“Siamo Natura”: al Museo Novecento l’arte di Haley Mellin diventa azione concreta per la salvaguardia del pianeta

Presso il Museo Novecento di Firenze, dal 24 giugno al 29 ottobre, è possibile visitare la prima mostra personale e in un’istituzione italiana dell’artista e ambientalista americana Haley Mellin, nota non solo per la sua professione di artista ma, soprattutto, per il suo impegno nella salvaguardia del territorio. 

Haley Mellin è la fondatrice dell’iniziativa no-profit Art into Acres, che dal 2017 ha mobilitato decine e decine artisti a sostegno della protezione di oltre 30 milioni di ettari di foreste primarie, grazie alla collaborazione con comunità indigene e locali, e a raccolte fondi guidate dal mondo dell’arte. Questi sforzi hanno contribuito alla formazione di parchi nazionali, aree protette e territori di conservazione comunitaria, dedicati alla tutela della biodiversità e al riconoscimento legale di comunità storiche locali. Sono cinque i valori cardine del progetto: il sostegno da parte degli artisti, la leadership delle comunità indigene, la risposta a esigenze locali, la rilevanza ecologica e la collaborazione.

Per la prima volta in assoluto, il lavoro di Haley Mellin viene presentato al pubblico all’interno di un museo come una forma di attivismo artistico, inscindibile dalla sua pratica pittorica e grafica.

Haley Mellin Siamo Natura Installation Views 2025 Courtesy of the artist and Museo Novecento Ph Ela Bialkowska

L’arte è la conservazione di un concetto, un modo di essere, una storia, una testimonianza, un’eredità.

Parte integrante dell’impegno di Mellin nella conservazione del territorio, riguarda la realizzazione di opere dettagliate dei paesaggi che contribuisce a proteggere. Le sue pitture si caratterizzano spesso per una mano sottile e precisa, quasi impalpabile, capace di mettere in risalto la ricchezza e varietà degli ambienti rappresentati; infatti, nei suoi lavori vengono riportate in maniera rigorosa svariate specie di flora, dettagli delle diverse tipologie di suolo piuttosto che di cortecce arboree, talvolta anche animali che fanno capolino o si intravedono tra la fitta vegetazione. I lavori esposti in mostra sono di diversi formati, da piccoli quadretti a grandi tele, e realizzati seguendo diverse tecniche, dall’acrilico al carboncino, al gouache.

Haley Mellin Siamo Natura Installation Views 2025 Courtesy of the artist and Museo Novecento Ph Ela Bialkowska

La pittura, per me, è un modo di stare nella e con la natura.

La sua pratica artistica è caratterizzata da alcuni punti chiave come il tempo, l’osservazione, lo studio e la pratica dell’ascolto nei confronti di una natura che – come sostiene lei stessa – parla. Per le opere di piccolo formato, Mellin prende ispirazione direttamente sul campo, lavorando stagionalmente in studi d’artista naturali all’aperto, sia a favore di una più autentica e precisa documentazione del soggetto, sia a favore della salvaguardia ambientale contro il consumo di elettricità, riscaldamento e raffreddamento. 

Haley Mellin Siamo Natura Installation Views 2025 Courtesy of the artist and Museo Novecento Ph Ela Bialkowska

Un’opera più-che-artistica all’interno di un discorso  più-che-umano.

Oltre alla mostra in sé, Haley Mellin ha avviato una collaborazione con il museo per la rigenerazione del Giardino delle Leopoldine (il chiostro storico all’interno dello spazio museale). Sono state piantate circa trecento piante autoctone, frutto di una ricerca sull’assetto originario e gli usi del giardino secondo quello che nel Medioevo e nel Rinascimento era l’hortus conclusus.

Un’opera naturalistica pensata con il duplice intento di riallacciarsi alla vocazione storica del luogo e di offrire una risposta concreta alle sfide del presente. Infatti, uno degli obiettivi centrali è sensibilizzare tutti coloro che quotidianamente abitano il museo sulle questioni legate all’emergenza ecologica, al cambiamento climatico e alle emissioni di carbonio generate dalla vita e dall’attività dell’edificio stesso. La funzione che assume questo chiostro riguarda la capacità di contribuire alla mitigazione delle temperature durante i mesi estivi e di dare ristoro e benessere, fisico ed emotivo, a chi ne usufruisce. La caratteristica interessante di questa installazione vivente riguarda il fatto di non avere un autore unico, ma di esistere e sussistere grazie ad una serie di fattori esterni, umani e non, che la rendono uno spazio in continua evoluzione.

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