Dopo mesi di ragionamenti, gli amministratori fiduciari del patrimonio di Barbara Gladstone, tra cui il celebre Allan Schwartzman, hanno incaricato Sotheby’s di dare inizio alla vendita di parte della sua collezione. Quest’asta sarà la prima asta pubblica del suo patrimonio, anche se potrebbero seguirne delle altre.
Gallerista pioniera e una delle figure più influenti nell’arte contemporanea, Barbara Gladstone ha dedicato la sua vita a sostenere gli artisti. In oltre quattro decenni ha costruito una delle gallerie più raffinate e all’avanguardia del pianeta, a cui si attribuisce il merito di aver scoperto e promosso figure artistiche entrate di diritto nei libri di storia, basti pensare a Richard Prince.
Fondata nel 1980, la Gladstone Gallery è diventata una presenza globale, rappresentando artisti come Alex Katz, David Salle e Carrie Mae Weems, oltre alle estate di Robert Mapplethorpe e Keith Haring.
Arriviamo al dunque. La straordinaria selezione della collezione privata della Gladstone sarà offerta in un’asta dedicata da Sotheby’s il 15 maggio, nell’ambito dell’importante sessione primaverile di aste newyorkesi. L’incanto, intitolato Selections from the Collection of Barbara Gladstone, svela una selezione profondamente personale di opere acquisite nell’arco di tre decenni. Con un valore stimato di oltre 12 milioni di dollari, questa selezionata raccolta (dodici lotti in catalogo) offre uno sguardo unico dell’occhio e del gusto della mercantessa nata a Filadelfia ma diventata grande a Manhattan.
I dodici lotti comprendono opere di Richard Prince, Mike Kelley e Andy Warhol, insieme ad altre di Carroll Dunham, Elizabeth Peyton e Alighiero Boetti. Curiosamente, nessuno degli artisti è attualmente affiliato alla Gladstone Gallery, ma alcuni sono stati rappresentati da lei per molti anni. La collezione offre anche uno sguardo sulle amicizie durature di Gladstone con artisti ormai ben più che consolidati, tra cui un rasterbild di Polke “dedicato a Barbara”.

Il fulcro dell’asta, sia per valore economico che culturale, Man Crazy Nurse di Richard Prince è un’opera fondamentale dell’iconica serie Nurser. All’inizio degli anni 2000, Prince si era affermato saldamente come una voce di spicco dell’arte postmoderna americana, celebrato per le sue provocatorie appropriazioni di immagini di massa. Con i dipinti Nurse, l’artista rivolse la sua attenzione alle copertine pulp dei romanzi rosa di metà secolo, trasformando il kitsch in arte elevata e rivelando i fondamenti culturali di genere, desiderio e fantasia.
Basato sulla provocatoria copertina dell’omonimo romanzo di Peggy Gaddis, Man Crazy Nurse fu creato scansionando, ingrandendo e trasferendo l’immagine originale su tela prima di stenderla con campiture espressive di pittura scarlatta. Prince elimina la figura maschile, oscura il testo e avvolge l’infermiera in una foschia di pennellate sgocciolanti e astrazione, dando vita a un’eroina solitaria che oscilla tra feticismo e farsa. Il dipinto rende omaggio alla New York School con la sua gestualità pittorica, sovvertendo i canoni visivi patinati e prodotti in serie della narrativa pulp.
Man Crazy Nurse (2003), presentato durante la leggendaria prima mostra dei suoi Nurse Paintings proprio alla Gladstone di New York nel 2003, viene stimato tra i 4 e i 6 milioni di dollari.

Il 15 maggio troveremo anche uno dei più significativi dipinti monocromatici di Prince, Joke del 1988, stimato tra i 2,5 e i 3,5 milioni di dollari. Esempio dell’umorismo impassibile che caratterizza la seminale serie Monochromatic Joke, Are You Kidding? (1988) incarna l’astuta integrazione, da parte dell’artista, della cultura “bassa” in un contesto artistico “alto”. I dipinti Joke segnarono un cambiamento fondamentale rispetto alle ri-fotografie che avevano consacrato Prince nei primi anni ’80, permettendogli di sperimentare un nuovo rapporto con la pittura, deliberatamente antiespressivo e concettualmente carico. Come ha giustamente descritto la curatrice Nancy Spector, si tratta di “anti-capolavori”.

Poi ci sono Flowers (neri in questo caso) di Warhol (1964) proposti con una stima che oscilla tra tra 1 e 1,5 milioni di dollari. Si tratta di un esempio sorprendente e insolito della popolare serie dell’artista di Pittsburgh. Secondo Sotheby’s, si conoscono solo quattro esemplari della serie che presentano fiori neri su uno sfondo di fogliame verde brillante. Nelle scorse settimane a Parigi, la casa d’aste londinese ha venduto un altro esemplare sempre del 1964, leggermente più grande, raffigurante fiori blu, per 977.900 euro (circa 1,11 milioni di dollari).
Memory Ware Flat #42, opera del 2003 di Kelley, è uno degli esempi migliori e più grandi e di quella serie caratterizzata dalla presenza di spille, bottoni, perline e tanto altro su tela. L’opera, alta 1,8 metri, è stimata tra i 700.000 e il milione di dollari.
Poi una perla. Un piccolo autoritratto di Rudolf Stingel, Senza titolo (Bolego), del 2006, è stimato tra 1,5 e 2 milioni di dollari. Un’opera di dimensioni simili della stessa serie è stata venduta per oltre 2,1 milioni di dollari da Christie’s a novembre.
Per quanto riguarda l’andamento delle opere in un mercato dell’arte in evidente calo, Allan Schwartzman, consulente e curatore del patrimonio della Gladstone, ha dichiarato a Bloomberg che le “opere di pregio suscitano ancora un forte interesse. Quando vengono presentate opere eccezionali, i collezionisti le apprezzano, anche se vengono offerte in momenti in cui altrimenti la gente non sarebbe interessata all’acquisto”. Staremo a vedere.
Il futuro della restante parte della collezione personale della mercantessa, che immaginiamo possa comprende molte più opere d’arte e design, rimane incerto. Sotheby’s è alla finestra e aspetta una chiamata.
Nel frattempo gustiamoci questo delizioso “assaggio”.