Dopo Londra, Parigi, New York e Tokyo, Christian Dior: Designer of Dreams sbarca a Seoul al Dongdaemun Design Plaza (DDP) per celebrare i 75 anni di attività della famosa casa di moda. Dal 19 aprile al 13 luglio la mostra curata da Florence Müller, con un layout unico disegnato da Shohei Shigematsu (OMA), racconta la storia della maison attraverso gli abiti e i prodotti piú iconici.
L’Art Hall 1, open space all’interno del DDP, è un locale che si adatta perfettamente al concept pensato per l’esposizione: la passione di Dior per i giardini viene omaggiata dal nucleo centrale The Garden, spazio ispirato al tradizionale moon jar, vaso in ceramica coreano rassomigliante alla luna piena, che raccoglie intorno a sé le singole stanze in un percorso fluido e aperto. Pareti e soffitti curvi richiamano le hanok, tradizionali dimore coreane, sfruttando al massimo le potenzialità offerte da questo tipo di struttura che, oltre ad essere privo di elementi decorativi e architettonici, può ospitare opere realizzate per enfatizzare le linee e la metratura ampia.
L’artista Hyun Joo Kim interviene in una delle stanze trasformando una cupola alta 12 metri in una foresta tridimensionale, che abbraccia i preziosi modelli esposti e accoglie il visitatore in un ambiente famigliare e realistico. Ogni galleria è dedicata a un frammento di storia del brand, lasciando spazio non solo all’eleganza francese, giá insita negli abiti e nei prodotti esposti, ma anche a specifiche usanze e costumi coreani, come il famoso fiocco realizzato con la tecnica jogakbo a cui si ispira la stanza Dior Legacy.
La storia del marchio è legata indissolubilmente al passato di Christian Dior, nato in Normandia a Grandville e trasferitosi a Parigi negli anni ’10; il contatto ravvicinato con personalità come Christian Bérard, Salvador Dalí e Max Jacob spingono Dior ad aprire prima una galleria e dopo a mantenersi con il commercio di illustrazioni presso le piú celebri case di moda, da Schiaparelli a Balenciaga.
«È molto difficile descrivere sé stessi. Possiamo davvero dire di conoscerci?» Christian Dior, Dior by Dior 1958

Dopo una prima esperienza alla maison Piguet e la chiamata alle armi nel 1939, Dior continua il suo percorso nella moda presso Lucien Lelong e qualche anno piú tardi apre il primo atelier in Avenue Montagne. L’impronta che Dior lascia nella moda permette di riaffermare il ruolo di Parigi nel panorama globale, con nuove forme e un’estetica femminile unica nel suo genere: la “femme-fleur” è il modello a cui si ispirano le sue creazioni, caratterizzate da un punto vita stretto, gonne e spalle ampie e morbide e tessuti pregiati. Considerato uno dei pionieri della haute couture, Dior inaugura la collezione New Look, battezzata cosí dal caporedattore di Harper’s Bazaar Carmel Snow: linea di 90 abiti presentata nella sede parigina come segno di rinascita del dopoguerra e coraggiosa riaffermazione del lusso e della femminilità.
«Mio caro Christian, i tuoi abiti hanno un aspetto del tutto nuovo!» Carmel Snow, 1947
Dal debutto a Parigi nuove sedi germogliano in tutto il mondo, a partire dalla Fifth Avenue in concomitanza all’uscita di nuovi prodotti prêt-à-porter e di profumeria, fino all’apertura a Londra e a Caracas negli anni ’50. Il nome di Dior si ritrova nelle sfilate, come quella londinese realizzata per la Regina Madre e la figlia Margaret, o ancora quella alla Sorbona a seguito di una lezione dello stilista; la scomparsa nel 1958 lasciando subentrare come direttore creativo il primo assistente di Dior, Yves Saint Laurent che interpreta da subito con maestria la nuova decade con la linea Trapèze alla ricerca della naturalezza e semplicità andate perdute.
Negli anni a venire i nomi che si alternano alla direzione della maison e che collaborano alla realizzazione dei pezzi piú celebri, condividono il desiderio di leggere il presente rimanendo fedeli alle tradizioni; la prima fragranza maschile Eau Sauvage firmata Edmond Roudnitska, la linea Miss Dior di Philippe Guibourgé e ancora le collezioni ispirate ai grandi artisti di Gianfranco Ferré, sono lo specchio di una casa che ha saputo coinvolgere menti brillanti e sovversive, che non si sono intimorite davanti alle sfide, ma che ne hanno fatto il loro stimolo principale.
«La donna Dior è la vera essenza di stile, forza e raffinatezza» John Galliano
L’ereditá di Dior è raccontata dalle mura che lo hanno visto crescere al Musée Dior di Grandville: il nome villa Les Rhumbs deriva dal termine nautico che identifica le divisioni della rosa dei venti, presente nei mosaici della pavimentazione. Nell’autobiografia Christian Dior & moi, lo stilista si perde nei ricordi: «esistono due Christian Dior: il Christian Dior pubblico e quello privato», scrive fin dalle prime righe, un dualismo che spesso viene percepito come disagio o ostacolo, ma che lui per primo accetta e accoglie come risorsa preziosa.