Haunting Spells. Fare mondi altrimenti si configura come un progetto curatoriale dalla fisionomia articolata e riflessiva, in corso fino al 28 luglio negli spazi milanesi della C+N Gallery CANEPANERI. A cura di Arnold Braho, la collettiva prende avvio dall’opera di Claudio Costa, artista che ha attraversato la seconda metà del Novecento con un linguaggio radicalmente altro rispetto alle retoriche progressiste del tempo, generando una visione che oggi si rivela di stringente attualità. L’approccio espositivo assume il concetto di work in regress — teorizzato dallo stesso Costa — come dispositivo metodologico: un gesto contrario alla linearità, un’immersione retrospettiva nei territori mitici, antropologici e materiali che costituiscono i fondamenti nascosti dell’esperienza umana. Il lavoro di Costa, valorizzato dall’archivio della galleria, agisce come innesco concettuale di un’operazione corale.
Accanto a questa figura cardine, il progetto si espande nel presente attraverso le ricerche di cinque artisti di generazione più recente — Alessandro Di Lorenzo, Peng Shuai Paolo, Ginevra Petrozzi, Sofia Salazar Rosales, Stefano Serretta — provenienti da contesti culturali e formativi differenti ma accomunati da una comune tensione verso pratiche artistiche che non intendono osservare o rappresentare l’alterità, bensì abitarla. In una società che ha smarrito l’esperienza della presenza come fondamento della soggettività (secondo la diagnosi di Ernesto De Martino), questi artisti esplorano le possibilità dell’arte come spazio di sopravvivenza e reinvenzione. Non tentano di ricomporre la frattura, ma ne fanno il luogo della propria operatività: convocano, evocano, incantano.

Il titolo della mostra pone l’accento su due forze convergenti. Haunting: il ritorno perturbante di ciò che è stato rimosso dalla memoria storica, ciò che incombe e insiste, come una presenza mai del tutto dissolta. Spells: incantesimi, atti linguistici e simbolici che trasformano, generano mutamento, producono mondi. In questo senso, il progetto non si esaurisce in una riflessione estetica: è un campo semantico e politico, una piattaforma che mette in crisi la percezione lineare del tempo e dello spazio, e che riconosce nel gesto artistico un potenziale di worlding, di generazione di mondi alternativi.
La selezione di opere presentate — alcune inedite per il pubblico milanese — rivela una pluralità di approcci: Alessandro Di Lorenzo, con un lavoro nato durante la residenza CASTRO a Roma, costruisce un archivio visivo e materico che articola stratificazioni temporali e memorie oggettuali. Peng Shuai Paolo firma un’installazione site-specific che ibrida pratiche rituali e dispositivi spaziali, generando una tensione fra forma e materia che chiama in causa l’inconscio collettivo. Ginevra Petrozzi, al debutto a Milano, propone un corpus di lavori che articolano una riflessione sul corpo, la soggettività e il paesaggio, in una dimensione al contempo intima e archetipica.
Stefano Serretta, con una ricerca sviluppata durante la residenza presso Tiresia e in collaborazione con il Centro di Documentazione Aldo Mieli, affronta le politiche del corpo e della rappresentazione attraverso un linguaggio installativo denso e stratificato. Sofia Salazar Rosales restituisce una poetica delle memorie rurali, delle genealogie interrotte e dei saperi magici, risignificando materiali e immagini che provengono da orizzonti diasporici e subalterni.
Nel loro insieme, queste pratiche delineano un campo che non è solo artistico ma epistemologico: Haunting Spells rifiuta ogni estetica della conciliazione e rivendica il conflitto, la soglia, l’ambiguità come spazi produttivi. È una mostra che chiede tempo, ascolto, prossimità; una mostra che fa del non detto, del non visibile e dell’informe la materia stessa dell’esperienza. In un presente segnato dall’appiattimento simbolico e dall’omologazione narrativa, questo progetto agisce come una frattura fertile, come un incantesimo necessario.
In attesa della chiusura di Haunting Spells, prevista per il 28 luglio, C+N Gallery CANEPANERI guarda già alla prossima stagione espositiva: dopo la pausa estiva, la galleria inaugurerà infatti una nuova mostra il prossimo 18 settembre, confermando la propria volontà di offrire alla città di Milano un programma capace di coniugare sperimentazione, memoria e pensiero critico.



