Si è spento a soli 63 anni Luca Beatrice, critico e curatore tra i più noti del panorama italiano

La notizia che mai avremmo voluto dare è arrivata all’improvviso, lasciando attonito il mondo dell’arte italiano. Il critico e curatore Luca Beatrice si è spento a soli 63 anni all’ospedale Le Molinette di Torino, dove era ricoverato in seguito ad un malore. Colpito da un infarto lunedì 20 gennaio, Beatrice è arrivato in condizioni disperate al nosocomio torinese e ogni tentativo di salvargli la vita si è rivelato, purtroppo, inutile. Poche ore fa il tragico epilogo. La conferma della morte è arrivata direttamente dalla famiglia attraverso le parole del fratello che ha affidato ai social un accorato ricordo.

Critico, curatore, giornalista, docente universitario, scrittore, saggista, opinionista televisivo, grande tifoso della Juventus, Luca Beatrice è riuscito a travalicare i confini del sistema dell’arte e a diventare un volto molto popolare anche per un pubblico di non addetti ai lavori. Acuto, sagace, spesso irriverente, Luca Beatrice ha curato moltissime mostre, tra cui certamente spicca per importanza la curatela del Padiglione Italia alla 53ma Biennale d’Arte di Venezia. Attualmente ricopriva la carica di Presidente della Quadriennale di Roma. 

Nato a Torino il 4 aprile 1961, Beatrice si è laureato in Storia del cinema alla Facoltà di Lettere all’Università degli Studi di Torino, per poi conseguire il diploma di specializzazione in Storia dell’arte all’Università degli Studi di Siena come allievo di Enrico Crispolti. Muove i suoi primi passi come curatore occupandosi in particolare di Futurismo torinese (Franco Costa, Enrico Allimandi, Alberto Sartoris), ma anche di artisti emergenti come Daniele Galliano, Marco Cingolani e Massimo Kaufmann. Il primo incarico internazionale è la nomina a curatore della Biennale di Praga (2003-5) e, poi, a commissario alla sezione Anteprima della XIV Quadriennale di Roma (2004). Nel 2009 è curatore, insieme a Beatrice Bruscaroli, del Padiglione Italia alla 53ma Biennale d’Arte di Venezia e dal 2010 al 2018 è presidente del Circolo dei Lettori di Torino. Solo pochi mesi fa, è stato nominato presidente della Quadriennale di Roma. 

Non solo arte, ma anche musica e tanto calcio

Beatrice era sicuramente una figura di intellettuale eclettico che non ha mai fatto mistero delle sue tante passioni. In primis, quella per la musica e per la cultura pop in generale. Ha scritto le biografie di Renato Zero (2007) e Lucio Dalla (2016) per Baldini+Castoldi; e il volume Canzoni d’amore (2018) per Mondadori; ma anche tanti saggi – Da che arte stai? Una storia revisionista dell’arte italiana (2010), Pop. L’artista come star (2012), Sex. Erotismi nell’arte da Courbet a YouPorn (2013), Nati sotto il Biscione. L’arte ai tempi di Silvio Berlusconi (2015) e Da che arte stai? 10 lezioni sul contemporaneo (2021) per Rizzoli – che lo hanno portato ad indagare il contemporaneo secondo prospettive insolite e spesso audaci. Tra i suoi ultimi lavori editoriali anche il libro “Le vite. Un racconto provinciale dell’arte italiana”, pubblicato nel 2023, che offre un affresco incisivo della scena artistica nazionale attraverso il suo sguardo critico e autobiografico. Opere come questa confermano la sua straordinaria capacità di raccontare l’arte non solo come fenomeno estetico, ma come riflesso della società e dei suoi cambiamenti.

Tifosissimo della Juventus, che amava definire il suo più grande amore, Beatrice è noto al grande pubblico grazie alla sua partecipazione a programmi televisivi molto famosi come Quelli del calcio, la Domenica Sportiva e TikiTaka. Proprio per la società bianconera ha rivestito il ruolo di direttore artistico del memoriale per le vittime della strage dell’Heysel. 

Uomo di rara intelligenza e di grande arguzia, Beatrice amava ridere di sé e degli altri. Basta guardare l’ultima foto pubblicata su Instagram solo pochi giorni fa: un enorme cartonato, collocato nei corridoi del Pitti Uomo a Firenze, che ritrae la sua immagine e sotto la scritta “Omone sovrappeso”. Spesso polemico, ma mai volgare, Beatrice odiava tutto ciò che era politicamente corretto, l’approssimazione, la superficialità, la mancanza di coraggio. È stato professore di intere generazioni di studenti – anche di chi scrive – all’Accademia di Belle Arti di Palermo, all’Accademia di Brera di Milano, all’Accademia Albertina di Torino, allo Ied di Torino e allo Iulm di Milano. Ci mancherà, e per una volta non è una frase fatta. 

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