minimal Bourse de commerce Pinault Collection Paris 2025 NICOLAS BRASSEUR

Tutto intorno si sviluppa una seconda raccolta di opere: i celebri Date Painting di On Kawara sono tele bicolori che recitano semplici date, dalla fine degli anni Sessanta ai primi decenni del Duemila, costeggiando lo spazio centrale in ordine cronologico. Ogni data dipinta è accompagnata da un foglio di giornale pubblicato quello stesso giorno, nella lingua originale del Paese in cui l’artista si trovava. Kawara costruisce così un archivio della sua vita, dello scorrere del tempo, semplicemente mettendo nero su bianco giornate in apparenza ordinarie, consegnandole al pubblico e alla storia.

Salendo di un piano si trova la sezione Mono-Ha, destinata agli artisti che hanno seguito questa filosofia – di orgine giapponese – nel proprio processo creativo. Mono-Ha significa letteralmente “scuola delle cose” e si traduce in un approccio semplice e materico all’arte, nato per porsi aspramente in contrasto con i valori occidentali del secondo Dopoguerra. Nelle sale adiacenti una raccolta di lavori di Agnes Martin e un secondo movimento artistico, quello del Materialismo, che ci parla di manualità e di atto creativo legato alla materia vera e propria.

Vue de lexposition Minimal Bourse de commerce Pinault Collection Paris 2025 NICOLAS BRASSEUR

Salendo ancora più su, oltre ad ammirare la Rotunda dall’alto con prospettiva differente, si possono visitare le sezioni Griglia, Monocromo, Equilibrio e Superficie. La prima analizza l’uso delle intersezioni – griglie, appunto – che creano strutture partendo da elementi basici, riprodotti all’infinito seguendo geometrie essenziali, attraverso nomi come Enzo Mari e Sol Lewitt.

I lavori monocromi, invece, riflettono sull’uso di un singolo colore come forma di astrazione pura, da parte di artisti del calibro di Robert Ryman; un punto di vista, senza dubbio, estremamente provocatorio nei confronti della concezione tradizionale di arte. Infine Equilibrio e Superficie ci parlano di sfida alla forza di gravità, alla fisica e al processo stesso di creazione, esplorando la potenzialità del colore e degli elementi. Opere come Right Angle Prop di Richard Serra estrinsecano uno studio che va oltre la resa estetica o il mero messaggio: i materiali si sostengono da soli, si stabilizzano unicamente con la propria forza e integrano l’ambiente in cui sono collocati. 

L’ultimo spazio espositivo è quello del Foyer, al piano interrato. Un caveau buio costellato di luci dai mille colori, provenienti dagli scenografici neon di Dan Flavin, accoglie in un’atmosfera notturna e meditativa. Percezione dell’ambiente, rapporto con lo spettatore ed elevazione della luce a elemento cardine del proprio linguaggio sono i punti focali del lavoro di Flavin, che chiude la mostra dando prova dell’ennesimo volto di un unico movimento: il Minimalismo.

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