Street Philosophy: quando l’arte urbana incontra la luce

Milano, via Angelo della Pergola 11, una via che conserva ancora quell’atmosfera da vecchia Milano, fatta di cortili interni e serrande abbassate che nascondono mondi creativi. È qui che dal 29 maggio al 3 giugno 2025 prenderà vita Street Philosophy, la collettiva che inaugura una nuova collaborazione tra Quadruslight e Key Gallery, dando voce e luce — in tutti i sensi — all’arte urbana contemporanea.

Le opere non stanno semplicemente appese alle pareti, ma si trasformano. Alla luce naturale rivelano un volto, con la retroilluminazione ne mostrano un altro. Un doppio sguardo, una metamorfosi visiva che trasforma il classico atto dell’osservazione. È la promessa di Quadruslight, realtà innovativa che ha deciso di cambiare le regole del gioco, portando la street art dal muro alla tela luminosa.

Street Philosophy è una narrazione visiva di ciò che la street culture è stata e continua a essere. Dai graffiti sui treni newyorkesi alla contaminazione con design, moda e digitale, questo progetto racconta le origini e le evoluzioni di un movimento nato ai margini e oggi protagonista di musei e gallerie internazionali.

Il concept è chiaro: prendere artisti abituati a confrontarsi con la strada, con muri scrostati e superfici improvvisate, e farli dialogare con una nuova materia, la luce. Come fecero un tempo con i vagoni della metropolitana o le saracinesche dei bar di periferia. Cambia il supporto, resta l’istinto.

In mostra undici artisti che hanno segnato — e continuano a segnare — la scena urban italiana e internazionale.

C’è Alice Pasquini, romana, che racconta emozioni e storie femminili in giro per il mondo, da Berlino a Sydney. C’è Dropsy, pioniere del writing italiano, e Esa, voce storica dell’hip hop nazionale, che mescola rap e arti visive.

KayOne e Giacomo Spazio rappresentano due anime diverse della Milano underground: il primo writer di lungo corso, il secondo artista e poeta visivo che ha sempre usato parole e immagini come armi di contestazione.

A seguire, le forme astratte e le architetture emozionali di Giorgio Bartocci, i loghi iconici e coloratissimi di Mattia Correggiari, e le grandi opere ambientaliste di Iena Cruz, muralista milanese trapiantato a Brooklyn, che dipinge con vernici anti-smog.

Non manca la poster art di Oliver D’Auria, i murales stencil di OrticaNoodles, collettivo da sempre impegnato su temi sociali, e l’ironia pop di Pao, che dal 2000 trasforma i dissuasori di Milano in pinguini colorati e personaggi surreali.

L’arte urbana non è più solo un atto clandestino o una protesta visiva. È un linguaggio riconosciuto, contaminante e vivo, capace di raccontare la società meglio di molte altre forme d’espressione.

Milano, in questo, si conferma laboratorio perfetto. Tra grattacieli e cortili nascosti, tra vetrine di moda e sottopassi dimenticati, la città accoglie un progetto che guarda alla strada con occhi nuovi, retroilluminati. Dal 29 maggio si accendono le luci. Il resto è da vivere.

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